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Gesù è risorto il terzo giorno o dopo tre giorni?

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Castello-Ferbos I Godong

John Burger - pubblicato il 18/04/20

I lettori moderni ossessionati dal tempo devono rendersi conto che la Bibbia è stata scritta con una mentalità diversa

Una domanda costante sulla storia di Pasqua riguarda il numero di giorni che Gesù ha trascorso nella tomba prima di risorgere dai morti. In un certo senso è molto semplice: dal Venerdì Santo, quando è stato crocifisso, alla Domenica di Pasqua sono tre giorni, anche se parziali.

La gente, però, si concentra sull’apparente contraddizione che riscontra nei vari resoconti evangelici. A volte leggiamo che Gesù è risorto il terzo giorno, altre volte che è accaduto dopo tre giorni.

Il problema, afferma uno studioso biblico, è che leggiamo la Bibbia con una mentalità da XXI secolo.

“Siamo ossessionati dal tempo – e dalla sua esattezza – al nanosecondo”, ha affermato Ben Witherington III, Amos Professor di Nuovo Testamento per gli Studi Dottorali presso l’Asbury Theological Seminary del Kentucky (Stati Uniti). “Siamo molto diversi dagli antichi, che non andavano in giro con piccole meridiane al polso e non parlavano di minuti e secondi. Non erano ossessionati dalla precisione riguardo al tempo”.

Si potrebbe andare oltre specificando che l’ossessione per la precisione temporale è una caratteristica di molte culture del Primo Mondo attuali, mentre in altre parti del mondo la gente non sta sempre a guardare l’orologio.

Oltre alle varie predizioni sul fatto che Gesù sarebbe risorto il terzo giorno o dopo tre giorni, un passo – Matteo 12, 40 – parla perfino di “tre giorni e tre notti” nella tomba, il che porterebbe al Lunedì di Pasqua.

Ancora una volta, però, sarebbe un modo moderno di guardare le cose, ignorando l’obiettivo di Gesù nel formulare la predizione in questo modo.

“È solo parte di un’analogia generale con la storia di ciò che è accaduto con Giona e la balena, e in quanto tale il riferimento al tempo non dovrebbe essere soggetto a forzature”, ha spiegato Witherington. “Gesù sta solo dicendo ‘Sarà come l’esperienza di Giona’”.

Sul Bible History Daily ha scritto:

“La definizione ‘dopo tre giorni’ nel Nuovo Testamento può semplicemente significare ‘dopo un po”, o ‘dopo qualche giorno’, senza alcuna specifica chiara al di là del suggerire l’implicazione di vari giorni, in questo caso parte di tre giorni. La Bibbia ebraica ci offre infatti qualche indicazione su questo tipo di differenza. Il secondo libro delle Cronache (10, 5-12) afferma chiaramente: “«Tornate da me fra tre giorni!» (…) Tre giorni dopo, Geroboamo e tutto il popolo vennero da Roboamo, come aveva ordinato il re dicendo: «Tornate da me fra tre giorni»”. Apparentemente, in questo testo “dopo tre giorni” significa lo stesso che “il terzo giorno”. È solo incuria o un esempio dell’imprecisione tipica di quando si parla del tempo? Suggerirei che la definizione ‘dopo tre giorni’ sia un modo più generale o meno preciso di parlare, mentre ‘il terzo giorno’ è in qualche modo più specifico (anche se non ci dice comunque quando nel terzo giorno). Questi testi non sono stati scritti per rispettare i nostri standard moderni relativi al tempo”.

La nostra osservanza liturgica della Resurrezione è ugualmente imprecisa. La Chiesa inizia la celebrazione della Pasqua il sabato sera, poco più di un giorno dopo il Venerdì Santo.

“Una delle chiavi per interpretare i riferimenti temporali nel Nuovo Testamento è essere consapevoli del fatto che la maggior parte del tempo e dei riferimenti temporali non è precisa, e dobbiamo permettere all’autore antico di essere generico quando vuole essere generico e più specifico quando vuole essere tale”, conclude Witherington.

“In particolare, quando si hanno entrambi i tipi di riferimento al lasso temporale tra la morte e la resurrezione di Gesù in un libro da parte di un autore, a volte anche vicini l’uno all’altro, si dovrebbe capire che questi testi non sono stati scritti in base alle nostre aspettative moderne per quanto riguarda i riferimenti temporali”.

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