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Rapita e costretta alla conversione: Huma Younus è la nuova Asia Bibi

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Aiuto alla Chiesa Soffre

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/12/19

In Pakistan esplode un nuovo drammatico caso che vede protagonista una 14enne cristiana

Rapite, stuprate, costrette a convertirsi all’Islam e a sposare il proprio aguzzino. E’ la sorte a cui ogni anno, in Pakistan, vanno incontro circa mille ragazze, adolescenti o perfino bambine, cristiane o di religione indù.

Per contrastare questo drammatico fenomeno, la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) ha deciso di tenere i riflettori accesi su uno degli ultimi casi, quello che vede come vittima Huma Younus, 14enne cristiana di Karachi in Pakistan, rapita il 10 ottobre scorso e in seguito violentata e costretta a convertirsi all’Islam e a sposare il proprio sequestratore, il musulmano Abdul Jabbar (In Terris, 20 dicembre).

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Arif Ali | AFP

Vivere il cristianesimo per le donne in Pakistan è sempre più drammatico

Rapitore sposo

Studentessa delle medie, rapita dalla sua casa approfittando dell’assenza dei genitori, Huma è stata da allora sottratta alla famiglia che a fatica è riuscita a far registrare la denuncia dalla polizia due giorni dopo la scomparsa.

Dati i molti casi precedenti, risulta difficile credere che, come lei stessa ha fatto sapere ai genitori, la giovane si sia unita volontariamente al rapitore ora suo sposo secondo la legge coranica e abbia accettato di stabilirsi a Dera Ghazi Khan, città a 600 chilometri da Karachi.

“Atto criminale”

Il suo caso è stato definito dal direttore della commissione nazionale Giustizia e Pace «un atto criminale», ciononostante i rapitori hanno fatto ricorso all’Alta corte della provincia del Sindh per chiedere che alla famiglia d’origine sia tolta ogni giurisdizione sulla ragazza.

Per il sequestratore-sposo, Huma – registrata all’anagrafe come nata nel 2005 – avrebbe già raggiunto la maggiore età e sarebbe quindi libera di scegliere la nuova condizione.




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L’avvocatessa dei diritti umani

Per la tutela legale sua e della famiglia si è attivata l’avvocata cristiana Tabassum Yousaf. Aiuto alla Chiesa che soffre ha deciso di coprire tutte le spese processuali nel tentativo di arrivare a una soluzione positiva della vicenda e avviare un dibattito che metta fine ai frequenti rapimenti di esponenti delle minoranze (Avvenire, 20 dicembre).

L’appello di Aiuto alla Chiesa che soffre

Sostenere Huma, spiega ad In Terris la portavoce di Acs Italia, Marta Petrosillo,. «significa aiutare centinaia di adolescenti e perfino bambine che ogni anno sono vittime del medesimo crimine. Significa creare un prezioso precedente giuridico che permetta a centinaia di famiglie di ottenere giustizia e di riportare le proprie figlie a casa».

ASIA BIBI
Fair Use
31 ottobre 2018: Asia Bibi è rilasciata Finalmente. Condannata a morte per blasfemia, Asia Bibi, cristiana e madre di famiglia, marciva da nove anni in una prigione pakistana. La sua sorte aveva suscitato un movimento planetario che ha mobilitato numerose associazioni, personalità politiche e addirittura il Vaticano. Papa Francesco aveva ricevuto nel 2015 una delle sue figlie. Il 31 ottobre, la Corte suprema del Pakistan ha finalmente annunciato la sua assoluzione. Attualmente si trova in Pakistan in un luogo tenuto segreto. Ma il suo calvario non è finito: oggi la donna teme per l'incolumità della sua famiglia, che regolarmente riceve minacce.

«La maggioranza dei genitori non hanno soldi o sono analfabeti – prosegue Petrosillo -, sono quindi privi degli strumenti per poter ottenere giustizia, per questo è fondamentale che dalla comunità internazionale arrivi il massimo del sostegno, come è successo per il caso Asia Bibi».


ASIA BIBI

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La battaglia contro le conversioni forzate

«In Pakistan ci stiamo battendo per contrastare questo fenomeno dei matrimoni forzati che spesso e anche frutto di particolari condizioni economiche delle ragazze», spiega in un’intervista a VaticanNews (20 dicembre), Paul Bhatti presidente dell’Alleanza delle minoranze del Pakistan e fratello di Shabaz Bhatti, politico cattolico ucciso dai fondamentalisti nel 2011:

«Questo fenomeno di conversione forzata, di rapimento è cronico. È molto frequente nella zona di Karachi e riguarda in particolar modo le ragazze indù. Durante il mio mandato di governo abbiamo seguito molti casi e ci sono molti fattori da considerare. Chiaramente c’è una criminalità organizzata, un Paese che ha avuto gravi problemi di terrorismo, estremismo … A volte poi succede anche che la gente – e con gente intendo quelle persone che magari non rapiscono o convertono forzatamente – si innamora di una ragazzina e forzatamente o a volte con il consenso della ragazza, che vuole nascondere questa relazione ai genitori, si sposa e a questo punto purtroppo la legge in Pakistan dice che una donna, una volta sposata deve essere convertita. Allora a quel punto inizia un procedimento legale che è abbastanza complesso».




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