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Bambina con tumore operata mentre è ancora nell’utero della mamma. È salva!

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Fakhrul Najmi | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 25/02/20

Verona. La piccola, un cancro alla trachea che non le avrebbe permesso di respirare una volta nata, è stata intubata mentre era ancora con il corpo nel grembo della madre.

Pochi giorni fa nell’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, a Verona, è nata Giulia con un peso di tre chili e 300 grammi e non era affatto scontato che ciò accadesse poiché la piccola, fin dal grembo materno, presentava una massa tumorale di 8 centimetri all’altezza della trachea che non le avrebbe consentito di respirare autonomamente una volta venuta alla luce.

La rottura delle acque anticipa il cesareo

Una straordinaria equipe formata da 25 tra medici e infermieri, che ha seguito il caso facendo continue prove di preparazione, è intervenuta con urgenza due giorni prima della data prefissata per il cesareo, programmato per lunedì 17 febbraio, a causa della rottura improvvisa delle acque della partoriente. Alle due di notte di sabato 15, la squadra si è predisposta per assistere la piccola e sua mamma: anche i medici non reperibili si sono immediatamente recati in ospedale.

Possiamo solamente immaginare la tensione, l’impegno, la dedizione, la professionalità del gruppo che ha operato utilizzando la formidabile tecnica denominata Exit, riuscendo così ad intubare Giulia mentre era ancora con il corpo nel grembo materno – ma con il braccio e la testa fuori dall’utero – e perciò ossigenata dalla placenta.




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Exit: di cosa si tratta?

L’acronimo EXIT “Ex Utero Intrapartum Therapy” indica un trattamento del feto al di fuori dell’utero materno durante il parto. La procedura si basa sul presupposto che in un particolare gruppo di patologie malformative fetali (voluminose masse neoplastiche del collo o del polmone, anomalie delle laringe e della trachea, ernie diaframmatiche e cardiopatie congenite) esiste una elevata probabilità di ostruzione delle vie aeree superiori tale da determinare, al momento della nascita, l’impossibilità del neonato di respirare spontaneamente con il rischio di una severa riduzione dell’ossigenazione cerebrale che può causare di danni permanenti o addirittura la morte. (quotidianosanita.it)

L’intubazione

 (…) si tiene collegato il neonato alla placenta durante lo svolgimento del parto per un tempo più o meno lungo, si può sfruttare la circolazione placentare come una sorta di circolazione “extracorporea” che garantisce il fabbisogno di ossigeno e consente ai medici di operare in sicurezza per l’intubazione della trachea anche in condizioni particolarmente difficili, nonché di procedere, in casi altamente complessi e selezionati, a un intervento chirurgico più o meno radicale sulla lesione precedentemente diagnosticata. (Ibidem)

La piccola ora sta bene ma avrà bisogno di molte cure e interventi. La partenza in salita è stata più che buona, ringraziando il Cielo e gli straordinari medici che l’hanno assistita e che sono fiduciosi per la sua salute.

Un grande lavoro di squadra!

Oggi gli avanzamenti tecnici avvenuti in medicina permettono di salvare la vita di feti anche con problemi molto gravi che una volta sarebbero stati sicuramente mortali. In molti di questi casi, come in quello di Verona, oltre agli aspetti strumentali è fondamentale un grande lavoro di squadra dove numerosi professionisti devono collaborare strettamente tra loro per poter conseguire il risultato sperato.

“(…)un successo reso possibile da un grande lavoro di squadra, e prima ancora dalla preparazione dell’intervento” ha detto il prof. Massimo Franchi, che ha guidato l’equipe durante la delicata operazione. (tgcom24)

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