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Come si smette di avere paura di poter fallire?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/05/19

Ecco alcuni esercizi per star meglio anche di fronte ai "no"

La paura di fallire che ci scuote dentro, che non ci fa vivere serenamente. Come affrontarla e superarla? Lo psicoterapeuta Pasquale Ionata risponde con un’analisi molto efficace nel suo nuovo libro Accogli ciò che è” (Città Nuova).

Lo psicoterapeuta parte da un presupposto: per quanto ci sforziamo di tenere il mondo che ci circonda sotto controllo e di renderlo più razionale, prevedibile, c’è sempre qualcosa che va storto. Infiniti sono gli esempi della capacità di accettare e vivere il lutto delle perdite, delle sconfitte, dei tradimenti, delle bocciature, dei fallimenti, delle delusioni, delle incomprensioni, dei rifiuti, delle separazioni, dei divorzi, dei traumi, che continuamente interferiscono con le nostre esistenze.

Quando si verificano dei “no” con il “no” entriamo in uno stato reattivo o respingente, forse con elementi di lotta, fuga, o congelamento. Ma cosa è necessario sapere per smettere di avere questa paura del fallimento?

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Feedback, non fallimento

Per prima cosa è necessario convincersi che: “Non esiste fallimento, ma solo feedback”, e questa convinzione è semplicemente il modo più funzionale di concepire il fallimento.

Quando fallisci in qualcosa, ciò che accade è che non raggiungi il risultato desiderato, tutto qui. Al suo posto, ottieni un risultato diverso. In sostanza, ricevi delle informazioni che ti dicono che ciò che hai fatto non ha funzionato e che devi provare a fare qualcosa di diverso. Il fallimento è soltanto un feedback che può aiutarti a fare meglio, e così ogni volta che non riesci in qualcosa hai un’opportunità rara e senza precedenti di imparare una cosa nuova.




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Allenarsi a “fallire”

Se ci si riflette bene, il fallimento è quasi inevitabile per la maggior parte dei compiti da svolgere. Ma è così che si impara a fare meglio qualcosa, a diventare più capaci. Più si fallisce, più si hanno informazioni che possono aiutare a rimettere le cose a posto. Quindi bisogna allenarsi a “fallire” il più possibile e ricordarsi che ogni persona di successo ha fallito più volte di quante sia riuscita a realizzare i propri obiettivi. I bambini non sentono di aver fallito, se non riescono a camminare la prima volta che ci provano. Continuano a provarci finché non ci riescono.

La perfezione che non esiste

Un’altra cosa da ricordare è che spesso il senso di falli- mento colpisce le persone perché queste si sforzano di raggiungere la perfezione. Quando non riescono a fare una cosa perfettamente, vedono la loro mancanza di successo come un problema immenso. È importante rendersi conto che se qualcosa fosse perfetto, non potrebbe migliorare; se non potesse migliorare avrebbe un limite, e tutto ciò che ha un limite non può essere definito “perfetto”.


Augustine, Son of Her Tears

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La domanda che bisogna porsi

Per sintetizzare, invece di chiedersi immediatamente il “perché” di un determinato risultato, bisogna domandarsi: “Cosa devo fare di diverso la prossima volta per riuscire a ottenere il risultato che voglio?”, tenendo sempre a mente che non esistono insuccessi, ma soltanto soluzioni inefficaci.

Uno dei comportamenti maggiormente rivelatori del fatto che ci troviamo in uno stato di benessere, di apertura e di modalità dell’essere, è dimostrarsi gentili nei confronti di se stessi, in quanto così ci si contrappone alla tendenza che abbiamo tutti a essere troppo duri, trascorrendo molto tempo a criticarci e rimproverarci.

Questo atteggiamento mentale di “apertura” e di “modalità dell’essere” esclude la presenza in noi della paura del fallimento e rinforza in maniera creativa e positiva la stessa “modalità del fare”, sviluppando sempre più il desiderio di riuscire, il desiderio di farcela.




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