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Giampaolo, volontario dell’anno: la sua lotta per le donne invisibili d’Etiopia

ETIOPIA

Martchan|Shutterstock

Giovanna Binci - pubblicato il 16/12/19

Dare una voce: forse Giampaolo Longhi, volontario dell'anno 2019 per FOCSIV, non può fare più di questo, prestare la sua voce e le sue mani alle donne etiopi vittime di abusi e senza diritti. Un sogno di giustizia partito dalla Puglia e arrivato ad Addis Abeba con la Comunità Volontari nel Mondo.

Un uomo per i diritti delle donne: che novità, direte voi, alle femministe si accapponerà la pelle, ma a quanto pare i principi azzurri che tanto ci ostiniamo a denigrare, togliendoli pure dalle favole della buonanotte, quelli di cui non abbiamo bisogno, che ci piaccia o no, ancora esistono. Niente che non potesse fare pure una donna, sia chiaro, e infatti sono tante le volontarie impegnate come Giampaolo Longhi al fianco dei più deboli, in paesi spesso difficili.

Non una marcia o un flash mob per i diritti delle femmine organizzati in un paese libero, senza rischi elevati, con le migliori intenzioni certo, ma, lasciatemi dire, spesso non troppo centrati sui problemi reali delle donne da questa parte di mondo (che ci sono, purtroppo, e sono pure tanti). Giampaolo per quei diritti è disposto a giocarsi la vita e a sporcarsi le mani in un paese dove quelle due parole, “diritti” e “donne”, sono davvero molto distanti e il lieto fine da favola non è sempre garantito. Quello che ripaga davvero gli sforzi, come emerge da una video intervista a Famiglia Cristiana, è la grande umanità che questo ragazzo ha trovato nel popolo etiope e che lo ha letteralmente spiazzato, proprio lui, quello sempre troppo concentrato sul lavoro! Poi ditemi voi se non è un principe questo. 

E non parlo di uno che non aveva niente di meglio da fare, come pensiamo spesso di quelli che “se la vanno a cercare” in Africa invece di starsene a casa, ma di un ragazzo giovane e preparato, di “belle speranze” per dirla come mia nonna, non uno partito all’avventura armato della sola voglia di fare del bene e sentirsi utile: laureato in Economia aziendale, specializzato in gestione dei fondi europei, dopo un master a Varsavia in project management inizia a lavorare a Bologna per una cooperativa e successivamente prende contatti col CVM (Comunità Volontari nel Mondo), ONG impegnata da oltre vent’anni in Etiopia di cui si fida proprio per l’esperienza sul campo, in un paese che vive profondi squilibri.




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Insomma, uno straccio di lavoro avrebbe potuto trovarlo anche qui, Giampaolo Longhi e invece lui sceglie Addis Abeba e viene ripagato con quella stessa fiducia diventando da subito responsabile del coordinamento di tutto il team di oltre cinquanta persone presente nel paese.

A trentadue anni è tra i più giovani cooperanti italiani come capo missione in un paese estero e il suo impegno è stato riconosciuto dal FOCSIV, ente che raccoglie gli organismi cristiani di volontariato, col premio “Volontariato Internazionale FOCSIV 2019”. L’impegno per garantire condizioni di vita dignitose come l’accesso ad acqua potabile, igiene e sanità nelle zone povere e rurali del paese, racconta solo una parte del suo lavoro e di quello dei volontari del CVM. La lotta, soprattutto quella burocratica, per i diritti delle donne è l’obiettivo di Giampaolo, in una Etiopia dove ancora tante ragazze, anche minorenni, si allontanano per via delle difficoltà economiche e affrontano viaggi pericolosi verso i paesi arabi, dove diventano schiave senza alcuna tutela.

“Il nostro lavoro è di aiutarle a costruirsi un futuro, riqualificandole sul piano professionale affinché una volta rientrate in patria possano reintegrarsi”

spiega il volontario.

Una battaglia su più fronti, perché nella stessa Etiopia mancano a tutt’oggi le tutele per il riconoscimento del lavoro svolto dalle collaboratrici domestiche e che quindi permetta alle donne di portare avanti con dignità, diritti e doveri, la loro mansione. Forse trentadue anni sono pochi per pensare di cambiare il mondo, di poter davvero fare la differenza in un contesto così lontano dal tuo, dove i risultati sono lenti e sudati e quello che hai sempre dato per scontato, le basi, qui sono ancora fortemente in discussione, ma Giampaolo, con l’entusiasmo dei suoi trentadue anni, non ha paura nonostante le tensioni e i rischi legati al paese in cui opera:

“Non ci si deve soffermare sugli aspetti che possono mettere in discussione una scelta di fondo: fare del bene agli altri”

Insomma, non ci sono giustificazioni quando si fa del bene, nessuna scusa è abbastanza per questo ragazzo, ma i rischi esistono e bisogna averne consapevolezza con serenità e senza subire la situazione, spiega. Un atteggiamento di responsabilità prima di tutto verso sé stessi, con la consapevolezza che donarsi è una missione a cui tutti siamo chiamati e a cui non possiamo sottrarci, ma che anche il dono va fatto con spirito di dedizione: è sacrificare la propria volontà spesso, mettere da parte i sentimenti per la razionalità, è vero servizio, anche quando ti restituisce tanto.

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