Verso la fine del 1823 o 1824, un certo Giuseppe Santorelli, nipote del medico Nicolò Santorelli, ch’era amico di San Gerardo Maiella, si ammalò gravemente di tisi, che tutti disperarono della sua guarigione. I parenti erano tanto persuasi dell’imminenza della morte che si occuparono già delle pratiche che il funerale.
Il malato ricevette l’Estrema Unzione ed il sacerdote che l’assisteva recitò la preghiera per i morenti. In questo stato disperato, fu posta un’immagine di S. Gerardo entro il berretto da notte dell’agonizzante, ed il fratello di costui corse alla chiesa dei redentoristi di Materdomini, in Irpinia, per implorare sulla tomba del Santo.
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Fu anche celebrata una Messa in onore di S. Alfonso Maria de Liguori, fondatore dell’ordine dei Redentoristi, affinché questi comandasse a S. Gerardo che era stato suo sottoposto nell’Ordine di far la grazia della guarigione al nipote del suo amico. Frattanto nulla cambiava nello stato del morente; per tutto il giorno lottò con la morte, della cui prossimità nessuno dubitava.