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3 milioni di italiani soffrono di depressione, ben più della metà sono donne!

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By Rainer Fuhrmann|Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 18/10/19

Il 19 ottobre è la giornata europea per questa malattia al secondo posto come causa di disabilità e morte

Domani 19 ottobre si celebra la giornata europea sulla depressione, malattia che, secondo Paola Vinciguerrra, Presidente Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico

tra 20 anni sarà più diffusa di cancro e Aids, oggi è la seconda malattia causa di disabilità e morte dopo le malattie cardiovascolari. La depressione troppo spesso viene sottovalutata , invece deve essere trattata al pari di qualunque altra patologia: colpisce di più le donne e per superarla non basta la forza di volontà (Ansa.it).

Le donne sono più colpite dalla depressione: perché?

In Italia si stima soffrano di depressione più di tre milioni di persone e, di esse, ben più della metà è rappresentata da donne. Gli studi epidemiologici fanno rilevare che le donne sono più colpite degli uomini per circa il doppio, e le ragioni di ciò – come sottolinea la Vinciguerra – possono essere individuate nei seguenti fattori:

Ci sono motivi di ordine culturale, in quanto la donna ha una maggiore facilità a denunciare il proprio malessere; motivi di ordine sociale, legati alle frustrazioni e alle ancora elevate difficoltà che molte donne incontrano nella loro realizzazione in ambito lavorativo; motivi di ordine biologico, legati alle tempeste ormonali cui l’organismo femminile viene sottoposto (cicli mestruali, gravidanze, menopausa) e che possono favorire lo sviluppo di crisi depressive (Ibidem).

Una donna su cinque soffre di depressione

Secondo la stessa esperta, a fronte della favorevole evoluzione della condizione femminile registrata nel mondo occidentale, oggi una donna su cinque soffre di depressione e si tratta soprattutto di casalinghe.

Questo stato di tristezza perenne è accompagnato da malumore, pensieri negativi verso se stessi, gli altri e il futuro. Il Black dog, come lo hanno imparato a chiamare gli americani, è un cane nero che ti fa sempre compagnia, che ti succhia l’energia vitale impedendoti di vivere a pieno la vita come un tempo (Ansa).

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Lo stigma sociale ancora presente sulla malattia mentale in genere, il senso di vergogna e autocolpevolizzazione che si viene a vivere, l’atteggiamento pessimistico pervasivo che si riversa anche sulla possibilità di guarire dal “male oscuro”, contribuiscono ad ostacolare l’accesso alle terapie.

Chiedere aiuto, per chi ne soffre, può essere molto difficile in quanto si crede che nessuno possa comprendere la propria condizione e quando lo si riesce a fare difficilmente si ricevono le cure adeguate. Ciò non toglie che bisogna sempre consultare un esperto in caso di sospetta depressione e iniziare immediatamente una cura prima che questa si cronicizzi (Ibidem).

Un impatto devastante sulla qualità della vita

Questa patologia ha un impatto devastante sia sulla qualità della vita di chi ne soffre, sia di chi vive vicino a queste persone, oltre a rappresentare un elevato costo sociale, che secondo alcune stime si aggira complessivamente intorno ai 3 miliardi di euro. Al riguardo è sufficiente tener conto del fatto che, da una recente ricerca effettuata su trecento pazienti italiani, le giornate lavorative perse mediamente all’anno per questa patologia ammontano a 42, circa un giorno alla settimana (DiLei.it).

“La depressione maggiore”

Tra le varie forme depressive assume particolare rilievo la cosiddetta depressione maggiore che, se non correttamente curata, è associata ad una elevata mortalità, stimata intorno al 15 per cento. I disturbi mentali, secondo il professor Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e Direttotre del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, e in particolare la depressione maggiore, sono molto più frequenti di quanto si possa pensare: ecco perché dovrebbero essere considerati la sfida principale per la salute mondiale del ventunesimo secolo (Ibidem). Circa un terzo dei pazienti con depressione maggiore non consegue la risoluzione della sintomatologia depressiva, andando incontro alla sua cronicizzazione. La persistenza e il peggioramento di sintomi quali apatia, anedonia (impossibilità a provare piacere), insonnia, sentimenti di colpa e conseguente ideazione suicidaria, conducono ad una frattura sempre più netta tra la persona prima dell’esordio della malattia e quella gravemente deficitata da quest’ultima (DiLei).


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Per superare una crisi depressiva non basta la forza di volontà ci vuole l’aiuto dei professionisti!

Purtroppo molte persone si illudono o vengono indotte a credere che sia solo una questione di buona volontà uscire dalla depressione, convinzione che si può rivelare assolutamente pericolosa. Come afferma la Vinciguerra:

Non è possibile superare la crisi depressiva con la volontà. Durante una crisi depressiva, proprio a causa della malattia, il soggetto ha a disposizione una scarsissima quantità di energia psichica, a volte appena sufficiente per andare avanti. Dobbiamo tenere presente che, per definizione, la volontà è la quantità di energia psichica di cui un soggetto dispone: risulta quindi evidente che un depresso, già con poca energia psichica, non possa far leva su di essa per superare lo stato depressivo (Ansa).

Pertanto la regola d’oro consiste nel prendere consapevolezza dei propri disturbi e della loro gravità senza sottostimarli, e subito dopo cercare aiuto rivolgendosi a professionisti esperti, psichiatri e psicoterapeuti. In questo le donne hanno una superiore inclinazione naturale rispetto agli uomini, che anche per questo motivo pagano maggiormente alla malattia il prezzo più alto: quello della definitiva rinuncia alla vita agita con il suicidio.


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