“Confessare le proprie debolezze è una cosa, ma mostrarle apertamente è un cambiamento ben più profondo di quello che chiunque possa immaginare. Nel mio caso, la negazione della mia malattia ha creato un demone che ha spaventato chi voleva aiutarmi. La verità è che nessuno può aiutare gli altri fin quando questi non accettano di avere bisogno di aiuto. Prima o poi lo impariamo tutti nella vita… A volte lo impariamo nel modo più difficile. I cambiamenti improvvisi che non riusciamo a controllare ci costringono a un risveglio brusco. Non si può fuggire da se stessi”.
“Mi sento come se fossi sopravvissuto alla tempesta, ma con la sclerosi multipla non c’è modo di ricostruire quello che era una volta. I ricordi sono intatti, ma sono solo pensieri associati al passato, non posso far tornare le cose com’erano. Avevo bisogno di una riabilitazione della mente e dell’anima. Dovevo scoprire la capacità di mostrare amore a chiunque fosse disposto ad aiutarmi. Questo è stato il primo passo nell’ammettere che non c’era nessuno da biasimare. Questo passo, questo primo passo, è un’esperienza che altera la mente. È una rivelazione che mi ha permesso di muovermi verso la luce. La società ama l’idea del perdente che risale dalle profondità della disperazione arrivando al successo. Nei film vediamo quello che può raggiungere lo spirito umano, o testimoniamo il coraggio di un eroe nell’accettare quello che la condizione umana può sopportare”.
“Non so nuotare. Quando ero piccolo sono entrato in acqua a Coney Island, a Brooklyn. Mi sono immerso fino al collo. C’è stata un’onda, sono scivolato e sono andato sotto. Ho cercato di uscire e ho gridato chiedendo aiuto, invano. Ero affaticato. Sono andato sott’acqua per quella che è sembrata un’eternità. Non riuscivo a respirare. I miei polmoni mi stavano uccidendo. Stavo inghiottendo acqua. Mi sono reso conto che stavo morendo. A quel punto ho detto addio a mia madre, mio padre e mio fratello. L’ultima cosa che ho detto è stata ‘Dio, per favore, fa’ che qualcuno mi tiri fuori’. Non avevo neanche finito di pronunciare questa frase che ho sentito qualcuno che mi prendeva per un polso e mi tirava fuori. Un uomo mi ha preso per le braccia e ha iniziato a scuotermi mentre gridava: ‘ Stai bene, piccolo? Stai bene?’ Tossivo sputando acqua. L’ho ringraziato un miliardo di volte e sono tornato alla spiaggia”.
“All’epoca non lo sapevo, ma Dio ha permesso a quell’uomo di salvarmi di modo che potessi vivere e realizzassi ciò che mi aveva assegnato nella vita. Salvare la mia vita è stato la SUA parte. Credo fermamente che la mia sia vivere con la sclerosi multipla e ripagare per quello che ho ricevuto”.
“Anni dopo, al culmine della mia rabbia nei confronti di Dio, mi è tornato in mente quell’episodio e sono tornato a quel giorno. È stato un momento di definizione… è per questo che sono qui. È qui che Dio vuole che io sia. La fede che ho trovato non era qualcosa che ho imparato per via della mia situazione, ma qualcosa di nascosto dentro di me che ha trovato un posto in cui crescere quando era più necessario… Un seme è stato piantato dentro di me quando ero un ragazzino, e ringrazio i miei genitori per aver condiviso la loro fede con me. Vado alla cappella dell’Adorazione più spesso possibile. Mi siedo e ringrazio sempre… ringrazio per tutto ciò che Dio ha fatto per me. Ringrazio per mia moglie, per i miei figli, per la mia famiglia e le persone che mi circondano, e perfino per la sclerosi multipla. Dico scherzando al Signore: ‘Se è questo che vuoi per me, spero di fare un buon lavoro!’”
“La mia missione è dare speranza alle persone insegnando loro come affrontare una sfida fisica. Questo si fa non solo con la speranza di superare qualsiasi ostacolo che la vita mette sul nostro cammino, ma anche comprendendo che non si deve fare tutto da soli. Si può diventare parte di qualcosa di molto più grande di noi stessi. Possiamo raccontare la nostra storia e dare a qualcun altro la stessa speranza che gli permetterà di affrontare le sue battaglie e raccontare la sua storia”.
Tony è passato dalle profondità della disperazione a costruirsi una vita, crearsi una famiglia e diventare una fonte di ispirazione per innumerevoli persone nonostante i limiti che una volta riteneva insormontabili. La sua testimonianza mostra che ogni vita, indipendentemente dalle sfide che affronta, è importante, sacra e splendida.
Vive vicino a Jersey Shore e scrive una rubrica intitolata Let’s Hear Your Story (LHYS) per TAPinto.net , in cui raccoglie storie che sottolineano l’esperienza di persone che hanno sopportato sfide incredibili. Tony parla anche in pubblico, concentrandosi sull’esperienza di sopravvivere a sfide fisiche e sulla consulenza.