Il teologo don Armando Sannino chiarisce il senso della Istruzione vaticana sulle nuove forme di evangelizzazione. Niente da fare anche per le messe ogni due domeniche
Guida della comunità è il sacerdote. No, quindi, al laico “co-parroco” o “responsabile parrocchiale”. L’Istruzione vaticana sulla “Conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” (uscita a luglio), esclude “cambi di rotta” almeno per la Chiesa in Italia. Nel nostro Paese, infatti, non c’è la possibilità di sostituire (o affiancare) laici ai preti, al vertice delle parrocchie.
Lo sostiene e lo spiega don Armando Sannino, docente di teologia della parrocchia al Pontificio Istituto Pastorale “Redemptor Hominis” dell’Università Lateranense a Roma Avvenire (26 ottobre).
“Crescere nella Comunione in Cristo”
Don Sannino ha scandagliato nel dettaglio il volto della parrocchia italiana e lo racconta nel volume Nuova immagine di parrocchia. Un modello di rinnovamento (Lateran University Press; pagine 384; euro 34).
Rispetto alla non possibilità di far coordinare laici al posto di preti nelle parrocchie italiane «c’è una motivazione teologica, non solo pratica – afferma il teologo -. È intorno alla mensa del Signore che la vita comunitaria trova la sua massima espressione. Il sacerdote, presiedendo l’Eucaristia, ricorda a tutti che ogni processo pastorale ha come obiettivo quello di crescere nella comunione in Cristo del quale i ministri sacri sono segno sacramentale».