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Adolescenti svogliati dopo il lockdown. Cosa possiamo fare per loro?

BORED BOY

Di VH-studio| Shutterstock

Semprenews - pubblicato il 20/08/20

Gli effetti della quarantena sui nostri figli.

Di Marco Scarmagnani

Occorre innanzitutto capire e normalizzare alcuni comportamenti dettati da un adattamento ad una fase di emergenza. E poi capire come agire. È evidente che gli effetti della pandemia non scompariranno con l’allentamento delle misure di prevenzione, con la ripresa delle attività e di una vita quasi-normale. Gli effetti rimarranno per diversi mesi incastonati nel nostro equilibrio psicofisico. Come sempre, la famiglia è il luogo dove questi effetti possono trovare spazio di espressione, sedimentarsi per venire rielaborati e – si spera – attraversati. Nel frattempo gli adolescenti – categoria già in crisi di default – esprimono il disagio, e i genitori giustamente si preoccupano, come «mio figlio – scrive Giorgia – che non è più quello di prima, si sveglia tardi e non dorme la notte, passa le giornate a giocare alla play, chiuso in un mutismo angosciante. Abbiamo provato a parlargli e ci ha aggrediti, anzi, abbiamo quasi preso paura».

Primo passo, capire l’adolescente

Quanto e come sono stati colpiti i nostri giovani? Nel processo di crescita verso l’autonomia – ad esempio – gli adolescenti utilizzano il gruppo dei pari come cuscinetto tra la dipendenza sperimentata in famiglia e la assunzione di responsabilità tipica (più o meno) dell’adulto. Ci rendiamo conto di quanto l’isolamento forzato abbia devastato questa oasi? Le infinite chat notturne possono aver sostituito il bisogno di fisicità prorompente, di abbracci, di corse, di sport di squadra, di affetto con il quale il giovane si sperimenta e si disseta? Solitamente definiamo “patologici” quelli che si rinchiudono in stanza e non escono. Nei mesi scorsi sono stati tutti forzati a questo cambiamento. Non potendo ribellarsi, l’assetto svogliato-anaffettivo può essere stata l’unica possibilità di sopravvivenza psichica.
Un altro capitolo è quello della didattica a distanza. Le ore passate a lezione davanti al pc non hanno nulla a che vedere con l’andare a scuola. Il passaggio di conoscenze tramite web costringe ad un iperinvestimento attentivo, perché vengono meno gli altri canali non verbali che solitamente si utilizzano. Non si potevano distrarre gli occhi, se si perdeva una parola si perdeva il filo del discorso. Gli ultimi mesi sono stati estremamente stancanti.


CONFERENCING CALL,

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Come uscire dal tunnel

I genitori, oggi più che mai, sono chiamati a manifestare la loro adultità mantenendo la calma, per permettere a questi giovani di riprendersi piano piano. Diano pure indicazioni precise, facciano pure richieste di aiuto per i lavori domestici, chiedano un’alternanza sonno/veglia consona alla socialità e ad una corretta igiene mentale. Ma tutto questo esortando senza esasperazione.
Ci si adatterà anche a questo trauma, e – cara Giorgia – torneremo normalmente ad occuparci dei problemi dei nostri figli.

Che cosa è la noia? Qualche spunto

«Condizione psicologica caratterizzata da insoddisfazione, demotivazione, riluttanza all’azione e sentimento di vuoto» (Umberto Galimberti)
«L’uomo sano che non spende sufficientemente le sue energie disponibili, s’annoia» (Henry Le Savourneux)
«… il dispiacere della noia non corrisponde ad una mancanza di tensione, ma piuttosto a un eccitamento il cui scopo è inconscio» (Otto Fenichel)

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