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Dio ti ha creato unico, e nessun altro può occupare il tuo posto al mondo

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Oleg Sergeichik | Unsplash

Catholic Link - pubblicato il 09/09/19

di Pablo Perazzo

Credo che tutti, a un certo punto della vita, ci siamo chiesti “Chi sono?” Quello che in genere non è molto chiaro è l’importanza trascendentale che ha la risposta che diamo a questa domanda. Dalle conclusioni a cui arriviamo sulla base dello sforzo di guardarci dentro e prendere coscienza della nostra identità dipende il tipo di vita che avremo – quale senso avrà la vita e quanto saremo felici.

È una delle domande fondamentali che dobbiamo porci nella nostra esistenza, come “Da dove vengo?”, “Dove vado”, “Qual è la mia missione in questo mondo?” Per questo, oggi vorrei riflettere insieme a voi su tre punti concreti.

1. Siamo unici e irripetibili

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Kieferpix - Shutterstock

La risposta alla domanda non è semplicemente descrittiva: sono peruviano, ho vent’anni, mi piace il calcio, il mio piatto preferito è la lasagna… Serve uno sforzo di riflessione che ci porti a renderci conto del fatto che siamo unici e irripetibili, non solo rispetto alle persone che esistono attualmente, ma in relazione a quelle di tutta la storia dell’umanità.

Questa consapevolezza ci fa scoprire l’immenso valore che ha ciascuno di noi. Come conseguenza, ognuno ha una missione molto specifica nella sua esistenza. Non è una casualità che esistiamo. Solo se scopriamo noi stessi ed entriamo in sintonia con la nostra persona potremo dare inizio a questa missione.

2. Responsabili nella libertà

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By Nicoleta Ionescu/Shutterstock

Da questo derivano due “aree di senso” – definizione molto usata in logoterapia – fondamentali: la scelta e la responsabilità. Entrambe hanno a che vedere con l’uso della nostra libertà e della nostra coscienza.

Crescendo nella nostra consapevolezza di quale sia il senso della nostra esistenza, possiamo scegliere di svolgere questo compito o vivere in qualsiasi altro modo, lasciandoci trascinare da capricci, gusti o interessi.

Siamo liberi di fare ciò che vogliamo con la vita! È vero, ma in base alla responsabilità con cui prendiamo le nostre decisioni saremo più o meno felici. La cosa giusta è assumere responsabilmente la propria missione o il ruolo che ci spetta nel mondo, proprio perché siamo unici e irripetibili. Nessun altro può occupare il nostro posto.

3. Non c’è felicità se non viviamo l’amore

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By Bricolage | Shutterstock

La normalità, infine, è che tutto questo esercizio della nostra coscienza libera, svolgendo una scelta responsabile per vivere in base alla nostra identità, ci porti a trascendere e a uscire da noi stessi.

Come persone, siamo chiamati all’incontro con gli altri, e ovviamente con Dio stesso. Questa trascendenza che mi porta all’incontro con altri genera una realtà di comunione nell’amore che colma il vuoto che tutti abbiamo dentro di noi.

Per questo, prendiamo sul serio questa breve riflessione, andiamo responsabilmente incontro agli altri, vivendo lo stesso amore che ci ha insegnato Gesù, per poter essere autenticamente felici. Ricordiamo la domanda iniziale, “Chi sono?”, e meditiamola.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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