Ci troviamo di fronte a un cambiamento dell’umanità mai visto nella storia. In questo momento, più di 68 milioni di persone in tutto il mondo sono stati sfollati dalle proprie case e vivono in campi, alla deriva, in attesa che il mondo li prenda in considerazione, sperando in un cambiamento nel sistema oppressivo che li ha costretti ad abbandonare tutto per salvarsi la vita.
Un rifugiato, secondo l’ACNUR, “è una persona che si trova fuori dal Paese di cui è originario, o in cui risiede abitualmente, per via di un timore fondato di persecuzione per ragioni di etnia, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale o opinioni politiche, e che non può o non vuole reclamare la protezione del suo Paese per poter tornare”.
Un’enorme crisi umanitaria
L’ONG di origine statunitense Mercy Corps segnala che le crisi in Siria, Afghanistan e Sud Sudan hanno sfollato più di undici milioni di persone, più della metà della popolazione di rifugiati in tutto il mondo, mentre i conflitti e le minacce climatiche in Myanmar e Somalia hanno costretto altri milioni di persone ad abbandonare le proprie case.
“La crisi dei rifugiati è una crisi umana: dietro le statistiche ci sono persone piene di esperienze di vita uniche e sogni per il futuro. Sono madri che desiderano tornare a casa, padri che vogliono tornare a lavorare, bambini che cercano un’infanzia”, spiega l’organizzazione di aiuto umanitario.
Anche se è vero che “tutti i paragoni sono odiosi”, la quantità di rifugiati in questo momento nel mondo è tale che è come se la metà della popolazione del Giappone rimanesse senza casa, o tutti gli abitanti del Regno Unito fuggissero lasciandosi dietro una Nazione vuota.
Più di un terzo della popolazione sfollata del mondo, circa 25,4 milioni di persone, si è visto costretto a fuggire dai propri Paesi. Più di due terzi di questi rifugiati provengono da cinque Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.
Siria: 6,3 milioni di rifugiati
La crisi della Siria ha visto un’accelerazione più drammatica di qualsiasi altra crisi sulla Terra, e i siriani continuano ad essere la popolazione forzosamente sfollata più consistente al mondo. Dopo lo scoppio della guerra nel marzo 2011, nell’arco di due anni c’è stato un milione di sfollati.
Un altro milione è stato sfollato in sei mesi. Ora, sette anni dopo, più della metà della popolazione di prima della guerra è stata sfollata internamente o costretta a cercare sicurezza nei Paesi vicini. Ciò vuol dire più di undici milioni di persone che scappano, inclusi 6,3 milioni fuggiti attraverso le frontiere.
Afghanistan: 2,6 milioni di rifugiati
Anni di disoccupazione, insicurezza e instabilità politica hanno portato a una migrazione di massa dall’Afghanistan. Si stima che più di un milione di persone sia sfollato, mentre quasi 2,6 milioni si sono visti costretti ad abbandonare il Paese per cercare rifugio in Iran, Pakistan o Europa.
Le Nazioni Unite stimano che una media di 1.100 persone al giorno, per la maggior parte donne e bambini, sia stata sfollata per la violenza nel 2017. Al giorno d’oggi, più della metà delle persone sfollate dal conflitto in Afghanistan è stata sfollata almeno due volte, rispetto al 7% di cinque anni fa.
Sud Sudan: 2,4 milioni di rifugiati
La situazione nel Sud Sudan è grave, e quella del Paese è la più grande crisi di rifugiati in Africa. Più di 4 milioni di persone sono state sfollate dalle proprie case dall’inizio di una brutale guerra civile nel 2013, inclusi circa 2,4 milioni di persone costretti a recarsi in Paesi vicini, nella maggior parte dei casi donne e bambini.
La guerra in corso, le inondazioni e la siccità continuano a peggiorare quella che è già una pericolosa crisi umanitaria. Ci sono necessità massicce di acqua potabile, assistenza medica, cibo, alloggi e protezione in tutto il Paese, e milioni di persone hanno ora bisogno di sostegno urgente per sopravvivere.