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Sacrificato e considerato l’Anticristo, il caso di questo bambino fa ancora rabbrividire il Cile

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Macarena Gayangos - pubblicato il 11/07/19

Un omicidio legato a una setta che in queste ore è tornato a fare notizia dopo l'arresto della madre

Nell’aprile 2013, il Cile ha rabbrividito quando è stato reso noto il caso di un bambino di pochi giorni assassinato da una setta credendo che fosse l’Anticristo. Il caso è diventato conosciuto come quello della Setta di Colliguay, dal nome del luogo in cui si riuniva. Natalia Guerra, madre del neonato, e altre cinque persone che appartenevano al gruppo sono state condannate al carcere, ma la donna è poi scappata e se ne erano perse le tracce.

La Guerra è stata tuttavia catturata dai funzionari della Polizia Investigativa a Las Perdices. Durante l’operazione ha cercato di fuggire di nuovo, ma è stata raggiunta dai detective e messa a disposizione della Gendarmeria.

La vicenda è davvero terribile: il bambino è stato gettato in una fossa piena di fuoco con il consenso della madre, al quale era stato ordinato dal leader del gruppo, nonché padre del piccolo.

https://twitter.com/chapoisat/status/1148736529973600256

L’uomo, soprannominato “Antares della Divinità”, ha affermato che il bambino era indemoniato e che con questo sacrificio avrebbero salvato il mondo, perché credevano che l’umanità sarebbe terminata il 21 dicembre 2012. Ramón Castillo, noto come Antares, è fuggito in Perù, dove si è tolto la vita.

Prima della cattura della Guerra, Juan Prado, commissario della Polizia Investigativa, ha detto: “Sappiamo che continuava a effettuare un tipo di culto ben poco noto. Abbiamo capito che si organizzavano riunioni in quel luogo, dove la gente si riuniva per seguire un culto determinato”. In questo senso, ha spiegato che “le sette in Cile non vengono sanzionate solo per il fatto di essere tali. Devono commettere qualche crimine perché possiamo agire”.

Juan Guillermo Prado, accademico dell’Università Cattolica che ha indagato a fondo sul tema, afferma che nella zona di Cajón del Maipo (vicino Santiago), nella Valle del Elqui (regione di Coquimbo), nella regione di Atacama e nel sud del Cile “ci sono molti gruppi clandestini”.

“In tutte le religioni si parla della fine del mondo. Gesù ha detto che sarebbe venuto, ma nessuno conosce il giorno o l’ora, solo il Padre che è in cielo. In questo caso si verifica un fenomeno nato alla fine del XIX secolo, quando gli avventisti hanno iniziato con questi annunci. Esistono casi drammatici di suicidi collettivi perché il tema della fine del mondo è ricorrente nella storia e continuerà ad esserlo finché non si verificherà. Tutti vogliono sfuggire a questa possibilità, e qualsiasi argomentazione serve”, ha aggiunto.

“Attualmente c’è gente avida di ascoltare cose apocalittiche. Alcuni pensano che sia più attraente morire in modo collettivo che in modo individuale, altri cercano la novità e c’è chi cade per solitudine, trovando nella setta un modo per alleviare la propria angoscia. Il passo successivo è isolarle le persone dal mondo conosciuto: famiglia, studi, lavoro…”

La solitudine è uno dei grandi problemi degli uomini e delle donne di oggi. In un’udienza generale del marzo di quest’anno, Papa Francesco ha spiegato che “quando l’uomo si sente solo, sperimenta l’inferno”.

“Quando, invece, avverte di non essere abbandonato, allora gli è possibile affrontare ogni tipo di difficoltà e fatica. Il nostro mondo è malato di solitudine”, ha sottolineato, affermando che la cooperazione è uno strumento per superare l’individualismo e l’indifferenza nei confronti di chi soffre.

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