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Le radici monastiche del whisky irlandese

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Tony Tao - Shutterstock

J.P. Mauro - pubblicato il 16/10/19

I monaci si concentrano sullo spirito... in tutti i sensi

Nel XVIII secolo, il whisky irlandese era una delle bevande più popolari del mondo occidentale. Secondo Tenon Tours, nel 1779 in Irlanda c’erano circa 1.200 distillerie di whisky, ma all’inizio del XIX secolo erano solo 20. La sua popolarità declinò fino a quando rimasero solo quattro distillerie attive. I gusti cambiano, e il whisky irlandese ha sperimentato un revival recente, e oggi sono operative 18 distillerie principali.

Gli Irlandesi, comunque, non hanno sempre avuto a disposizione un buon goccio di whisky per scaldarsi le ossa nei mesi invernali. Anche se la data precisa è ignota, gli studiosi in genere accettano che sia stato introdotto in Irlanda dai monaci cristiani, tra l’VIII e l’XI secolo. I monaci compivano lunghi pellegrinaggi dalle loro terre celtiche alla regione del Mediterraneo, e in qualche punto del percorso impararono l’arte della distillazione.




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La scelta di questi monaci viaggiatori sarebbe probabilmente ricaduta sul vino, che avrebbero imparato a fabbricare in Medio Oriente. Questo funzionava per le calde regioni mediterranee, ma nel nord, dove il clima è più freddo, dovevano trovare un altro metodo.

Men’s Journal suggerisce che questo metodo potrebbe essere stato scoperto da Raimondo Lullo, un semplice musicista finché una serie di visioni di Cristo lo portò a diventare monaco. Lullo era un esempio pre-rinascimentale di un uomo del Rinascimento: poliglotta versato in molti campi, fu inventore e studioso interessato di alchimia, mediante il cui processo potrebbe essere stato uno dei primi a scoprire la distillazione.

La scoperta di Lullo avrebbe permesso la creazione di bevande con una più alta concentrazione di alcool, e anche se lui viveva in Spagna, non è irragionevole supporre che questo nuovo processo sia stato condiviso con monaci di altri ordini, ciascuno dei quali lo sviluppò per i propri interessi. In Paesi come Francia, Germania e Belgio, queste informazioni vennero usate per migliorare la birra, ma nel nord, in Irlanda e in Scozia, venne utilizzato per perfezionare il whisky.




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Visto che i monaci celtici scrivevano in latino, la bevanda divenne nota come “Aqua Vitae”. All’epoca c’era poca differenza tra le cose sane per il corpo e quelle che facevano sentire bene il corpo stesso, e quindi si pensava che fosse un bene per la salute bere Aqua Vitae. Nella lingua celtica veniva chiamata uisge beatha, da cui è derivata la parola whisky.

Il whisky irlandese distillato dai monaci travolse l’Europa e divenne una delle bevande più popolari, finché il re Enrico VIII sciolse tutte le comunità religiose. Per sostentarsi nella vita secolare, alcuni ex monaci avviarono le proprie distillerie, usando le abilità apprese in monastero.

C’è un’altra teoria che fa risalire la creazione del whisky a un’epoca pre-cristiana. Non è stata trovata alcuna prova a sostegno di questa ipotesi, ma è una storia interessante proposta da Barry Walsh del Whiskey Magazine. Il tutto ruota intorno a un presunto scritto scoperto su una pelle di renna, che Walsh dice sia stato ritrovato vicino al fiume irlandese Liffey.

Lo scritto è di un uomo di nome Pah-Dee, apparentemente un uomo saggio, inventore e scrittore. Il testo è simile a un articolo di giornale e si apre con Pah-Dee che dona al capo del villaggio quelle che vengono descritte come due ruote unite da un’asse. Visto che il capo non riteneva utile quell’importante invenzione, Pah-Dee la getta nel fuoco.


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La storia menziona poi il primo tentativo di distillazione di Pah-Dee, che egli descrive così: “Ripreso a scaldare il miscuglio gorgogliante di grano e acqua, e raccolto un liquido ardente (…). Ha un sapore sgradevole. Mi ha fatto venire le vertigini e sentire male, e mi sono dovuto stendere”.

Pah-Dee prova ancora e realizza qualcosa di più gradevole che comunque non ha successo, ma per fortuna fa addormentare chi lo aveva provato prima che riesca a uccidere Pah-Dee per avergli servito una bevanda poco apprezzabile. La storia poi si interrompe quando vengono quasi comicamente invasi dalle forze scozzesi:

“… arrivarono degli uomini selvaggi dai capelli rossi, che fecero scorrerie e saccheggiarono per tutta la mattina. Vestiti con abiti colorati, gridavano in lingue strane, dicendo cose simili a ‘och aye the noo’ e ‘haggis, haggis’”.




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Gli invasori rubano tutti i beni di Pah-Dee ma lo lasciano in vita, e l’uomo riparte da zero, iniziando a realizzare la sua “acqua infuocata” attraverso la distillazione per tre volte, scoprendo l’alcool a tripla distillazione. La storia finisce con la gente che apprezza la nuova bevanda di Pah-Dee, anche se sembra non apprezzare la sua nuova invenzione di tagliare il pane a fette, che quindi lui butta nel fiume.

Potrebbe trattarsi solo di una storiella irlandese, ma ogni volta che si parla del buon whisky sono inevitabili!

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