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«Sono vulnerabile» le lacrime di Meghan Markle sulla maternità

MEGHAN MARKLE

lev radin | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 21/10/19

Un anno fa era pronta a partire in quarta con le battaglie del #metoo, oggi confessa il bisogno di lasciare da parte gli impegni ufficiali e vivere con Harry un momento di cura esclusiva al figlio.

Ha fatto un salto da Hollywood a Buckingham Palace, ci sarebbe solo da sorridere e leccarsi i gomiti. Lo pensiamo un po’ tutti. E poi tutte quelle spese pazze per voli privati e guardaroba da urlo. Sfacciata, verrebbe da dirle. Il confronto incessante tra lei e Kate, i battibecchi poco regali di un mondo distante milla miglia dalla realtà.

Fatta la doverosa tara sulle nostre stizze istintive quando sulla breccia delle news c’è un VIP che espone lacrime e non sorrisi, eccoci a fare i conti con le ultime dichiarazioni di Meghan Markle sul lato meno fotogenico della sua vita. È diventata mamma del piccolo Archie da 5 mesi e sta vivendo appieno il colpo intenso che è ospitare una voce nuova nella propria vita, dipendere da una creatura che dipende da te. Anche in questo caso potremmo limitarci a fare spallucce e battutine sarcastiche sull’esperienza deluxe della sua maternità, che immaginiamo piena di tate plurilaureate e assistenti personali e premure di ogni tipo. Però, come ricordai già al tempo delle nozze con il principe Harry, per fortuna ancora nessuno è in grado di leggere nei cuori ed emettere sentenze su un’anima.


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Vero è che nell’ultima intervista rilasciata a Tom Bradby la duchessa Meghan contraddice il suo piano di battaglia da reginetta del #metoo.

Senza copione, senza corona

La voce fuoricampo del giornalista di ITV le chiede: «Non so quale sia l’impatto mentale e fisico di tutta la pressione a cui lei è sottoposta …» e Meghan non ha la risposta pronta, sfoggia un sorriso che cede alle lacrime. Vuole dire che non sta bene, che è fragile ma probabilmente pensa già a tutte le obiezioni che può ricevere questa sua dichiarazione (del tipo: se tu sei una che soffre cosa dovrebbero dire le altre donne?) e allora comincia già giustificandosi:

Ogni donna è vulnerabile, specialmente quando è incinta e questo rende il percorso gravoso. E poi quando arriva un neonato, lo sai no? (da
)

Titubante, si ferma. Può essere credibile una come lei che ci mostra tutto il cataclisma di fragilità che arriva nei primi mesi della maternità? Lo è senz’altro più di quando dall’alto delle piattaforme mediatiche mostrava il volto perfetto dell’orgoglio femminile come portabandiera del movimento #metoo. Solo l’anno scorso aveva infranto ogni protocollo regale di corte dichiarando che non vedeva l’ora di mettersi al lavoro per i diritti delle donne, voleva partire in quarta. I copioni già scritti di certe campagne ideologiche che hanno più fumo teorico che carne sono saltati; è più stentato parlare di qualcosa di autentico che porta lo sguardo sulle ferite inaspettate.

È qualcosa di molto reale sostenere il peso di tutto dietro la facciata.

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Sintetica, ma chiara. Per quanto agiata e lanciata sulle corsie preferenziali del successo una vita possa essere, a ciascuno tocca fare i conti con il tessuto vivo dell’essere. Di recente lo ha proprio testimoniato Matteo Marzotto. Una domanda semplice quale: «Come stai?» è quello di cui la duchessa del Sussex ha sentito la mancanza, ringrazia il giornalista Tom Bradby per averle chiesto ciò che molti attorno a lei hanno evitato. E anche questo è un tassello di verità molto alla mano, chi di noi non avverte che è difficile sentirsi chiedere con reale interesse e preoccupazione la domanda più semplice di tutte? «Come stai?» diventa un intercalare scialbo quanto «cordiali saluti» alla fine di una mail di lavoro.

A dover guidare Meghan Markle a dire quello che lei in prima battuta non dichiara è ancora una volta il giornalista, che la invita con queste parole: «Sarebbe giusto dire che non è tutto a posto? Che è una battaglia?». La risposta di lei è: sì. Questo monosillabo può significare molte cose assertive, in questo caso è cedere all’evidenza che gli stereotipi femminili e femministi si fanno benedettamente da parte per lasciare il posto alla verità affaticata e fragile di una madre.

Meno hashtag, meno comparse

Immediatamente l’eco delle parole di Meghan Markle ha fatto il giro del mondo, diventando così una notizia dal trend in crescita e lascinadosi alle spalle quel barlume di umanità vera che ne trapelava. Nonostante non ne sentissimo affatto il bisogno è esploso l’ hashtag #weloveyoumeghan per sostenere la duchessa. A quanto pare, è questo è invece molto più sensato, la coppia reale si prenderà una tregua di 6 settimane dagli impegni ufficiali: l’idea è vivere appieno l’essere genitori, insieme e lontano dall’etichetta di corte, dalle luce della ribalta. Di recente anche il principe Harry ha rilasciato dichiarazioni molto poco formali sulla gioia destabilizzante di essere diventato papà.


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Percepire il tentativo anche molto soft di sbottonarsi il doppio petto, di lasciar trapelare qualcosa di intimo è un indizio. Ma non è un indizio per noi lettori o spettatori, lo è per loro. Quel che vale per i genitori normalissimi alla periferia di Catanzaro o Cremona vale anche per le più blasonate famiglie reali: lì dove l’io va in crisi c’è un’occasione. L’hastag virale non solo è inutile ma è anche fuoriviante. A Meghan vorremo dire: prendi sul serio quel che ti sussurra l’inadeguatezza che ti è piombata addosso da madre.

DZIECKO MEGHAN MARKLE I KSIĘCIA HARRYEGO
Dominic Lipinski/Press Association/East News

Lo diremmo a lei, perché ciascuna di noi lo dice a se stessa. Il contraccolpo che genericamente si definisce depressione, e che può avere mille risvolti, è un ponte da attraversare e non porta fuori strada. Proprio lì, dove si innescano domande poco presentabili sulla propria fiducia e sulla fatica, c’è Qualcuno che chiama. Si può passare una vita intera a elargire sorrisi e sfoggiare bugie, raccontandosi che la parte migliore di noi è la facciata intraprendente, all’altezza, volitiva. Poi c’è la proposta allegra e paradossale di essere servi inutili: quella che si declina anche nella giornata complicata eppure sensata di una mamma che si ritrova un cumulo di vestiti sporchi nella cesta che aveva trionfalmente svuotato e lavato la mattina. Forse Meghan non farà mai il bucato, d’accordo. Ma anche nel suo palazzo ci sarà bisogno di stanze intime e vive dove famiglia significa struccarsi, essere e basta.

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