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Adolescenza: crisi del figlio o della famiglia?

The sons do not speak with parents

Galina Barskaya/SHUTTERSTOCK

Semprenews - pubblicato il 24/04/20

L'adolescente è il catalizzatore, colui che con il suo atteggiamento rompe gli schemi che hanno funzionato per qualche anno, incuneandosi nelle zone di maggior fragilità del sistema
Di Marco Scarmagnani
C’era una volta la famiglia messa in subbuglio dai moti trasgressivi dei figli adolescenti. In genere il primo; con la regola sistemica quasi sempre confermata che quando il primo era un adolescente piuttosto lineare, i minori in subordine sarebbero stati difficili “con gli interessi”.
Insomma l’adolescenza, sul piano familiare, vista giustamente non come la crisi di un giovane, ma la crisi di un intero sistema che si deve riadattare.

Cosa sono gli adolescenti?

Adolescenti, per gli anglosassoni teen-agers, sono coloro che attraversano gli anni col “teen“, cioè tra thirteen nineteen, 13-19.
Bei tempi. Ora abbiamo a che fare con atteggiamenti adolescenziali che iniziano precocemente – i preadolescenti, a cavallo tra gli ultimi anni della scuola elementare e la prima media – e i giovani adulti, con comportamenti adolescenziali – e qui non c’è limite di età.

Ho un figlio di 23 anni – scrive Laura – il secondo, che – a parte il lavoro, lo sport (gioca a tennis) e qualche uscita con gli amici – se ne sta sul divano. L’anno scorso ha interrotto gli studi anche se era quasi a metà… pazienza. C’è un fratello primogenito molto bravo, sarà forse questo? Il problema è che in casa il clima è pesantissimo e lui ha cominciato a rispondermi in malo modo. D’altra parte non vuole farsi aiutare. Spesso noi genitori litighiamo su come comportarci con lui.
Mi capitano parecchi genitori con questi “problemi” e spesso cerco di capire se davvero il problema è del ragazzo o dei genitori, o meglio della relazione che i genitori hanno tra di loro e con il figlio.
Perché oggettivamente… “lavora (!), esce con gli amici, fa sport (!)”… molti genitori immagino che leggendo abbiano pensato «fossero questi i problemi…».
Allora, senza voler banalizzare, ma prendendo atto che comunque la nostra amica non ha citato nessun disagio grave (uso di sostanze, inattività, violenza) probabilmente occorre puntare su altro.

Cambiare lo sguardo

Probabilmente occorre cambiare lo sguardo che i genitori hanno su quel figlio. Da figlio che evidentemente non ha realizzato i progetti dei genitori (e in questo ha “trasgredito”) ad adulto che sta cercando di trovare la sua strada nel mondo.
A volte questo cambio di prospettiva, di sguardo, è vissuta con molta sorpresa dal figlio, che comincia effettivamente a comportarsi in maniera più matura, a rispondere puntualmente, a rendere conto delle sue scelte.
Occorre cambiare perché, in campo relazionale, insistere rigidamente su uno schema non può che portare alle stesse risposte.

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