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Sanremo, Jannacci dedica una commovente canzone a sua figlia

PAOLO JANNACCI

Screenshot | YouTube | Rai

Silvia Lucchetti - pubblicato il 08/02/20

"Nessuno può da questo cielo in giù volerti bene più di me": l'artista canta tutto il suo amore per la sua Allegra!

Si chiama Allegra la figlia di Paolo Jannacci a cui l’artista, musicista e compositore milanese ha dedicato il brano “Voglio parlarti adesso” con cui è in gara nella categoria big del 70esimo Festival di Sanremo. Mi ha colpito il testo in cui non solo traspare l’amore di un padre per una figlia ma anche la struggente certezza che non stare con lei è tempo sprecato.

E il tempo che non ti do, è tempo perso

Un verso bellissimo che mi ha ricordato la famosa frase di Torquato Tasso:

Perduto è tutto il tempo che in amor non si spende

Un altro passaggio vibrante di questa lirica in note, suona come un dolce monito a non lasciarsi intrappolare da grande nella spirale della rabbia e del risentimento rispetto alle delusioni e alle ingiustizie che come tutti sarà costretta ad affrontare.

E quando il modo di aiutarti Sarà non aiutarti più Sorridi in faccia all’odio e manda giù

Paolo, classe 1972, pianista jazz e produttore, è figlio dell’amatissimo cantautore Enzo Jannacci a cui somiglia moltissimo. Stessa dolcezza negli occhi, stessa delicata e scanzonata allegria.

“Prima non mi piaceva la mia voce”

In una bella intervista su Famiglia Cristiana ha raccontato:

Prima non mi piaceva la mia voce e poi c’era papà, era lui a fare la parte del leone. Mi dedicavo soprattutto alla produzione. Poi mi sono buttato e ho fatto tanta gavetta, esibendomi in luoghi con un pubblico molto esigente. Cantavo e suonavo i suoi brani nel Concerto per Enzo che continuo a portare in giro, divertendomi come un matto. E ho cominciato a scrivere brani miei, che ho raccolto in questo primo album. (Ibidem)



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Padre e figlio: un legame umano e artistico

Un connubio artistico unico quello con suo padre che già all’età di 5 anni gli fa prendere lezioni di musica e a 16 lo chiama a lavorare con lui.

Da piccolo, quando mio padre suonava, andavo con le mie ditina sulla tastiera per accompagnarlo (…) ha capito che avevo orecchio e mi ha fatto cominciare a prendere lezioni a 5 anni. (…) Già nell’88, quando avevo solo 16 anni, ho fatto una delle mie prime esperienze lavorative con lui. Ha capito che potevo portare una ventata di novità e ha iniziato a coinvolgermi sempre di più. Nell’89 abbiamo firmato la colonna sonora di Piccoli equivoci che ha avuto la nomination ai David di Donatello. (Famiglia Cristiana)
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“Si rideva come matti”

Il loro rapporto non è fatto soltanto di musica e note ma anche di tante grasse risate, di confidenze e chiacchierate indimenticabili.

Ricordo che andavamo insieme all’autolavaggio, si rideva come matti e ci raccontavamo le nostre cose. Quando ero un adolescente pianificavamo anche il nostro cammino artistico. (Ibidem)

Mio padre mi ha insegnato il rispetto per se stessi e per il lavoro

Paolo è felice di somigliare a suo padre, di ricordarlo a tutti in maniera così evidente, non solo nell’aspetto ma anche nella  originale sensibilità emotiva che anche in lui il pubblico percepisce:

(…) Ho assimilato tanti atteggiamenti, non li nascondo, anzi sono felice di poterlo ricordare anche così. Mi ha insegnato a stare sul palco, il rispetto per il proprio lavoro e di sé stessi. Sono ricordi che mi piace continuare ad avere. (Famiglia Cristiana)

“Nessuno può da questo cielo in giù volerti bene più di me”

Voglio parlarti adesso Solo per dirti che Nessuno può da questo cielo in giù volerti bene più di me

Mi piace credere che sia stata proprio l’intensità del rapporto d’amore che lo ha legato al padre ad ispirare Paolo a dedicare questa canzone alla figlia alle soglie dell’adolescenza:

Allegra, di nome e di fatto, ha 11 anni, le piace la musica ma è più portata per la danza e le arti visive. Il mio disco Allegra è dedicato proprio a lei e ha in copertina un suo disegno straordinario di quando aveva solo 2 anni. Lei è fantastica, ma quando mi vede suonare mi dice “Papà, io e te siamo diversi”. Ma va bene così. (Ibidem)

NEGRAMARO

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