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Pigna – di Maria Chiara Martina: «Siamo piccoli semi attaccati a te, Maria»

MARIA, CHIARA, MARTINA

Maria Chiara Martina

Annalisa Teggi - Aleteia - pubblicato il 02/04/20

Impresa orante è una proposta nata nel 2015: porta la preghiera lì dove si fa fatica, sul luogo di lavoro. L'ispirazione è stata di una donna torinese che nel suo legame con Maria si è fatta «pigna», ha intuito che la fragilità del nostro seme è protetta dalla robustezza della preghiera.

Ho proposto a Maria Chiara Martina di donarci una sua «gemma» e gli impegni reciproci ci hanno fatte incontrare al telefono nelle prime settimane di quarantena, il quadro era già drammaticamente chiaro eppure col passare dei giorni la consapevolezza è aumentata e anche gli scambi tra noi due sono cresciuti, mettendosi a fuoco ancora meglio proprio stamattina. L’ho cercata perché sapevo, in modo del tutto superficiale, che aveva dato vita a un progetto chiamatoImpresa orante. Sapevo che si trattava di una proposta per portare la preghiera sul luogo di lavoro, e già questo mi pareva un contenuto esplosivo: la memoria mi ha ricordato quei versi in cui TS Eliot porta in scena gli uomini moderni e fa dire loro «Se ne vadano i parroci. Gli uomini non hanno bisogno della Chiesa / nel luogo in cui lavorano, ma dove passano le domeniche». Parlando con Maria Chiara è venuto alla luce un percorso umano più complessivo, quello di una donna che col tempo ha scoperto una intimità non scontata con la Madonna. Per questo ha scelto di condividere questo suo contributo mettendo al centro della scena Maria, e non se stessa. Stamattina, dicevo, abbiamo avuto uno scambio perché un tassello ulteriore si è offerto alla riflessione: la Madonna arriva in anticipo, anche di molti anni; la sua premura è solerte e lungimirante. Questa pandemia colpirà duramente il mondo del lavoro, le persone innanzitutto; che da 5 anni esista e sia cresciuta la realtà di Impresa orante non mi pare casuale. La Madonna ha tessuto una trama umana che ora si mostra accogliente e presente ad accompagnare con una voce di speranza gli imprenditori, gli operai, i disocuppati dentro le incognite che verrano.

Di Maria Chiara Martina

Maria,

la vera protagonista della mia vita sei Tu, perciò non posso raccontare chi sono al singolare ma solo in un diaologo con Te. I passi che ho fatto sono frutto dei passi che, prima, Tu hai fatto verso di me; me ne rendo conto guardando il mio percorso di vita fino a oggi. Ti ringrazio prima di tutto di avermi accompagnata nel mondo dentro una famiglia in cui ho trovato esempi forti, affetti insostituibili; da mia nonna e da mia mamma ho ereditato la tendenza a leggere la realtà con l’occhio dell’ironia, è proprio parte del mio DNA: mi hanno lasciato la capacità di vedere anche nelle situazioni drammatiche la parte che fa sorridere e che dà quel colpo di reni per reagire.

Dovevano passare molti anni prima di arrivare a una grande intimità con Te, che sei oggi la Madre sempre presente che mi consola e mi sprona a fare i conti con i miei limiti. Mi rendo conto della mia piccolezza, del mio limite, cerco di accoglierlo e di non farmi travolgere dalla fragilità. Ho sempre cercato di guardare il tempo in cui sono immersa con tutti gli strumenti di cui il buon Dio mi ha attrezzata e mi sento sempre molto inadeguata, sottodimensionata rispetto a quello che mi piacerebbe fare per essere utile. Ti chiedo aiuto, non smettere di essere molto chiara – fammelo capire bene! – nel guidarmi a vedere anche la bellezza che c’è dentro i limiti, lo stimolo rinnovato ad avvicinarmi al modello che è Gesù.


FRANCESCA SERRAGNOLI, GEMME

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Non so che sguardo complessivo hai su di me, certo più a fuoco e forse persino più benevolo di quel che vedo io di me stessa: sono una mamma e una professionista, queste sono le linee più evidenti che so tracciare del mio ritratto. La comunicazione e la bellezza sono ciò a cui ho dedicato i miei talenti, e hanno tanto a che fare con Te: il tuo Sì e la tua umiltà danno un senso nuovo a ciò che il mondo intende per comunicazione e bellezza, voglio seguirti sul sentiero che mi indichi. Dieci anni fa, quando sono partita con una piccolissima realtà di produzione di moda, l’idea era proprio quella di diffondere un’idea di bellezza che fosse attenzione alla persona e attenzione a come si produce. Ogni prodotto si porta dentro una storia e non può essere bello nel momento in cui sai che in una delle sue parti è frutto di abuso e di disonestà. La bellezza ha un costo di coerenza.

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© Fred de Noyelle / Godong

Ti ringrazio di avermi fatto incontrare quello che da tanti anni è mio marito. Ci conosciamo da quando eravamo adolescenti, siamo cresciuti assieme. Gli sono stata accanto e l’ho osservato come uomo di fede solidissima e questo mi ha insegnato molto. La gratitudine sincera oggi la rivolgo anche per quel momento che ho vissuto come una sofferenza prolungata e che solo adesso considero come una grazia prolungata. L’inizio della vita matrimoniale dovrebbe essere un momento solare, ma per noi è stato difficilissimo: ci siamo sposati quando la ditta di famiglia in cui lavorava mio marito è fallita. Alle grosse difficoltà economiche si è aggiunto lo strazio per alcune morti dolorose, tra cui quella di mio suocero e di un mio giovanissimo cognato.

Non sono docile come tu lo fosti di fronte all’imprevisto che ti annunciò l’Angelo, per carattere io tendo a essere reattiva ed energica, e quindi tendo a rifiutare e lottare contro quello che non è consono alle aspettative.

Tu, che hai percorso tutta la via del Calvario, mi capisci quando dico che quella sofferenza mi hanno piallato, ma nel senso più bello del termine. Non ho preso subito bene quegli eventi: è stato un lavoro, una fatica pazzesca accettare di passare dentro le strettoie del vivere, ci è voluto tempo per accogliere quel percorso. Ora, dopo 20 anni, riconosco che proprio quel periodo, anche con le ribellioni mie che ha comportato, mi ha proprio fatto fiorire. L’esempio di mio marito è stato straordinario: la sua solidità mi ha interrogato moltissimo, mi ci sono anche scontrata, ma è stata la mia ancora.

Tutto questo, ora intuisco, era una grande premessa per incontrare la Tua voce e il tuo abbraccio per me. Ho sempre avuto un rapporto più diretto e vicino con tuo figlio Gesù, perché sono un carattere indipendente e autonomo e questo mi ha portato a vivere la fede da persona obbediente, più che emotivamente coinvolta. Mi hai aspettata pazientemente, ed è stato a Lourdes che io posso dire di averti incontrata per la prima volta: il salto d’intimità nella relazione con Te lo posso identificare in quel momento preciso, che è stato il punto di svolta nella mia vita di donna di fede. Mi hai donato una grazia particolare che mi ha consentito di cambiare la qualità di relazione Te. Il salto che è stare in tua compagnia è stato ed è vertiginoso, ma pienamente corrispondente al bisogno che sento.


ROBERTA, CONTE, TEACHER

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Cinque anni fa ha preso corpo un’ispirazione di cui sei stata la vera protagonista: è nata Impresa orante, una proposta per mettere al lavoro la preghiera e portare la preghiera sul luogo di lavoro.

In un tempo di grande crisi economica e globale (aggravata ulteriormente da questa pandemia) l’uomo ha dimenticato un pezzo, quello più importante: il nostro legame col Padre. Solerte e provvidenziale, la Tua genialità materna si è mossa per offrirci un’occasione. Mi sentivo senza armi per poter aiutare le persone in difficoltà e anche me stessa, la disperazione non poteva essere l’orizzonte che gravava sulla vita di tanti. Hai fatto maturare nel mio cuore una spinta a interrogarmi su qualcosa che potesse arrivare dove io non potevo arrivare con le mie sole forze.

Solo dopo parecchi mesi ho preso sul serio quest’ispirazione e l’ho confidata al mio padre spirituale. Ci abbiamo pregato su e l’ho confidato anche a un altro sacerdote che poi mi ha aiutato tantissimo, Don Danilo Magni, direttore dell’Opera torinese dei Giuseppini del Murialdo. Il tuo progetto, che ogni logica umana avrebbe giudicato fallimentare, era di entrare a presidiare con la Tua presenza materna i luoghi dove si produce, dove si lavora per il pane quotidiano. Proprio nel contesto che sembra così distante dalla fede – il posto di lavoro – Tu sei il nostro balsamo e il ricostituente.

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Syda Productions

Sicura della Tua presenza alle spalle, mi sono occupata della parte più visibile e concreta di questo progetto: ho messo a disposizione quelle che sono le mie competenze di comunicazione;  ho intuito che il nostro linguaggio doveva essere fresco, contemporaneo, per arrivare alle persone di oggi.

Non volevo che pregare sembrasse l’iniziativa degli sfigati e dei bigotti.  Si è trattato di proporre questa iniziativa come una scommessa alla Pascal, dicendo: come imprenditori e lavoratori abbiamo giocato la partita tirando in ballo solo ed esclusivamente la parte umana, ma non basta più. Mettiamo al lavoro la preghiera, con gli attrezzi che la nostra tradizione ci passa. E quando tutto è partito abbiamo voluto lanciarlo come il miglior prodotto possibile, immaginando che il progetto di Dio sia il miglior prodotto al mondo.

Tutto è cominciato il primo venerdì di Quaresima del 2015 perché l’idea è: porta la preghiera lì dove fatichi. A chi si unisce a noi proponiamo di prendersi l’impegno di dire il rosario una volta alla settimana lì dove faticano o lì dove non faticano, cioé è anche per chi è disoccupato. Se sei al lavoro, lo reciti al lavoro. Se sei disoccupato, lo reciti lì dove sei. Di mese in mese, di anno in anno piccole cellule oranti si sono unite a noi; Tu, Maria sei capace arrivare al cuore delle persone da una porta laterale e solo Tu potevi entrare con passo silenzioso e sicuro lì dove la voce di Dio era sgradita o semplicemente ridotta a indifferenza. Continua a guidare questa impresa che sta in piedi solo perché aggrappata a Te.


EMANUELE FANT

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C’è un frutto bellissimo in natura che racchiude una bellezza speciale. Farà forse sorridere, ma vorrei dire ai più giovani: siate pigna! La pigna ha una solidità armoniosa ed elegante; è coriacea e robusta. Cade dall’albero ma non si rompe, a volte rimbalza e dentro ha tutta la delicatezza di trattenere il seme. Anche io sono pigna, grazie a Te, Maria; sono una piccola presenza che ricava tutta la robustezza dalla preghiera. E’ questo il senso di essere pigna: non avere paura di quello che può capitare, perché la preghiera ci fa sviluppare quella corazza che ci rende capaci di custodire il seme e ci innesta tutti in Dio. E’ una sintesi tra fortezza e dolcezza quello che oggi ci serve, e ce la puoi insegnare solo Tu.

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