Così ha risposto una ragazza che insieme a un gruppo di liceali ha trascorso una settimana in convento. Nel silenzio, nella preghiera e nel lavoro ognuna si è scoperta unica e irripetibile.
Di Teresa Pedini
Questa estate, non potendo partecipare a Centri Estivi o vacanze in giro per l’Italia, abbiamo invitato alcune ragazze liceali a trascorrere insieme una settimana dal 13 al 17 luglio a casa nostra a Roma, in via Aurelia Antica.
Silenzio e preghiera
Le undici ragazze (sei da Milano, tre da Treviglio, due da Meda) hanno vissuto nella nostra foresteria, all’interno del giardino del convento. Non si conoscevano tutte tra di loro e noi conoscevamo solo alcune.
La proposta che con suor Rachele abbiamo fatto loro è stata quella di una vita insieme a noi missionarie, fatta di preghiera, attività manuali e culturali, visite artistiche a Roma.
La nostra vita qui in casa ruota attorno a quattro momenti di preghiera: al mattino le lodi seguite da un’ora e mezza di silenzio, l’ora media, la messa con i vespri e la compieta che chiude la giornata. Il resto del tempo si studia, si lavora e ci si prende cura della casa.
Il primo giorno suor Rachele ha proposto a tutte loro di vivere insieme a noi il tempo del silenzio del mattino, provando semplicemente a stare in dialogo con Dio davanti al Santissimo esposto, a scrivere su un quadernino quello che stavano vivendo e quello che le colpiva di più, a leggere un libro tra quelli da noi messi a disposizione: la vita di Gesù o di un santo, la Cappella Sistina di Michelangelo, i misteri di Maria, Giotto.
Unici e irripetibili
Dopo il silenzio ci siamo divise in tre gruppi: suor Rachele e alcune ragazze hanno lavorato a un tavolo decorato con scarti di piastrelle per il nostro giardino, suor Teresa con alcune di loro all’orto, infine io e altre ragazze alla composizione di vetri colorati per quattro vetrate per la nostra casa. Il tempo prima del pranzo e della cena era riservato ai mestieri: chi innaffiava, chi diserbava le aiuole in giardino, chi si occupava di apparecchiare bene la tavola. Alcune hanno anche preparato con me la pizza per l’ultima cena insieme.
È stato molto bello lavorare insieme: ognuno di noi ha bisogno di sentirsi utile così com’è, di vedere che porta frutto nel mondo in modo unico e irripetibile. Forse questa è una delle esigenze più profonde che ogni persona ha. Proprio attraverso il lavoro insieme con il passare dei giorni ci siamo conosciute ed è cresciuta la libertà tra le ragazze che prima non si conoscevano.