"Gesù predica non solo amore nei confronti dei nemici, ma ci chiede di pregare per loro, non solo enuncia questa massima, ma la vive nel momento in cui subisce una violenza atroce, sulla croce"
Un nostro lettore ci chiede:
«Pongo una domanda. Forse provocatoria, ma che spero possa far riflettere. E’ giusto, fin da subito, oggi, pregare per le anime dei terroristi che hanno commesso orrendi crimini come in Siria, Iraq, a Parigi, a Londra, ecc..? Umanamente è difficile, ma cristianamente è un nostro “dovere”».
Secondo mons. Giuseppe Lorizio, Ordinario di Teologia fondamentale nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense «l’emozione di fronte a fatti efferati come quelli che accadono quando innocenti muoiono per mano violenta ci spinge a sentimenti di odio e rivalsa, ci allontana dal recepire il messaggio precipuo del Vangelo che consiste nell’amore per i nemici».
Il discorso della Montagna
Il teologo cita il capitolo 5, versetti 43-48 del Vangelo di Matteo (il discorso della Montagna), Gesù disse ai suoi discepoli:
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.