Quello che i missionari del Pime hanno realizzato a Taloja in India è più di un ospedale per intoccabili: è la goccia silenziosa della speranza che scava la roccia.
È nata in un dispensario vicino a Mumbai, una struttura di assistenza pubblica dove gratuitamente vengono elargite cure mediche e accoglienza. La storia è stata diffusa dal sito AsiaNews. Ruthika è sana, ma i suoi genitori no e sono dalit, vale a dire paria o intoccabili. Di conseguenza lo è anche la loro piccola, la cultura delle caste genera ancora in India questa crudele emarginazione, uno svilimento della persona che solo la carità riesce ad abbracciare.
Infatti il dispensario in questione è qualcosa in più di un semplice ospedale che si occupa di chi la società mette all’angolo. Si chiama Swarga Dwar – cioè “porta del cielo” – l’istituto che è stato casa per Ruthika dalla nascita e fondato dai missionari del Pime (Pontificio istituto missioni estere) a Taloja.
Il motto del centro è: “Il Regno di Dio è fondato sulla pietra scartata dai costruttori. Questo vuol dire che accogliamo tutti coloro che vengono scartati, emarginati, sono senza una luce di speranza nella propria vita”. (da Asia News)
Pietre scartate, anime vive
Il papà e la mamma di Ruthika si sono conosciuti nel dispensario del Pime, lui malato di lebbra e lei malata di HIV. Si sono innamorati, questo è già un trionfo così evidente, perché lo spettro del ghetto non ha prevalso. Trovarsi accolti in un luogo in cui neppure la lebbra o l’HIV hanno l’ultima parola sulla persona ridesta anche in un uomo ferito il desiderio e il bisogno di amare. La porta del cielo è un messaggio di misericordia che vale sempre, ma che splende di più quando entra a gamba tesa nel bel mezzo dell’umano più svilito e umiliato.