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Avevamo 4 figli adottivi ora siamo “genitori” di un orfanotrofio intero!

4INZU

Screenshot | YouTube | TV2000it

Silvia Lucchetti - pubblicato il 24/09/20

Tre famiglie pugliesi e una veneta partono per andare a conoscere il proprio figlio adottivo a Gitega in Burundi, ma non si limitano a questo: fondano la Onlus 4 Inzu e decidono di costruire un orfanotrofio

Su Avvenire Luciano Moia racconta una storia che vale la pena condividere, quella di quattro famiglie italiane – Dioguardi, Paciletti, Germinario e Semeraro – che hanno adottato quattro bambini africani del Burundi, e fin qui penserete, niente di nuovo, sembra una storia simile a tante (bellissime) altre. Ma c’è un però. Le quattro coppie, tre pugliesi e una veneta, si sono conosciute a Gitega, nel maggio 2017, per lo stesso motivo: erano nella capitale del Burundi per incontrare i bambini che avevano adottato. E’ nata tra loro subito una grande intesa che in seguito è diventata amicizia e hanno deciso che non avrebbero detto addio a tutti gli altri orfani incontrati durante quei giorni indimenticabili. Tornati in Italia, dopo pochi mesi, hanno creato la Onlus 4 Inzu. Inzu nella lingua Kirundi significa “casa” ma anche “famiglia” e quattro perché come spiegano i fondatori…

Quattro, per noi è il numero perfetto. Quattro famiglie, quattro case, quattro città, quattro bambini, quattro anni di attesa (Avvenire)

A Gitega la situazione era disastrosa

E invece di pensare soltanto ai figli finalmente in carne ed ossa con loro, dopo burocrazia, attese, difficoltà, paure e un percorso tortuoso lungo quattro anni, hanno creduto necessario battere un nuovo sentiero, a mani nude praticamente, con la forza della gratitudine. Primo obiettivo? costruire un vero orfanotrofio perché come racconta ad Avvenire una delle mamme, Maria Giovanna Galluzzi:

A Gitega la situazione era disastrosa. L’orfanotrofio in realtà non aveva una sede, c’erano più o meno trenta bambini che si spostavano di casa in casa, sperando nell’accoglienza di qualcuno un po’ meno povero di loro. (Ibidem)

Nel video di TV2000 Maria Giovanna Galluzzi e suo marito Leonardo Dioguardi ospiti di Paola Saluzzi nel programma L’ora solare, raccontano cosa ha mosso loro e gli altri genitori ad aiutare gli orfani del Burundi:

“Non siamo noi che abbiamo salvato i nostri figli, è lui che ha salvato i nostri figli”

Si prende cura di loro Leopold, il direttore dell’orfanotrofio, un ex ragazzo orfano che a 18 anni ha deciso di mettersi a disposizione dei bambini abbandonati. Maria Giovanna sottolinea nel video: “non siamo noi che abbiamo salvato i nostri figli, è lui che ha salvato i nostri figli”, e in queste parole è racchiusa tutta la riconoscenza per la generosità di un uomo che si spende per i più piccoli della socie Quando le 4 famiglie hanno visto con i loro occhi la povertà, le strutture fatiscenti, la mancanza di lettini e di cibo, hanno sentito il desiderio di rendersi utili e ricambiare in aiuto concreto la gioia ricevuta con l’arrivo dei loro bambini.

Ti aiuteremo a costruire un orfanotrofio

Leopold purtroppo non poteva contare neppure sugli aiuti pubblici, spiega la signora Galluzzi:

(…) lo Stato del Burundi è troppo povero, tiravano grazie alla solidarietà della tribù, secondo un concetto di aiuto reciproco che permette la sopravvivenza, quando la permette, ma non può offrire altro. (Ibidem)

Quando il gruppo informa Leopold dell’idea di costruire un orfanotrofio vero, lui sorride, non li prende sul serio, tanti promettono sulla scia dell’emotività ma poi una volta a casa si dimenticano dei “suoi” bambini.

(…) ci ha guardato dicendo “i soliti italiani”. Ne aveva sentite tante di promesse dagli genitori adottivi che si erano portati via uno dei “suoi” bambini. (Avvenire)

Stiamo pensando anche a un asilo

Invece questa squadra di genitori non abbandona il grande sogno e dopo aver dato vita alla Onlus comincia a raccogliere fondi condividendo il progetto con parenti, amici, conoscenti, organizzando serate, feste, eventi, e poi lanciando l’iniziativa sul web attraverso i social. Con le prime donazioni raggiungono la cifra necessaria per acquistare un terreno a Gitega: quindicimila euro. E così il progetto provvidenzialmente parte e in poco tempo e grazie alle donazioni, una coppia per festeggiare i 50 anni di matrimonio dona 25mila euro, si arriva all’estate del 2018 con la prima parte dell’orfanotrofio edificata: Casa Leopold. A giugno scorso è stato completato i secondo modulo ed ora la squadra punta al terzo:

Stiamo pensando anche a un asilo perché l’unica scuola della zona è sotto un tendone. Abbiamo già commissionato banchi e sedie. Il sindaco e le autorità locali ci incoraggiano. Difficile? Sì, ma la ce la faremo. (Ibidem)

Durante il lockdown hanno confezionato e venduto migliaia di mascherine cucite con stoffe coloratissime del Burundi acquistate durante l’ultimo viaggio, e con i guadagni hanno iniziato ad acquistare i primi banchi. Il progetto non si ferma, c’è ancora tanta strada da fare, insieme poi tutto sembra possibile e più bello!

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