Anche se ci sono molti esperti in materia, monaci e monache hanno optato per questo stile di vita liberamente e con cognizione di causa. Abbiamo avuto l'opportunità di chiedere a uno di loro qualche consiglio per vivere meglio questo periodo inedito, che dev'essere sinonimo non di passività, ma di disciplina
Anche nell’abbazia di Saint Wandrille, nel nord della Francia, si vive l’isolamento. Il negozio ha chiuso i battenti, gli ultimi ospiti se ne sono andati qualche giorno fa e i monaci, per pregare insieme, occupano un posto su due nel coro, a disposizione di quinconce e su quattro file anziché due.
Al momento, però, non ci sono malati in questa comunità di trenta frati tra i 24 e i 93 anni. Secondo quanto ci ha detto uno di loro, “per noi non è cambiato molto, tranne forse per le passeggiate fuori dal chiostro che avremmo dovuto fare a metà della Quaresima”.
“E poi, in un monastero, tutto si fa nello stesso luogo. La Regola di San Benedetto ha previsto tutto, anche confinati. Abbiamo un chiostro di 14 ettari, grandi corridoi, un refettorio maestoso…” Sembra facile, allora, rispettare la distanza di “un metro”.