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“Dicevano che ero obeso e disgustoso. Mi ha salvato l’ascolto della Parola di Gesù”

POPE AUDIENCE

Antoine Mekary | ALETEIA | i.Media

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/11/19

La testimonianza del giovane Leonardo, vittima di bullismo, nella cattedrale di Tokyo, alla presenza del Papa: "Ho vissuto molti momenti difficili ed ho anche pensato al suicidio"

«I miei genitori sono filippini, ed io stesso sono nato nelle Filippine. Ci siamo trasferiti in Giappone quando ero in quarta elementare. È stato molto difficile per noi vivere in un altro paese. Non sapevamo parlare la lingua e c’erano differenze nella cultura e nei costumi. Ma il problema che mi faceva soffrire di più era il bullismo».

Papa Francesco incontra i giovani nella cattedrale di Santa Maria a Tokyo. Tra loro c’è Leonardo Cachuela, giovane migrante, che decide, in presenza del Papa, di raccontare la sua difficile storia.

«Quando ero uno studente – dice Leonardo – delle scuole elementari e medie, io ero vittima di bullismo da parte di un ragazzo della stessa classe. A bassa voce, ma sufficientemente alta per farsi sentire da me, lui mi diceva: “cattivo straniero”, “obeso”, “disgustoso”. Solo con lo scambio di sguardi mi sentivo deriso e non riuscivo più a sorridere. Ogni giorno sentivo solo di voler “sparire”».

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Pressmaster/Shutterstock

“Sentivo come se tutti cercassero di evitarmi”

Il ragazzo ammette di aver avuto dei momenti molto difficili. «Pensavo che gli altri sparlavano alle mie spalle, ed ero sempre più ansioso. Mi sembrava che la mia mera esistenza fosse negata. Non ho mai subito violenza fisica, ma parole, sguardi, espressioni facciali o pressioni nascoste mi opprimevano. A scuola, passavo sempre molto tempo da solo, evitando gli altri. Non avevo molti amici durante il tempo libero e quando provavo a far parte di un gruppo, sentivo come se tutti cercassero di evitarmi. Questo si ripeteva ogni giorno e non mi piaceva andare a scuola. Ci sono state occasioni in cui non sono riuscito ad andare a scuola per una settimana. Ho vissuto molti momenti difficili ed ho anche pensato al suicidio».




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Le parole dei sacerdoti

Tuttavia, evidenzia Leonardo, «sono stato tante volte salvato dalle persone della parrocchia e ascoltando la parola di Gesù. C’erano volte in cui andavo in Chiesa la domenica e mi sentivo davvero a mio agio. Le parole gentili da parte dei sacerdoti, dagli animatori e dagli amici, insieme a quelle di Gesù, che nella Bibbia mi dice: “non avere paura, io sono con te. Non stupirti, io sono il tuo Dio. Ti rafforzerò, ti aiuterò e ti sosterrò nella mia vittoriosa mano destra”, mi hanno tutte incoraggiato».

La richiesta a Francesco

«Il bullismo è ora un grosso problema non solo in Giappone, ma anche in tante altre parti del mondo. Inoltre, i luoghi in cui si verifica il bullismo si stanno espandendo dalle scuole a internet. Ci sono tante persone che vogliono solo vivere felici, ma in realtà sopravvivono. Per favore, mi dica, Santo Padre, come dovremmo affrontare i problemi della discriminazione e del bullismo che si stanno diffondendo in tutto il mondo?».


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“Sono i bulli, quelli che hanno paura”

E Francesco, come un buon padre, ha risposto a Leonardo: «Grazie per aver condiviso l’esperienza di bullismo e discriminazione che hai subito. Sono sempre di più i giovani che trovano il coraggio di parlare di esperienze come la tua. Ai miei tempi, quando ero giovane, non si parlava mai di cose come quelle che ha raccontato Leonardo. La cosa più crudele del bullismo scolastico è che ferisce il nostro spirito e la nostra autostima nel momento in cui abbiamo più bisogno di forza per accettarci e affrontare nuove sfide nella vita».

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A volte, ha detto il Papa, «le vittime di bullismo accusano addirittura sé stessi di essere stati obiettivi “facili”. Potrebbero sentirsi falliti, deboli e senza valore, e arrivare a situazioni molto drammatiche: “Se solo io fossi diverso…”. Paradossalmente, tuttavia, sono i molestatori, quelli che fanno il bullismo ad essere veramente deboli, perché pensano di poter affermare la propria identità facendo del male agli altri. A volte attaccano chiunque considerano diverso e che vedono come una minaccia. In fondo, i molestatori, quelli che fanno bullismo, hanno paura – ha concluso il Papa – sono dei paurosi che si coprono con la forza».




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