Nella nuova enciclica di Papa Francesco, Fratelli Tutti, il Pontefice ricorda la necessità di offrire un’ospitalità adeguata ai migranti che fuggono da guerre, persecuzioni e catastrofi naturali.
Un gruppo di suore siciliane ha letto il testo e ha deciso di fare qualcosa al riguardo. Le Suore Serve della Divina Provvidenza di Catania avevano un convento a Roma e volevano che il Papa lo utilizzasse a questo scopo.
Lunedì l’Ufficio per la Carità Papale, guidato dal cardinale Konrad Krajewski, ha annunciato la trasformazione dell’edificio in un centro di accoglienza per rifugiati. L’edificio, noto come “Villa Serena”, è situato a cinque chilometri a sud-ovest del Vaticano.
Il cardinal Krajewski, che come “elemosiniere papale” è incaricato di assistere i poveri a nome del Pontefice, ha affermato che l’edificio verrà utilizzato per ospitare rifugiati, soprattutto donne sole, donne con minori e famiglie vulnerabili, che arrivano in Italia attraverso il programma dei corridoi umanitari.

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Il centro riuscirà a ospitare fino a 60 persone e le accoglierà nei primi mesi dopo il loro arrivo, accompagnandole nel percorso per ottenere un alloggio e un lavoro.
L’amministrazione dell’edificio verrà affidata alla Comunità di Sant’Egidio, particolarmente attiva fin dalla crisi dei migranti del 2015, durante la quale ha aperto corridoi umanitari per i rifugiati siriani e africani.
Nel 2016, la Comunità di Sant’Egidio ha portato Papa Francesco a visitare il campo di rifugiati di Moria, sull’isola greca di Lesbo.
Non è la prima volta che il pontificato di Francesco è coinvolto nella trasformazione di edifici religiosi per assistere i meno fortunati. Lo scorso anno il Papa ha dato la sua benedizione a un nuovo “palazzo per i poveri” di quattro piani situato proprio accanto al colonnato di Piazza San Pietro. Acquistato dal Vaticano negli anni Trenta, si è svuotato quando la congregazione di religiose lo ha abbandonato. Francesco ha detto al cardinale Krajewski di trasformarlo in un rifugio dove i senzatetto e i poveri di Roma potessero mangiare, dormire e apprendere delle abilità che possano tornare loro utili in futuro.