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“Bevi, figlio mio”: la guarigione di un frate ad opera di San Lorenzo da Brindisi

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 26/09/19

La testimonianza negli atti del processo canonico del santo pugliese, invocato per le sue potenti intercessioni

Diciassettesimo secolo, Vicenza. Fra Tommaso, laico cappuccino, era un uomo timorato di Dio ed assai devoto di San Lorenzo da Brindisi, ma, per un certo periodo, fu profondamente angustiato ed afflitto dal pensiero di andare nell’Inferno dopo la morte.

Era nel convento di Vicenza, quando gli accadde un fatto singolare, che influì positivamente sulla sua vita spirituale e che gli diede fiducia nella misericordia di Dio. Molti, provati da mali fisici e spirituali, ricorrevano, nelle loro preghiere, all’intercessione proprio di padre Lorenzo da Brindisi, morto da poco (1619), in concetto di santità.

Questi, da giovane, dotato di una memoria straordinaria, aveva studiato a Padova, acquistando una vasta erudizione specialmente linguistica. Conosceva diverse lingue, tra cui il greco e il latino. Ebbe numerosi incarichi di alta responsabilità in seno all’Ordine dei Cappuccini, al quale apparteneva. Predicò in quasi tutta l’Europa, raccogliendo copiosi frutti spirituali. Reggendo una grande croce di legno, animava i soldati e le popolazioni a combattere contro i Turchi, Fu spesso inviato dal papa Paolo V ambasciatore di pace presso principi e re in discordia. Fu appunto proprio in una di queste missioni di pace che morì a Lisbona, il 22 luglio del 1619.


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Il Santissimo Sacramento

Fra Tommaso l’aveva conosciuto di persona a Vienna ed in Baviera e ne aveva ricevuto una forte impressione sia per la sua dinamicità che per la santità di vita che conduceva. Pensò, perciò, di raccomandarsi alle sue preghiere, per essere liberato dal pensiero della dannazione eterna che lo tormentava. Ed ecco che una notte, dopo il mattutino, mentre i confratelli erano ritornati in cella per il consueto riposo,

Fra Tommaso pregava con fervore dinanzi al Santissimo Sacramento. Ad un tratto gli apparve padre Lorenzo così come l’aveva visto in vita. Subito lo riconobbe e gettandosi ai suoi piedi gli disse: “Padre mio, padre mio, siete voi in cielo?”. “Sì” rispose il Santo. E l’altro: “E di me, che sarà di me che temo sempre di essere dannato?”. “No, no, figliuolo mio- ripigliò Padre Lorenzo da Brindisi, e glielo ripeté tre volte, posandogli la mano sul capo – no, non temete sì grande sciagura!”. Dopo queste parole disparve, lasciando il religioso in tanta pace e serenità quale non l’aveva mai provata sino a quel momento.




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La visione della Vergine e San Lorenzo

Il frate Francesco Filippo di Custodia che in diverse occasioni aveva accompagnato S. Lorenzo da Brindisi, fu assalito da una febbre maligna, a cui si accompagnò una sete violenta e continua, che nulla poteva estinguere. Ardente di febbre, egli si rivolse a S. Lorenzo ed esclamò: “Ricordati, caro padre, che ti ho servito in tutte le tue necessità, con tutto lo zelo possibile. Oh, ti supplico, getta su di me uno sguardo pietoso dal cielo, dove certamente ti trovi, e lasciati commuovere dalla mia triste situazione! Per l’amore che hai portato alla beata Vergine ottienimi la grazia di esser liberato da questa sete crudele e da questa febbre bruciante, se lo vuoi”.

Un attimo dopo scorse la Vergine benedetta, accompagnata da molte altri vergini biancovestite e da S. Lorenzo, tutti con coppe di cristallo in mano. Lorenzo da Brindisi gli si avvicinò, gli accostò alle labbra la coppa piena di liquido luminoso e disse: “Bevi, figlio mio!”. Lo stesso fece Maria. La bevanda celeste non solo estinse immediatamente la sua sete, ma gli ridiede la salute; così che, col cuore pieno di gioia e gratitudine, due giorni dopo si mise in viaggio, a piedi, per Padova.




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