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La scintilla del lunedì – Non siamo fatti per la morte

AUTUMN, RED, LEAF

Nong Vang | Unsplash

Annalisa Teggi - pubblicato il 28/09/20

Il rosso dell'autunno è una sentinella: se l'anima è matura e trabocca dal desiderio di bene potrà mai spegnersi nell'inverno?

Il calendario ci informa che da qualche giorno siamo entrati nell’autunno e la prima immagine che ci viene in mente sono le foglie che cadono. La consideriamo la stagione del tramonto, quasi la stanza d’ingresso nel tempo di freddo e immobilità invernale. Eppure trabocca di colori potenti, l’arancio delle zucche, il marrone caldo delle castagne, il rosso violento di certe foglie. Esattamente come il tramonto, l’autunno parla di uno squarcio di tempo che si avvicina alla fine eppure ha la potenza di un incendio. Poco prima della notte, poco prima dell’inverno c’è questa esplosione di luce intensa e calda.

Non è un caso che certe storie d’avventura come quella di Moby Dick comincino in autunno, sembra un paradosso ma è molto sensato: l’avventura è un’esplosione che comincia come alternativa all’ipotesi della morte. Ismaele si mette per mare alla ricerca di Moby Dick perché altrimenti si sarebbe ucciso. L’autunno è l’ultimo fuoco d’avvertimento prima dell’inverno.

E desta stupore che mentre noi associamo questa stagione alla foglia che cade, cioè a qualcosa che, compiuto il suo tempo, va a morire a terra, invece l’etimologia della parola autunno parla dell’opposto e significa «stagione ricca di frutti che la natura ed il lavoro dell’uomo hanno preparato». L’autunno quindi ci parla di cosa sia l’essere maturi: godere di ciò che si è seminato, avere un anticipo intenso di quel che è il premio per la fatica profusa. Il verbo latino augere è all’origine dell’autunno e significa aumentare, arricchirsi. Di cosa hai riempito la tua vita? Questa è la domanda che attraversa la stagione prima dell’inverno. Cosa riempie il tuo cuore tanto da farlo traboccare dell’arancio vivo che hanno i cachi? Proprio questo frutto mi attira nei mesi di ottobre e novembre, vedere gli alberi carichi di questi pomi fino a piegarsi a terra; e intanto attorno le giornate si accorciano e tutto è sul punto di precipitare nel freddo e nel buio. È mai possibile che uno si faccia un esame di coscienza davanti a un campo di cachi? Sì, perché guardarli è come tutt’uno col chiedersi se tutto ciò che ha fatto maturare la nostra anima e l’ha infuocata di un’attesa di bene e felicità sia destinato alla morte dell’inverno. No. Non siamo fatti per la morte. L’autunno è una sentinella che ci ricorda che l’inverno è solo un passaggio, non un traguardo.

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