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I Vangeli ci insegnano che i demoni esistono. E sono delle “potenze”

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 26/03/20

La figura del diavolo nei suoi molteplici aspetti non è frutto della fantasia. Il diavolo non rappresenta affatto il trionfo dell’estetica sulla logica

I Vangeli Sinottici, che parlano soprattutto di Satana o del diavolo, o di demoni o spiriti, descrivono la presenza demoniaca in modo vivo e realistico: eredità anche da come gli evangelisti descrivono il modo col quale Gesù libera gli ossessi, intimando allo spirito malvagio di uscire dal malato.

Quale forza probativa circa l’esistenza del demonio hanno le affermazioni dei sinottici? Il loro modo di descrivere la diagnosi del demoniaco non si rifà al pensiero popolare dell’epoca, senza che essi intendano insegnare la reale presenza di Satana?

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Il diavolo: realtà che esiste nel mondo

Lo scrittore Ruggiero Biagi risponde affermando che questo interrogativo è inaccettabile perché l’affermazione del demoniaco rientra nel loro messaggio religioso, in quanto fa parte della missione redentrice di Gesù. Egli, infatti, secondo i Sinottici, è venuto nel mondo per costruire il Regno di Dio sulla distruzione da lui operata del Regno di Satana, considerato non come una forza astratta del male, ma come una realtà concreta, esistente veramente nel mondo.

Di conseguenza il voler togliere dal messaggio religioso dei Sinottici l’affermazione della reale esistenza di Satana, implica la trasformazione essenziale di tale messaggio. Inoltre l’affermazione dell’esistenza di Satana da parte dei Sinottici, di San Giovanni e di San Paolo è oggetto di profonde ed ampie esposizioni dottrinali da parte dei Padri e d è alla base della definizione dogmatica del Concilio Lateranense IV.

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A Satana si riconducono anche fenomeni “non diretti”

“Essa – osserva Biagi – non è un insegnamento arbitrario della Chiesa, ma una verità essenzialmente legata alla Rivelazione. Una volta che la fede affermi che Satana esiste realmente, non sembra inverosimile attribuire alla sua azione nefasta anche quei fenomeni che di per sé non possono portare direttamente la ragione ad argomentare sulla realtà del Maligno: anzi sembra proprio che questi ne possa spiegare adeguatamente l’origine”.

Sembra condividere la medesima affermazione anche Paolo Sacchi, quando afferma che:

“La figura del diavolo nei suoi molteplici aspetti non è frutto della fantasia […]. Il diavolo non rappresenta affatto il trionfo dell’estetica sulla logica, ma condensa si di sé esigenze razionalissime del pensiero umano di fronte al problema del male. Il diavolo è quella x che risolve una complessa equazione di non so quale grado, dove si tiene conto di molteplici fattori non facilmente fra loro conciliabili, quali l’esistenza di un Dio giusto, della libertà dell’uomo che si fa tale davanti ad una scelta fra bene e male, nella quale uno dei due termini, la Luce, viene fatto risalire a Dio, mentre l’altro, la Tenebra è impossibile riportarcelo, almeno direttamente.

Nella figura del diavolo c’è anche l’intuizione del male come forza organizzata, in quanto ha uno scopo di distruzione che non colpisce soltanto questo o quello, ma è rivolta contro tutto e contro tutti e quindi non può essere opera di un semplice spirito maligno. Il diavolo è una forza che l’uomo avverte al tempo stesso come a lui esterna ed a lui interiore. Il diavolo del giudaismo non “è quella parte del tutto chiamata Tenebra” di Goethe, né la morte che va al suo posto come gli antichi miti cananaici; il diavolo spiega che il male c’è ed è sempre, per così dire, fuori posto, perché è quella forza che si oppone all’ordine e non si può, in nessun modo, farlo rientrare in nessuna rassicurante struttura dell’essere”.

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“Esseri personali”

Le potenze hanno il loro luogo, e quindi la loro natura, “nei cieli”, come indica la lettera agli Efesini, appartengono cioè alla sfera dell’ “invisibile” (Col. 1,16). Esse sono una sorta di esseri personali, cioè “sono esseri che sono percepiti dall’intelligenza e dalla volontà come interlocutori, (…) razionali e dotati di volontà”. Esse sono anche esseri dotati di potere (Ef 1,21; Col 1,16; Rom 8,38). Dai testi riportati si può evincere che:

a) i nomi dati alle potenze manifestano se stesse e la propria natura;

b) le potenze non si limitano ad avere potere, ma esistono come potere;

c) esse posseggono questa loro natura impadronendosi del mondo e dell’uomo, per mostrare in essi e per mezzo di essi la loro natura di potenze (Cfr. Lc 13,11; 13,16; Mt 12,22).

Sotto l’azione delle potenze, sia il mondo, sia l’esistenza umana appaiono nella prospettiva della morte poiché, impadronendosene, esse li avviano alla morte.




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