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Bambini e sport al tempo del nuovo Coronavirus

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Ospedale Bambino Gesù - pubblicato il 18/08/20

Dopo i mesi del lockdown, è tempo di tornare all’aria aperta! Ecco la nostra guida agli sport più praticati dell’estate, tra mare e montagna

di Francesco Gesualdo

Durante il lockdown le autorità hanno imposto forti restrizioni ai movimenti, che, se da un lato hanno garantito un efficace contenimento dell’epidemia, dall’altro hanno costretto le famiglie ad uno stile di vita tendenzialmente sedentario. Nei mesi scorsi, sul portale dell’Ospedale Bambino Gesù abbiamo dato vari suggerimenti su come mantenere un’adeguata attività fisica pur non potendo uscire di casa. Ora però è tempo di tornare all’aria aperta! E l’estate è un’ottima occasione per praticare vari tipi di sport. Ne esploreremo due che vanno per la maggiore in questo periodo: il nuoto, per chi va in vacanza al mare, e le passeggiate, per le famiglie che scelgono la montagna.

Il Nuoto

È uno degli sport più popolari, spesso consigliato per i bambini poiché “completo”. Ecco perché:
• migliora la resistenza cardio-respiratoria, ovvero la capacità di cuore e polmoni di fornire ossigeno e nutrienti ai muscoli;
• migliora la capacità respiratoria, cioè la quantità di aria che i polmoni possono respirare;
• permette di stimolare in maniera equilibrata tutte le masse muscolari;
• favorisce uno sviluppo armonioso del corpo;
• migliora l’elasticità muscolare;
• migliora la coordinazione dei movimenti.

UNDERWATER
Di Sunny studio - Shutterstock

Proprio in considerazione di queste proprietà, il nuoto può essere consigliato anche ai bambini con problemi di salute.
I bambini asmatici, ad esempio, possono beneficiare del nuoto per migliorare la respirazione, sia grazie all’attività fisica, sia grazie all’ambiente umido e privo di polvere delle piscine. Il nuoto è uno sport in cui è possibile “dosare” lo sforzo, per cui può essere particolarmente indicato per i bambini con problemi di cuore.

È inoltre uno sport a basso impatto (cioè senza impatti al suolo che possono disturbare le articolazioni), ragion per cui può essere utile per i bambini con problemi ai muscoli o alle articolazioni. Il nuoto può essere anche indicato come riabilitazione dopo le fratture, e nei bambini con artrite. Lo stile dorso è consigliato ai bambini con problemi della colonna, tipo lordosi o dolori lombari (da evitare in questo caso altri stili come lo stile libero, la rana o il delfino).

Le uniche condizioni in cui la pratica del nuoto è sconsigliata sono malattie come l’epilessia non controllata dai farmaci o altre malattie che comportano il rischio di un’improvvisa perdita di coscienza. In questi casi, se si sceglie di nuotare, l’attività deve essere svolta in presenza di personale specializzato. Inoltre, imparare a nuotare ha anche un’importante ricaduta sulla sicurezza delle famiglie: un bambino che sa nuotare è un bambino che corre meno rischi di annegare. A tal proposito, l’Accademia Americana di Pediatria (American Academy of Pediatrics) ci dà alcuni utili consigli:

-Prima dell’anno, l’attività in acqua può essere comunque un piacevole momento di condivisione per la famiglia – anche se questo tipo di attività non migliora la sicurezza del bambino in acqua.

-Tra 1 e 4 anni di età, i bambini possono iniziare ad imparare come stare in acqua in relativa sicurezza imparando le tecniche di base per la sopravvivenza in acqua. Solitamente a questa età saranno presenti nel corso anche i genitori.

-Dai 4 anni, i bambini possono iniziare a seguire vere e proprie lezioni di nuoto. Nei primi tempi acquisiranno principalmente varie abilità necessarie per la sicurezza in acqua, dai 5 anni riusciranno anche a padroneggiare stili di nuoto di base.

-È fondamentale che ci sia sempre la supervisione di un adulto, anche per i bambini che sanno nuotare.

-L’età prescolare è quella in cui il rischio è più elevato. È bene ricordare che i bambini più piccoli possono annegare anche in pochi centimetri di acqua. A questa età è sempre indispensabile la costante supervisione di un adulto responsabile se il bambino è vicino ad un luogo dove è possibile annegare, che sia il mare, un ume, un lago, una piscina, una fontana. L’utilizzo di apposite barriere per impedire l’accesso alla piscina negli orari in cui non c’è la supervisione dell’adulto può ridurre del 70% il rischio di annegamento.


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Le passeggiate in montagna

Passeggiare nella natura – in montagna, ma anche in campagna, o in un bosco – è una delle attività più divertenti ed entusiasmanti per i bambini, oltre ad essere un’occasione per scoprire tante cose diverse e interessanti. Ma come organizzarsi? E come farlo in sicurezza? Ecco un po’ di suggerimenti.

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Ksenia Chernaya | Pexels

Pianificazione

Innanzitutto, è importante pianificare in anticipo sia il tragitto sia il tempo che sarà necessario per percorrerlo. In questa fase organizzativa, è importante mettere in conto che i bambini amano fermarsi spesso, magari per osservare un insetto o per arrampicarsi su un albero. È quindi consigliabile essere elastici e considerare nella pianificazione anche vari momenti di pausa.

Sicurezza

Quali sono i rischi maggiori di una passeggiata in montagna? In primo luogo, la disidratazione: camminare, soprattutto d’estate, significa perdere molti liquidi (ad esempio tramite la sudorazione). Per questo è importante portare sempre con sé un’adeguata quantità di acqua per tutta la famiglia. Un altro rischio è l’ipotermia, un abbassamento della temperatura del corpo dovuto alla possibilità (molto frequente in montagna) che si verifichino repentine e impreviste variazioni della temperatura. Per evitare questo rischio è fondamentale vestirsi a strati, prevedendo sempre anche degli indumenti anti-pioggia. Il primo segno dell’ipotermia è il tremore. Se vediamo un bambino tremare, quello è il momento di fermarci – è importante non perdere tempo e cercare di riscaldare il bambino rapidamente, coprendolo e possibilmente proponendogli uno snack calorico e/o una bevanda calda (da trasportare nel thermos) alla quale aggiungere un cucchiaino di miele. Infine attenzione al sole: in montagna il clima è tipicamente fresco e ventilato, quindi si riduce la percezione dei raggi solari, con tutti i rischi conseguenti (in particolare, il colpo di sole). Per questo è importantissimo utilizzare creme solari ad alta protezione. È possibile che il bambino durante la passeggiata (soprattutto nei boschi) si smarrisca. È dunque importante, prima di partire, concordare con il bambino il comportamento da adottare in caso si perda. Alcuni consigli utili: invitate il bambino a fermarsi in un punto (ad esempio abbracciando l’albero più vicino) e fategli portare in tasca un fischietto, che potrà usare per segnalare la propria presenza all’accompagnatore. In generale, se la passeggiata è particolarmente complessa, lunga o impervia, una possibilità da prendere sempre in considerazione è quella di affidarsi ad una guida professionista.

Natura

Chi porta spesso i propri figli a passeggio in montagna sa che i bambini, non appena si ritrovano nella natura, si trasformano in piccoli esploratori. Conoscere e rispettare la natura durante le passeggiate in montagna e nei boschi è un’occasione straordinaria di apprendimento e di crescita, e da questo punto di vista è importante che anche i genitori o gli accompagnatori siano di stimolo per i bambini. Se il bambino sarà incoraggiato nell’osservazione e nella scoperta delle piante, degli alberi, dei fiori, degli insetti, dei piccoli rettili, degli uccelli e dei mammiferi che si incontreranno sulla strada, ne rimarrà certamente affascinato e imparerà tante cose nuove.

Responsabilità

Le passeggiate nella natura sono una straordinaria occasione per insegnare ai bambini alcuni comportamenti di responsabilità, sia nei confronti del gruppo, sia nei confronti dell’ambiente – e quindi della società. Ad esempio, è importante insegnare ai bambini ad aiutare i loro amichetti più piccoli durante la passeggiata. Può essere divertente decidere un “capo-spedizione” e far ruotare i bambini in questo ruolo. Passeggiare nella natura significa anche insegnare ai bambini a rispettare l’ambiente, secondo il motto “non lasciare traccia”. In particolare, è importantissimo che i bambini siano educati a raccogliere tutti i loro rifiuti, e magari anche oggetti di plastica lasciati da altri e incontrati lungo il sentiero. Per incoraggiarli si può includere una busta per i rifiuti e dei guanti di plastica nel loro equipaggiamento.

Fino a quale altitudine?

Più si sale in montagna, più la concentrazione di ossigeno nell’aria diminuisce. La riduzione della concentrazione di ossigeno, soprattutto se repentina, può causare in alcune persone alcuni disturbi fastidiosi, come stanchezza, inappetenza, nausea, vomito. Si tratta del cosiddetto “mal di montagna” o “mal d’altitudine”. Allora come regolarsi nella scelta dell’altitudine da raggiungere con i bambini? Innanzitutto il suggerimento è la prevenzione: quando dobbiamo salire ad un’altezza elevata, è bene avvicinarsi gradualmente. Per i bambini sotto l’anno di vita, è consigliabile non superare i 2000 metri. Nelle età successive, si può scegliere di spingersi anche ad altitudini maggiori, evitando possibilmente di superare i 3000 metri e soprattutto aiutando i bambini (compatibilmente con la loro età) a riconoscere i sintomi del mal di montagna in modo da potersi fermare in caso di necessità.




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Equipaggiamento: irrunciabili

1) Acqua

2) Snack calorici

3) Scarpe adatte al trekking

4) Vestiti a strati e un cambio di indumenti completo

5) Indumenti per la pioggia (possibilmente una giacca anti-pioggia e dei pantaloni impermeabili, sono utili anche in caso di vento freddo)

6) Crema solare ad alta protezione

7) Cappello

8) Spray anti-zanzare

9) Un fischietto

10) Fazzoletti e/o salviette umidificate

11) Una busta per raccogliere i rifiuti

Facolatativi

1) Binocolo

2) Macchina fotografica

3) Lente d’ingrandimento

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