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Consigli per coppie felici #7. Non si può divorziare dai suoceri…solo “lasciarli”

MOTHER IN LAW

YAKOBCHUK VIACHESLAV|Shutterstock

Semprenews - pubblicato il 02/03/20

"Lasciare" è un verbo dolce, che implica rispetto e gratitudine perché, nonostante i difficili rapporti coi suoceri, ci vuole comprensione, anche per la sofferenza dovuta al distacco. Spesso, più ci affanniamo ad allontanare il partner dalla vecchia famiglia, più finiamo per imprigionarci lui e la nostra relazione.

di Marco Scarmagnani

Ma vi pare che in un decalogo per affrontare la crisi di coppia potevamo saltare a piè pari il tema dei suoceri?
Il rapporto con le famiglie di origine è uno dei grattacapi più intriganti della relazione di coppia. A parte pochi fortunati, tutti si trovano prima o poi a dirimere questioni spinose:
«Natale dai miei o dai tuoi? O alterniamo?».
«Accettiamo l’appartamento che ci hanno offerto i miei? Sotto il loro?» «Ma così non siamo più liberi!» «Ma forse un rifiuto sarebbe un affronto».
«C’è proprio bisogno che telefoni a tua madre tutti i giorni? Pure in vacanza?».
«Perché passi tutti i giorni a trovare tuo padre con il quale già lavori insieme nell’azienda di famiglia, invece di tornare prima da tuo figlio?».
Quando arrivano i figli la faccenda si fa ancora più calda:
«Mia madre è disponibile a tenercelo, gratis», «Sì, però si deve adeguare a quello che diciamo noi», «Ma dai, sai com’è fatta, è un po’ permalosa», «Sì ma ai miei figli decido io cosa dar da mangiare», «Ok, diglielo, ma poi voi donne litigate», «Infatti, non glielo dirò io… è giusto che glielo dica tu che sei suo figlio».
Sudori freddi, ansia, conflitti di lealtà, equilibrismi, isterismi silenziosi. A volte si perde la pazienza, a volte si sbotta, poi non ci si parla, si fanno tesissime riunioni per riallacciare i rapporti. Che dura la vita intergenerazionale…
Trattiamo questo argomento in un prontuario per “crisi di coppia” perché la coppia si trova all’incrocio delle tensioni tra le stirpi e le generazioni.
Facciamo un piccolo schemino:
Immaginate geometricamente una coppia. Immaginateli come due cerchietti vicini con una lineetta orizzontale rossa che li unisce: è la loro relazione. Di quella lineetta stiamo parlando in tutto questo articolo. Lì c’è l’amore, il conflitto, il progetto, tutto quello che riguarda ciò-che-avviene tra i due partner, visibile ed invisibile. Non sono bravo a disegnare, altrimenti vi farei uno schizzo qui a fianco.
Ora immaginate da ognuno di questi due cerchietti salgano in verticale due linee azzurre che collegano ognuno dei partner ai suoi genitori. Anche i genitori sono uniti tra loro da una linea orizzontale. Sono vivi? Sono morti? Sono insieme o separati? Si vogliono bene? Si odiano? Sono stati insieme solo per il figlio? Ci sono altri figli? Ognuna di queste domande darà un significato alla linea verticale. Se avete un po’ di immaginazione visiva vedrete che si crea una specie di albero, dove le linee orizzontali rappresentano i legami affettivi, e quelle verticali i legami genitoriali. Da ogni relazione, se ci sono più figli, scenderanno più linee e si faranno altri cerchietti, che sono i fratelli e le sorelle dei partner.




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Ora – dalla prima linea rossa – fate scendere una linea verde o tante linee quanti sono i figli. E alla fine di ogni linea un cerchietto. Sono i figli della coppia. Provate a disegnarla a mano, vedrete che è più facile di quanto sembri.
A rendere il tutto ancora più complesso è che questo disegno non è fermo, statico, ma si muove nel tempo. Cioè quei due cerchietti che siete voi due non siete stampati su un foglio, ma vi muovete alla velocità della luce con tutto questo sistema. Lo capite perché la famiglia è una faccenda così complessa? Complessa e affascinante!
Ma torniamo alla nostra coppia: la coppia si trova in mezzo. Ognuno dei due scende da una famiglia alla quale è intimamente legato. Questo legame non si può tagliare, nemmeno volendo, è un legame di sangue, biologico, ma anche di esperienze, di miti, di modi di intendere la vita. Tutte queste cose ci fanno sentire molto agganciati ai nostri genitori. Qualcuno crede che mettendo qualche centinaio di chilometri tra lui e la sua famiglia, o arrabbiandosi, questa relazione si indebolisca, ma sbaglia. Il legame è forte, primario, e occorre rendersene conto.
La coppia crea un nuovo legame, ma questo legame in qualche modo viene dopo, per cui non conviene mai mettere in competizione questi due piani, perché se si cercano di strappare i fili di questo disegno, chi è in mezzo soffrirà terribilmente. Bisogna solo dare ordine, e di questo stiamo parlando, e per dare ordine serve molta pazienza.
Ognuno ha un’idea sulla sua famiglia, e la sua famiglia ha un’idea e anche delle aspettative su di lui.
Quando vi mettete in coppia, vi fate delle idee sulla famiglia dell’altro, dell’altra. E anche la sua famiglia (i suoi membri) si fa un’idea su di voi e si crea delle aspettative. Queste idee e aspettative reciproche creano una tensione.
Ad esempio, quando avete un figlio, per voi è un figlio, ma per entrambe le famiglie è un nipote. A me vengono i brividi a pensare a questo grande miracolo che voi, attraverso la vostra relazione, avete mescolato due stirpi che non avevano niente a che fare tra di loro. Possono essere molto differenti, e guardarsi con diffidenza, e voi le avete unite. Se non cogliete la grandezza di questa cosa, faticherete a capire perché tante tensioni, tante incomprensioni, tanto peso, insieme a tanto desiderio, si riversa su una coppia dai sistemi parentali.

Fatta questa lunga premessa, come ci si deve comportare rispetto ai genitori quando si forma una coppia?
Vi voglio dare prima delle indicazioni “profonde”, di principio, attingendo dalle nostre radici giudaico cristiane, e poi qualche consiglio di buon senso, più terra-terra. Non vanno in contraddizione.
Le indicazioni profonde le troviamo nei testi sacri. Il nostro testo sacro di riferimento è la Bibbia. Non sono un teologo e quindi può essere che non ne colga a pieno il significato; ma sono esperto di coppia e questo mi spinge ad utilizzarli perché li trovo molto utili ai fini di una corretta impostazione del rapporto con le famiglie di origine:
L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne: lo troviamo all’inizio della Bibbia, in Genesi 2,24, anche se – grazie alle nuove tecnologie – ho scoperto che è ripetuto anche in Marco 10,7 ed Efesini 5,31, buono a sapersi. Questo significa che – quando un uomo, ma anche una donna, si sposa – in qualche modo deve “lasciare” suo padre e sua madre. Non smette di essere figlio, figlia, ma diventa soprattutto marito, moglie. Qui la finezza sta nei dettagli e nell’equilibrio. Ogni posizione estrema è avventata. Come è ormai chiaro che è assolutamente disfunzionale essere più legati ai propri genitori che al coniuge, è altrettanto saggio non tagliare con violenza il legame. “Lasciare” è un verbo dolce, almeno in italiano, e si “lascia” solamente con amore, con rispetto, con gratitudine. Ogni strappo crea una lacerazione, e la ferita cementerà il legame in maniera più profonda. Provate a pensare alle situazioni in cui si va via sbattendo la porta, non ci si parla più. Si pensa di essere staccati, in realtà si è legati, talmente legati che quando ad esempio non si è in pace con una persona continui a pensarla e a comportarti facendo riferimento diretto o indiretto ad essa… se non è legame questo… è un fortissimo legame, una prigione. Questo legame di sofferenza danneggia la coppia.
Onora tuo padre e tua madre lo troviamo nel Deuteronomio 5,16, meglio conosciuto come il “quarto comandamento”. Ecco la risposta, o meglio il completamento a quanto stavamo scrivendo sopra. I genitori vanno trattati con “onore”, una parola desueta ma molto evocativa. Non si parla in fatti di “rispettare” o “voler bene” (troppo blando) ma nemmeno di “dar ragione” (non c’entra nulla). Si tratta di “onorare”, qualcosa che ha più a che fare con un senso di profonda riconoscenza. Grazie a questa riconoscenza infatti mi potrò sentire abbastanza uomo, abbastanza donna, abbastanza “appartenente” da trovare la forza per tessere una nuova relazione con mio marito, con mia moglie. Come faccio a relazionarmi se mi sento interiormente orfano? Scappato? Arrabbiato?
Con amore, quindi, onoro e lascio i miei genitori e mi unisco a te.

Visto che è passato qualche millennio, e di faccende familiari ne vedo parecchie, mi permetto qualche consiglietto decisamente più superficiale ma altrettanto utile nel quotidiano. Su questi potete essere più o meno d’accordo, e potete adattarli al vostro stile personale.


COUPLE

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Non cambiate i suoceri, cambiate voi

Tante coppie si rivolgono a me pensando che io abbia il potere di cambiare i suoceri. Per fortuna non è così. Ma la buona notizia è che i suoceri sono una meravigliosa occasione per cambiare (in meglio) la propria coppia. Esempio: la tua suocera può essere effettivamente invadente, ma pensi di poter cambiare una sessantenne? Forse è il caso che pensiate a che cosa state facendo voi per sposarvi con la sua invadenza: chi le ha dato le chiavi di casa? A chi spetta informarla (con gentilezza) di quali sono i vostri ritmi, i momenti in cui non volete essere disturbati? O per caso è successo che quando eravate in rotta ne avete parlato con lei? Ecco, in genere sono gli atteggiamenti della coppia che devono cambiare. Quando la coppia matura, è coesa, dalla mia esperienza tutto il mondo intorno si adatta. Provare per credere!

Le feste sono sacre, non fate i bambini

E’ bellissimo quando le famiglie si ritrovano felici, e vi auguro che per voi sia sempre così. Se però ci sono dei malumori in corso, il mio consiglio è quello di “sospenderli” in alcuni momenti “comandati”. Il pranzo di Natale, i compleanni, i sacramenti: trovo davvero immaturo non partecipare. Non si tratta di essere falsi né di soffrire, io la vedo così: ci sono avvenimenti che sono “sopra” le nostre piccole e grandi beghe. Trovo corretto essere maturi e affrontare questi momenti con dignità e rispetto verso tutti, quelli che stanno simpatici e anche quelli con cui faccio fatica. Non c’è bisogno di fare facce strane o mandare messaggi non verbali: chiaro che con chi mi sta simpatico mi troverò anche la domenica successiva, per quanto riguarda gli altri un saluto e un augurio non hanno mai ammazzato nessuno.

Mai mettersi contro la mamma

Questo è (soprattutto) per le mogli. Può essere che vostro marito vi ami sinceramente, ma che sua madre eserciti su di lui una potenza tale per cui non riesce proprio a contrastarla. Non c’è bisogno che vi spieghi quanto il fatto che l’abbia portato in grembo per nove mesi, e cullato e cresciuto possano aver contato. Ora, non serve metterlo alla prova in inutili e laceranti “scegli lei o me”. Siate furbe, e chiedete a vostro marito di essere furbo. La mamma non si lascia sfacciatamente (altrimenti rimarrete incastrati tra le sue braccia!). Alla mamma si dà ragione, si rimane (moderatamente) figli, e si fugge altrove a vivere la propria avventura d’amore, tutti i giorni. Ce lo insegna la storia attraverso il mito: Eros, per sfuggire dagli sguardi di mamma Venere, ha nascosto il suo amore con Psiche in un luogo segreto; il protagonista del Rugginoso (Fiaba dei Grimm) ha rubato da sotto il cuscino della madre la chiave della sua libertà. Le mamme soffrono, fatevene una ragione e non mettetele alla prova inutilmente.
Abbiamo ragionato a lungo sulle nostre radici, senza le quali semplicemente non esisteremmo noi, e nemmeno il nostro amore.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG SEMPRENEWS

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