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Come essere improduttivi: una lezione da San Marta

RELAXATION

Pxhere | CC0 Public Domain

padre Michael Rennier - pubblicato il 29/07/19

Fare tante cose è per voi motivo di onore? Se è così, prendete spunto da questa buona amica di Gesù

Inseguo costantemente la produttività. Se non svolgo un compito o non miglioro attivamente in qualche modo mi irrito. Devo semplicemente alzarmi dal letto e fare ginnastica, o leggere un libro filosofico che fingo di capire, oppure fare giardinaggio. Ho sempre avuto la capacità di fare molte cose durante la giornata, ma non è sempre positivo, perché lavoro e produttività non dovrebbero definirci. E allora, se alla fine della giornata penso che sia stata positiva solo perché sono stato impegnato e ho realizzato una serie di cose è un problema. Perché, quando analizzo il successo della mia giornata, non considero se mi sono fermato a giocare con i miei figli? Se ho abbracciato mia moglie? Se mi sono goduto una tazza di caffè in pace prima di andare a lavoro? Se ho fatto una piccola passeggiata e mi sono fermato a guardare il tramonto?

Sembra quasi che il lavoro eccessivo sia un meccanismo di difesa. Ci seppelliamo in una produttività infinita perché è una via di fuga dal compito più difficile di usare in modo saggio il nostro tempo libero. Se ogni giorno riesco a evadere una lunga lista di cose da fare, non solo non devo pensare a nient’altro, ma ricevo un riscontro immediato. Ciò che accade davvero, però, è che usando ogni momento per fare qualcosa ci soffochiamo. Non abbiamo spazio per respirare, e senza del tempo libero per esplorare la bellezza del mondo e il nostro posto in esso si evita la terrificante sfida della riflessione su di sé. La mia responsabilità primaria non è essere produttivo, ma amare chi mi circonda e cercare in tutte le cose Dio, da cui fluisce ogni vita.


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Sto imparando, e ora tendo a definire il successo della mia giornata in base al fatto che la mia bambina abbia gorgogliato soddisfatta quando le ho dato un bacio sulla guancia. Ride quando avvicino il mio viso al suo, e allora so che è una splendida giornata. Questi momenti improduttivi hanno un grande valore, e sono la ragione per cui siamo vivi. In particolare, ho imparato dai miei figli il valore di “sprecare” semplicemente il tempo e giocare. Il tempo improduttivo trascorso con le persone che amo non è mai sprecato. C’è però un confine sottile tra il tempo libero produttivo e la pigrizia, quindi non sto giustificando la mia cattiva abitudine di passare troppo tempo davanti alla televisione o su Internet, che è più un vizio che un piacere sano. C’è un modo giusto di non far niente.

Oggi è la festa di Santa Marta, una donna che potrebbe essere definita la patrona delle persone produttive. È famosa la storia di come, quando lei e la sorella Maria ospitarono Gesù e i suoi seguaci, Marta abbia trascorso tutto il tempo a lavorare mentre la sorella se ne stava con gli invitati ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù.

Qual è stata la sorella più produttiva? Salta fuori che è stata Maria. Devo pensare che Marta, dopo aver finito di rabboccare le bevande di tutti e aver controllato che i vassoi fossero ben pieni di cibo, abbia imparato una buona lezione. Per scoprire il mistero della nostra esistenza, perché Dio ci ha creati e a quale scopo, dobbiamo prenderci del tempo per stare tranquillamente seduti ad ascoltare, a fare attenzione. In breve, dobbiamo essere decisamente improduttivi.

Tendo molto ad agire come Marta, e quindi ho pensato molto alle mie motivazioni e al perché mi sento tanto ansioso quando non lavoro sodo. Penso di avere la risposta: ho dei problemi perché sono orgoglioso.

Non confido nel valore di qualsiasi cosa che non mi sia impegnato personalmente a creare. Da cattolico, credo fermamente al fatto che la mia esistenza sia un dono. Se sono vivo e se sono felice nella vita sono doni di Dio. Non mi sono guadagnato l’amore della mia famiglia. Non ho fatto un’unica cosa per far sì che il sole scendesse all’orizzonte. Non sono il motore che fa infrangere le onde sulla spiaggia. È tutto un dono. Lotto con l’orgoglio, però, e diffido dei doni gratuiti perché non sono conseguenza del mio sforzo. Quello che ha imparato Marta, e che io sto ancora imparando, è che va bene fermarsi e accettare la gioia che viene a noi anche se non è provocata dai nostri sforzi.

Oggi prendetevi un momento tranquillo per contemplare qualcosa di bello. Non preoccupatevi della produttività – i piatti da lavare, la lista delle cose da fare, quel compito a lavoro che dev’essere evaso. Come Marta, abbiamo due scelte davanti a noi: la produttività e la distrazione infinite o la riflessione, la contemplazione spirituale e l’accettazione del dono di una vita felice. Come per Marta, è il momento di scegliere la parte migliore.

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