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Quali sono le 5 crisi di rifugiati più gravi al mondo?

SIRIA, BAMBINA, FELICE

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Jaime Septién - pubblicato il 12/06/19

L'elenco dei Paesi a cui nessuno vuole appartenere

Ci troviamo di fronte a un cambiamento dell’umanità mai visto nella storia. In questo momento, più di 68 milioni di persone in tutto il mondo sono stati sfollati dalle proprie case e vivono in campi, alla deriva, in attesa che il mondo li prenda in considerazione, sperando in un cambiamento nel sistema oppressivo che li ha costretti ad abbandonare tutto per salvarsi la vita.

Un rifugiato, secondo l’ACNUR, “è una persona che si trova fuori dal Paese di cui è originario, o in cui risiede abitualmente, per via di un timore fondato di persecuzione per ragioni di etnia, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale o opinioni politiche, e che non può o non vuole reclamare la protezione del suo Paese per poter tornare”.

Un’enorme crisi umanitaria

L’ONG di origine statunitense Mercy Corps segnala che le crisi in Siria, Afghanistan e Sud Sudan hanno sfollato più di undici milioni di persone, più della metà della popolazione di rifugiati in tutto il mondo, mentre i conflitti e le minacce climatiche in Myanmar e Somalia hanno costretto altri milioni di persone ad abbandonare le proprie case.

“La crisi dei rifugiati è una crisi umana: dietro le statistiche ci sono persone piene di esperienze di vita uniche e sogni per il futuro. Sono madri che desiderano tornare a casa, padri che vogliono tornare a lavorare, bambini che cercano un’infanzia”, spiega l’organizzazione di aiuto umanitario.

Anche se è vero che “tutti i paragoni sono odiosi”, la quantità di rifugiati in questo momento nel mondo è tale che è come se la metà della popolazione del Giappone rimanesse senza casa, o tutti gli abitanti del Regno Unito fuggissero lasciandosi dietro una Nazione vuota.

Più di un terzo della popolazione sfollata del mondo, circa 25,4 milioni di persone, si è visto costretto a fuggire dai propri Paesi. Più di due terzi di questi rifugiati provengono da cinque Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.

Siria: 6,3 milioni di rifugiati

La crisi della Siria ha visto un’accelerazione più drammatica di qualsiasi altra crisi sulla Terra, e i siriani continuano ad essere la popolazione forzosamente sfollata più consistente al mondo. Dopo lo scoppio della guerra nel marzo 2011, nell’arco di due anni c’è stato un milione di sfollati.

Un altro milione è stato sfollato in sei mesi. Ora, sette anni dopo, più della metà della popolazione di prima della guerra è stata sfollata internamente o costretta a cercare sicurezza nei Paesi vicini. Ciò vuol dire più di undici milioni di persone che scappano, inclusi 6,3 milioni fuggiti attraverso le frontiere.

Afghanistan: 2,6 milioni di rifugiati

Anni di disoccupazione, insicurezza e instabilità politica hanno portato a una migrazione di massa dall’Afghanistan. Si stima che più di un milione di persone sia sfollato, mentre quasi 2,6 milioni si sono visti costretti ad abbandonare il Paese per cercare rifugio in Iran, Pakistan o Europa.

Le Nazioni Unite stimano che una media di 1.100 persone al giorno, per la maggior parte donne e bambini, sia stata sfollata per la violenza nel 2017. Al giorno d’oggi, più della metà delle persone sfollate dal conflitto in Afghanistan è stata sfollata almeno due volte, rispetto al 7% di cinque anni fa.

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AFP PHOTO / AREF KARIMI

Sud Sudan: 2,4 milioni di rifugiati

La situazione nel Sud Sudan è grave, e quella del Paese è la più grande crisi di rifugiati in Africa. Più di 4 milioni di persone sono state sfollate dalle proprie case dall’inizio di una brutale guerra civile nel 2013, inclusi circa 2,4 milioni di persone costretti a recarsi in Paesi vicini, nella maggior parte dei casi donne e bambini.

La guerra in corso, le inondazioni e la siccità continuano a peggiorare quella che è già una pericolosa crisi umanitaria. Ci sono necessità massicce di acqua potabile, assistenza medica, cibo, alloggi e protezione in tutto il Paese, e milioni di persone hanno ora bisogno di sostegno urgente per sopravvivere.

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John Wollwerth - Shutterstock

Myanmar: 1,2 milioni di rifugiati

Da quando è scoppiata la violenza nello Stato di Rakhine, nel nord del Myanmar, nell’agosto 2017, più di 700.000 rohingya sono fuggiti a Cox’s Bazar, nel sud-est del Bangladesh. Prima dell’inizio della crisi, il Bangladesh affrontava già le proprie sfide umanitarie, e ospitava circa 212.000 rohingya sfuggiti dal Myanmar in periodi precedenti di violenza e persecuzione.

Al giorno d’oggi, ci sono circa 932.000 rohingya che cercano rifugio in Bangladesh, e almeno 1,3 milioni di persone (rifugiati rohingya e comunità ospiti del Bangladesh) che dipendono dall’assistenza umanitaria per soddisfare le proprie necessità di base. Più della metà di queste sono bambini. Queste popolazioni vivono in campi e comunità sovrappopolati, altamente vulnerabili alle prossime stagioni di monsoni e cicloni.

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Sabina Yasmin | Public Domain

Somalia: 986.400 rifugiati

Più di vent’anni di conflitti e pericoli naturali come la siccità prolungata e le inondazioni hanno portato quasi un milione di somali a vivere in campi di rifugiati nel Corno d’Africa e nello Yemen, mentre circa 2,1 milioni di persone sono sfollati all’interno del Paese.

Quasi la metà del Paese ha bisogno di assistenza, e circa 2,5 milioni di persone non riescono a soddisfare le necessità alimentari quotidiane, inclusi più di 300.000 bambini che soffrono di denutrizione acuta.

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Expert Infantry-(CC BY 2.0)

Attenzione: Venezuela

L’ACNUR ha rivolto un appello relativo al Venezuela, da dove le persone continuano a emigrare per via della violenza, dell’insicurezza e delle minacce, come anche della mancanza di cibo, medicine e servizi essenziali.

Con più di 4 milioni di venezuelani rifugiati e migranti in tutto il mondo, 3,2 dei quali in America Latina e nei Caraibi, è l’esodo più grande nella storia recente dell’America Latina, segnala l’organismo dipendente dall’ONU.

Gli eventi politici, dei diritti umani e socio-economici costringono un numero crescente di bambini, donne e uomini a fuggire dal Paese.

Con informazioni di https://www.mercycorps.org/ e dell’ACNUR.

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