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Non aspettate che siano grandi: sfatiamo i falsi miti sul Battesimo

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pyrozhenka|Shutterstock

Mogli e mamme per vocazione - pubblicato il 26/02/20

Non si può aspettare per scartare un dono grande come il Battesimo: un dono fatto a chi non porta nulla, ai più piccoli, ai colpevoli, a chi vuole mettersi in cammino. Non è un punto di arrivo, ma una partenza!

Sono molte le persone che dubitano che il Battesimo ai bambini sia una buona idea, che ritengono sarebbe più sensato attendere, aspettare una scelta consapevole. Se anche tu pensi così, o se sei semplicemente interessato a comprendere un po’ di più che cos’è il Battesimo, sei nel posto giusto.

Prepariamoci dunque a sfatare qualche (falso) mito sul Battesimo:

Il Battesimo ai bambini non era una prassi nella Chiesa primitiva

Falso. Non è vero che in passato, nella Chiesa delle origini, i bambini non venivano battezzati! Ovviamente, erano tanti gli adulti, e questa se ci pensiamo è la prassi nei luoghi in cui è appena giunto l’annuncio del Vangelo. Ma l’usanza di battezzare i bambini è una tradizione della Chiesa da tempo immemorabile. Già gli Atti degli Apostoli citano il Battesimo di intere famiglie, quindi – si desume – anche dei bambini in esse presenti. (vedi At 10,24.48)




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Prima bisogna credere e poi battezzarsi

E’ vero: il Battesimo è il sacramento della fede. Ma non è del tutto corretto pensare che la persona debba aver raggiunto la fede prima del Battesimo. La nostra fede non è mai perfetta. Tutti – bambini e adulti – siamo invitati a far crescere la nostra fede dopo il Battesimo. E’ questo il senso del catechismo – per i bambini – ma anche di un percorso di crescita nella fede che durerà tutta la vita e che tutti siamo chiamati a rinnovare continuamente (CCC, 1254).

C’è di più: tra gli effetti del Sacramento del Battesimo si contempla anche il dono della grazia santificante che rende capace di credere in Dio (CCC, 1266). Il legame tra Battesimo e fede, quindi, in effetti è fortissimo: è proprio attraverso la grazia ricevuta nel Battesimo che diventiamo capaci di credere, sperare ad amare Dio. E’ attraverso il Battesimo che riceviamo la luce della fede e possiamo quindi – a nostra volta – diventare luce nel mondo.

Solo genitori credenti, battezzati e sposati in Chiesa possono battezzare un bambino

Falso. Mentre risulta evidente, proprio per quanto detto poche righe fa, che è importante che il bambino sia inserito in un contesto in cui la sua fede possa svilupparsi, è altrettanto vero che i genitori non sono gli unici responsabili della formazione spirituale e religiosa del bambino. La presenza dei padrini, infatti, risponde all’esigenza che il bambino sia accompagnato nella sua vita da “credenti solidi e capaci” (CCC, 1255). Ma, in ultima analisi, è l’intera comunità ecclesiale che ha una parte di responsabilità nello sviluppo e nella conservazione della grazia ricevuta nel Battesimo. Come diceva Giorgia, anche il Battesimo è una celebrazione comunitaria.


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Il Battesimo è solo una convenzione sociale, legata a una tradizione

Sarebbe a dire… “il Battesimo non serve a niente, è solo una cerimonia di benvenuto per il nuovo nato”. Falso. Il Battesimo serve, eccome se serve. E la sua “utilità” non è legata a una funzione terrena, è una necessità salvifica. Il Signore stesso afferma che il Battesimo è necessario per la salvezza:

In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. (Gv 3,5)

Nel Battesimo, infatti, nasce una nuova creatura, libera dal peccato originale, e unita a Cristo. E’ Gesù che ci unisce a sé e ci rende partecipi della grazia che Lui ci ha guadagnato con la sua morte e risurrezione. Questo significa proprio il rito essenziale del Battesimo: la triplice immersione nell’acqua battesimale (o, più frequentemente, l’acqua battesimale versata per tre volte sul capo del bambino).
L’immersione nell’acqua, infatti, è

simbolo del seppellimento della persona nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui, quale nuova creatura (CCC, 1214).

Solo uniti a Cristo, solo rinascendo in Lui, si aprono per noi le porte dell’eternità. Per questo non è solo un consiglio, si tratta di un vero e proprio “invito pressante” (CCC, 1261) della Chiesa quello di battezzare i bambini “poco dopo la nascita” (CCC, 1250)!

Il Battesimo è un’imposizione dei genitori sui figli. Meglio far decidere a loro quando saranno grandi

A questo punto, allora, meglio lasciar perdere qualsiasi “imposizione” di tipo educativo e culturale nei confronti dei figli: perché imporre qualsiasi stile di vita? Qualsiasi regola morale? O, ancora di più: perché imporre una lingua? Non è meglio che sia il bambino a decidere che lingua vorrà parlare una volta cresciuto? Ragionare in questo modo significa non solo – e non è poco – considerare illecito il ruolo educativo dei genitori, che hanno tutto il diritto (e il dovere!) di trasmettere ai propri figli ciò che ritengono essere bello, utile e vero, ma anche fraintendere totalmente il senso del Battesimo. Il Battesimo è un dono. E nulla come il Battesimo dato a un bambino ci rende consapevoli di questo.

La pura gratuità della grazia della salvezza si manifesta in modo tutto particolare nel Battesimo dei bambini. (CCC, 1250)



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La verità è che tutti noi siamo come neonati di fronte all’immensa grazia della salvezza che ci dona Dio. Come un neonato che, quando viene alla luce può solo ricevere amore, e vive solo grazie a chi per amore si prende cura di lui, così siamo tutti noi: immeritatamente riceviamo un amore che non ci siamo guadagnati e solo per grazia diventiamo partecipi di una vita divina che ci viene donata.

II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non portano nulla; grazia, perché viene elargito anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell’acqua; unzione, perché è sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante; veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro, perché ci lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio. San Gregorio Nazianzeno, in CCC 1216

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG MOGLI E MAMME PER VOCAZIONE

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