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Sono bipolare e sono riuscito a salvare il mio matrimonio

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Pixel-Shot | Shutterstock

Orfa Astorga - pubblicato il 02/09/20

La diffusione di questo caso, trattato nel consultorio di Aleteia, è stata permessa dai protagonisti per aiutare chi vive una situazione simile

Mia moglie mi ha detto che qualcuno le aveva suggerito di considerare l’ipotesi che il nostro matrimonio prima o poi non sarebbe riuscito ad andare più avanti, e che forse non era mai esistito. Questo a causa dei miei stati d’animo, per i quali entravo in periodi depressivi in cui mi sentivo scoraggiato e insicuro, cosa che ci faceva soffrire molto. Mi ha anche detto che lei mi conosceva davvero e che sapeva di essere amata nonostante la situazione.

Per fortuna abbiamo deciso di ricorrere alla consulenza matrimoniale di Aleteia, in cui siamo stati rasserenati e ci è stato detto che non si doveva confondere un problema di alterazione psicologica nella mia persona con un’incapacità che impedisse definitivamente di fondare, conservare e far crescere l’amore coniugale e l’unione tra gli sposi; che pur essendo presente una malattia psicologica la cosa poteva essere difficile, ma non impossibile.

Ci è stato spiegato che la capacità di amare a livello coniugale non deriva essenzialmente dal solo atteggiamento psicologico, anche se questo è molto importante, ma dalla capacità di raggiungere l’intima compagnia di corrispondenza e corresponsabilità della coppia nel costruire la relazione, il che può accadere con o senza malattia psicologica. Che solo nel caso in cui questa capacità fosse intaccata da limiti insuperabili non sarebbero state possibili le dinamiche dell’amore coniugale, indispensabili per il matrimonio. Mia moglie ed io sapevamo che non era il mio caso.

Ci hanno esortato a richiedere esami neurologici e psichiatrici. Mi è stata diagnosticata una forma di bipolarità, per la quale ho ricevuto un trattamento con sali di litio che, accompagnato dall’opportuna terapia psicologica, mi ha permesso di recuperare gradualmente l’autocontrollo e la capacità di relazione, senza i pronunciati alti e bassi emotivi.

Il sostegno chimico sarebbe durato forse per tutta la vita, mentre la terapia psicologica fino a che non avessi raggiunto sicurezza e autonomia emotiva per tornare ad essere l’uomo che mia moglie conosceva.

Visto che la mia capacità di amare mia moglie non era intaccata, la terapia più potente è stata quella legata al rinnovamento dell’unione amorosa tra lei e me, che ha fatto aumentare notevolmente sia la mia capacità di autoconoscenza che quella di governare la mia malattia.

Quanto è vero quando diciamo che l’amore può tutto!

Nullità matrimoniale?

In certi casi, una delle parti della coppia cerca la nullità, confondendo il problema di una malattia psicologica in uno dei coniugi con una disfunzione nel rapporto. Le due questioni vanno affrontate separatamente.

Può esistere una linea sottile tra una difficoltà e l’impossibilità dell’amore coniugale, che richiede una diagnosi coscienziosa, da parte sia della scienza della salute mentale che di quelle del matrimonio e della famiglia.

Come identificare questa impossibilità? Un paziente con un problema psicologico grave può provare impulsi sessuali come condizione della natura umana maschile o femminile, e come persona accettare e offrire diverse forme di affetto a genitori, parenti e amici. Questa alterazione, però, può influire in modo così diretto sulla struttura e le dinamiche essenziali dell’unione coniugale da impedirne fondazione, conservazione, crescita e ripristino.

In altri casi, la capacità di amore coniugale è radicalmente incompatibile con l’esistenza di alterazioni psicologiche diagnosticabili. La questione è se quella persona, pur con il suo problema, è in grado di fondare con un uomo o una donna una piena unione nell’intimità della loro vita, in vista dell’aiuto reciproco e dell’educazione dei figli.

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