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CUSTOMERS AT THE BAR,

FabioMitidieri | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 20/05/20

Un caffè pagato 50 euro senza volere il resto. Una busta con i soldi di tutti i caffè non bevuti a causa della quarantena. Registrati a Marsala e Cagliari due incoraggianti episodi di grande sensibilità per gli esercenti in difficoltà.

Molti di noi hanno voluto inaugurare la Fase 2 della risposta a questa epidemia con il rito della colazione al bar, trovando però una sorpresa. Diversi esercizi hanno deciso di ritoccare in alto il prezzo del caffè e del cappuccino per cercare di recuperare, almeno in parte, i mancati guadagni causati dal lockdown. A seconda delle città questo aumento oscilla fra i 10 e i 50 centesimi, e ben di più nei bar delle zone centrali delle città d’arte. È evidente come questo settore, come quello della ristorazione e del turismo, siano quelli che hanno maggiormente risentito della chiusura totale e della necessità, ancora attuale, del distanziamento sociale che riduce ed ostacola l’accesso della clientela alla fruizione dei servizi.

Tieni il resto!

Nelle nostre due isole maggiori si sono registrati episodi che testimoniano la grande sensibilità di alcuni utenti per le difficoltà che stanno attraversando queste attività. In un bar di Via Roma a Marsala un cliente abituale, nel primo giorno di riapertura del locale, ha ordinato un caffè pagando con una banconota da 50 euro, e rifiutando il resto. La cassiera meravigliata si è sentita dire:

Tieni pure il resto. Siete rimasti chiusi 50 giorni. È il minimo che io possa fare. (tgcom24)

Andando via il cliente ha aggiunto:

Sono una persona fortunata. Ho uno stipendio da dipendente pubblico che è pagato dalle tasse che anche tu versi, a domani. (Ibidem)

Il mio piccolo sostegno fatto con il cuore!

Una vicenda simile è avvenuta al bar Shabby Shinedi Cagliari dove una cliente, dopo aver preso il caffè, ha voluto lasciare una busta con dei contanti, e un bigliettino.

Questo è il mio piccolo sostegno, fatto anche questo col cuore, come se nei mesi di marzo e aprile mi fossi presa un caffè al giorno. (tgcom24)

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Un gesto di grande incoraggiamento per le due titolari, Jessica e Cinzia, alle prese con le difficoltà di ripartire negli spazi ristretti del locale, che così commentano:

Come non commuoversi, arriva una tua cara amica e cliente da 5 anni e ti poggia sul banco questo: ha pagato tutti i caffè che non ha preso in questi mesi. (Ibidem)

Dal caffè sospeso al “caffè quarantenato”

Tutti conosciamo l’abitudine solidaristica della tradizione sociale di Napoli: il “caffè sospeso”, il dono della consumazione di una tazzina di caffè espresso a favore di uno sconosciuto. I due episodi citati potrebbero rappresentare l’esempio di una nuova forma di temporanea solidarietà nazionale: quella del “caffè quarantenato”,l’aiuto fornito agli esercenti per ripartire come se il cliente affezionato avesse consumato quotidianamente la sua tazzina gustandone l’aroma al banco, invece che a casa. Un eccesso di ottimismo: chissà?

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