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Michael J Fox: ho scoperto la vera gratitudine nel momento più buio

MICHAEL J FOX

Debby Wong | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 09/11/20

Non può più recitare a causa del Parkinson e un tumore alla spina dorsale gli ha fatto perdere (e poi recuperare con fatica) la possibilità di camminare. "La gente non mi crede - dice Fox - ma io amo la vita"

Resta l’icona di Ritorno al futuro, ma da tempo Michael J Fox manca sullo schermo. Il Parkinson, poi un tumore alla spina dorsale lo hanno precipitato in quello che definisce il momento più buio della sua vita. Ne ha parlato di recente per condividere il guadagno di gratitudine che ha conquistato negli anni, e una sfida campeggia nel sottotitolo del suo ultimo libro: un ottimista tiene conto della mortalità.

Ritorno al presente

Era il 1991, Michael J Fox aveva appena 31 anni ed era all’apice della carriera: un tremolio alle mani fu l’anticamera della terribile scoperta, Parkinson. Lo rese pubblico nel 1998, dopo essere precipitato e poi riemerso dall’abisso dell’alcolismo.


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Il suo personaggio più famoso, Marty Mc Fly, andava avanti e indietro nel tempo. Ogni tanto ci scappa di dire, magari conoscere il futuro!. Magari? Davvero? Nella vita reale pare proprio che all’attore sia stato chiesto di vivere un’avventura ancora più clamorosa di quelle del suo alter ego cinematografico: abitare un presente pieno di incognite, non cedere alla disperazione di vedersi senza futuro.

Di solito il comico è una persona molto seria, con una visione addirittura tragica della vita. Michael J Fox non fa eccezione e, col tempo, ha usato la chiave dell’ironia proprio come medicina per curare non tanto la sua malattia, ma le fratture multiple della sua anima divenuta fragilissima.

L’alcolismo è stato il primo rifugio.

Poi, grazie alla famiglia, il percorso distruttivo s’inverte. E con grande sorpresa, nel 2013 ritroviamo l’attore capace di condividere una consapevolezza profonda attraverso il sorriso:

«Se entrassi in una stanza, e ci fossero Dio o Buddha o Bill Gates o Sergey Brin o chiunque altro potesse trovare una soluzione per guarirmi, non credo che direi di sì». (Vanity Fair)

Il tono è quello con cui cominciano le barzellette, ma la battuta che lascia a bocca aperta è che, anche potendo scegliere, non farebbe scomparire la malattia con un colpo di spugna. La vera ironia è un esercizio su cui c’è poco da ridere. E’ una forza – persino esagerata – che ribalta la prospettiva, che costringe a guardare anche il lato oscuro da un altro punto di vista. Solo così l’io può decentrarsi dai propri incubi.

Accettare è rassegnarsi?

Uno dei primi effetti invalidanti del Parkinson fu la perdita di memoria a breve termine, per un attore significa non riuscire a imparare i copioni. Michael J Fox ha dovuto rinunciare alla sua carriera, limitandosi a qualche comparsa o cameo. Ne ha parlato pubblicamente e intanto, lontano dai riflettori, viveva una vita domestica molto semplice. Ha imparato a conoscere un corpo che contraddiva la sua volontà, e anche questa è un’ironia amarissima.

Guardare senza filtri la propria vulnerabilità, avere il coraggio di chiamare per nome la grande paura – quella della morte – riporta un uomo al grado zero di onestà sul suo esserci:

Non sono sempre in grado di controllare il mio corpo, non posso controllare quando sto bene e quando no. Posso controllare la chiarezza della mia mente. E posso controllare la buona volontà di alzarmi se qualcuno ha bisogno di me. Questa è una delle cose che la malattia mi ha dato: è un anticipo di morte. Comporta certe perdite e ogni volta che c’è una perdita, sei un passo più vicino alla morte. Quindi se accetti la perdita, puoi accettare il fatto che arriverà una grossa perdita. Accettato questo, puoi accettare tutto. Una volta che pensi a questo, ti dici: ok, datti pace e dalla anche agli altri. La mia felicità cresce in modo direttamente proporzionale al mio accettarmi, e in modo inversamente proporzionale alle mie aspettative. ( Da Esquire)

Quello di Fox è uno sguardo spoglio di ogni spiritualità, ma il vero senso religioso comincia proprio in questo spazio nudo dove l’uomo si riconosce creatura mortale. Di San Francesco che si spogliò di tutto, Chesterton disse che ebbe un gran guadagno di felicità:

Si dice comunemente in senso un po’ cinico che «fortunato è colui che non si aspetta nulla, perché non sarà deluso». San Francesco ha detto in senso assolutamente felice ed entusiastico che «fortunato è colui che non si aspetta nulla, perché tutto gli darà gioia». È stato partendo da questa idea ponderata di ricominciare da zero, dall’oscuro nulla del proprio deserto, che riuscì a godere anche delle cose terrene come pochi altri ci sono riusciti; e queste cose sono di per se stesse i migliori esempi pratici di questo concetto. Perché è impossibile che un uomo possa guadagnarsi una stella o meritarsi un tramonto. (da San Francesco)

2018, un tumore alla spina dorsale

In un’intervista di pochi giorni fa su People, Michael J Fox ha condiviso un altro momento terribile degli ultimi anni. Due anni fa gli è stato trovato un tumore, non maligno, sulla colonna vertebrale. Incombeva lo spettro della paralisi se non fosse stato operato, ma anche affrontare l’intervento è stato complicato. Ci sono voluti 4 mesi per riuscire di nuovo a camminare. Sembrava che questo ennesimo colpo del destino potesse essere affrontato e superato, ma la trama della realtà non è stata così gentile.

Dopo mesi di dolore e terapie, Fox era pronto a ricominciare la propria vita partecipando con un cameo in un film di Spike Lee: una brutta caduta il giorno prima delle riprese glielo ha impedito. Ed è stata la goccia che – proverbialmente – ha fatto traboccare il vaso della sua disperazione:

Mi ero proprio rotto. Ero lì appoggiato al muro della mia cucina in attesa dell’ambulanza e mi sono detto: “Ecco, più in basso di così non posso andare”. In quel momento ho messo tutto sotto accusa. Era chiaro, “Non posso metterci il sorriso sopra questo. Non c’è nessuno spiraglio di luce, non c’è il lato positivo. Qui c’è solo rimpianto e dolore”. (da People)

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L’ottimismo dei mortali

A strapparlo dalla tentazione di cedere alla disperazione sono stati i suoi legami più stretti, la famiglia: sua moglie Tracy e i loro 4 figli.

Ora la mia vita è tranquilla e trascorro del tempo molto felice. La gente non mi crede, ma io amo la vita. Amo stare con la mia famiglia. Adoro stare con Tracy. Amo non essere pieno di cose inutili da fare come un tempo, perché adesso non ho più le energie. (Ibid)
MICHAEL J FOX, FAMILY
Michael J Fox | Instagram

C’è questo spazio misterioso, che riccorre nelle vite di molte persone messe alla prova, per cui proprio nel punto più buio della parabola lo sguardo mette a fuoco un punto di luce e aggrappandosi a quello riconquista pezzo per pezzo la dignità e il valore immenso della propria vita.

«Un ottimista tiene conto della mortalità» ha scelto questo come sottotitolo del suo nuovo libro, Michael J Fox. Ignoro se creda o no in Dio, ma questa sua intuizione è per me una prova del fatto che siamo figli di un Padre che ha posto il sigillo dell’ essere sul mondo. L’avvertire senza paracolpi la propria mortalità è proprio l’inizio dell’ottimismo. Perché ottimismo non significa augurarsi il meglio per domani, ma avere la certezza che esserci ora è un bene. E solo il mortale, che trema per la pochezza di ciò che è, si sente esplodere di gratitudine proprio perché c’è. Ha confessato Fox:

Non è che prima non fossi sincero, ma la mia gratitudine è molto più profonda ora perché ha attraversato i momenti più cupi. (Ibid)

E per spiegare la sua conquista, che potrebbe suonare o assurda o astratta, ecco cosa aggiunge:

L’ottimismo è davvero radicato nella gratitudine, lo puoi sostenere solo a partire dalla gratitudine. E quel che ne deriva è l’accettazione. Accetta che quella cosa sia accaduta e l’accetterai per quel che è. Non vuol dire che non devi sforzarti di migliorare le cose. Non vuol dire che devi accettarla come punizione o penitenza, devi solo metterla al suo posto. E a quel punto si mette a fuoco tutto il resto della vita in cui puoi dare frutto, e vai avanti. (Ibid)

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