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Trasfigurazione: la vita spirituale in miniatura

TRANSFIGURATION

Raphael | Public Domain

Padre Patrick Briscoe - pubblicato il 18/10/19

In questo mese del Rosario, riflettiamo sul Quarto Mistero Luminoso

Sul monte ti sei trasfigurato e i tuoi discepoli, per quanto ne erano capaci, hanno contemplato la tua gloria, affinché, vedendoti crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria e annunciassero al mondo che tu sei veramente lo splendore del Padre.
Liturgia bizantina, festa della Trasfigurazione, Kontakion.

Il Rosario ha un tale potere perché è un modello della vita spirituale. Ogni volta che Nostra Signora ci guida nei misteri, siamo uniti a Cristo e veniamo messi di fronte alla nostra fragilità. E il mistero della Trasfigurazione è la vita spirituale in miniatura.

“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e li condusse soli, in disparte, sopra un alto monte. E fu trasfigurato in loro presenza; le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può dare. E apparve loro Elia con Mosè, i quali stavano conversando con Gesù. Pietro, rivoltosi a Gesù, disse: «Rabbì, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Infatti non sapeva che cosa dire, perché erano stati presi da spavento. Poi venne una nuvola che li coprì con la sua ombra; e dalla nuvola una voce: «Questo è il mio diletto Figlio; ascoltatelo»” (Marco 9, 2-7).


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In questo mistero, Cristo porta tre apostoli molto vicino a Sé. Come nell’antichità, la cima della montagna diventa un luogo di vicinanza a Dio. Come Abramo e Isacco che sono saliti sul monte Moria, Mosè che è salito sul Sinai per ricevere i Dieci Comandamenti o l’esperienza di Elia nella grotta sul monte Oreb, i discepoli sono saliti con Cristo.

La cima del monte è un luogo per vedere chiaramente. In termini puramente naturali, salire su una montagna permette di vedere il paesaggio sottostante per quello che è.

Papa Benedetto XVI afferma che la montagna è il luogo dell’ascesa, non solo esteriore, ma anche interiore. È una liberazione dal fardello della vita quotidiana e un respirare l’aria pura della creazione, e offre una vista dell’estensione della creazione stessa e della sua bellezza. Dà una vetta interiore su cui elevarsi e un senso intuitivo del Creatore.

Cristo non si rivela in una valle, ma in un luogo elevato. Dobbiamo usare la nostra forza, anche se siamo mossi da quella di Cristo, per vederlo sulla vetta.

Cos’è stato rivelato ai suoi discepoli? Cristo in tutta la sua gloria. L’umanità del Signore durante la sua vita terrena ha ammantato la sua divinità. In questo momento, però, il velo è stato ritirato, e si è rivelato lo splendore raggiante del suo volto. Per i discepoli è stata una visione terribile quanto sorprendente. Ha suscitato paura, anche quando Pietro ha espresso il desiderio di rimanere in quel luogo.

La vita spirituale, però, non può essere trascorsa sulle vette. Dobbiamo scendere. Bisogna viaggiare nelle valli. Siamo sostenuti dall’esperienza sulla cima del monte. Affrontando le valli, conosciamo la gloria che ci aspetta. I discepoli non hanno mai dimenticato quella visione. Vedendo la gloria di Cristo, sono stati in grado di sperare nella Resurrezione. Nei momenti più oscuri della Passione, conoscevano per via della Trasfigurazione la vera natura del Signore della Gloria.

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