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“Mio padre andò di notte a S. Rita”. Rita Pavone e il fratello che guarì dalla polio

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By Andrea Raffin | Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 09/11/20

La cantante, ospite il 7 novembre nel salotto di Verissmo, risponde alle domande di Silvia Toffanin e racconta alcuni episodi della sua vita: ricorda con grande emozione il fratello più giovane recentemente scomparso. Da piccolo si ammalò di polio; i medici non gli davano scampo. Invece dopo la visita notturna del padre alla chiesa di S. Rita a Torino il piccolo si sveglierà, riuscirà ad assumere l'antibiotico e la malattia se ne andrà senza lasciare danni. Per Rita è un miracolo della vita.

Ora questo dettaglio inizia a farmi sentire un po’ troppo vintage, ma devo confessarvelo: da bambina, piuttosto piccola, ballavo con una certa soddisfazione il Ballo del mattone, saltellando per la cameretta della mia amica del cuore, di allora e di ora; ci eravamo attrezzate con vecchi 33 giri dei nostri genitori e usavamo gli allora famosi mangiadischi, quegli aggeggi arancioni, tutti bucherellati e con quella bella maniglia che li rendeva portatili.

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Di Photology1971|Shutterstock

Oltre a quella canzone di Pel di Carota, così era chiamata i primi anni della sua esplosiva carriera, ricordo quella del cucuzzolo della montagna con la neve alta così, per la valle noi scenderemo, con nei piedi un paio di sci, sci! 
Era la sigla di una trasmissione radio del mattino, non ricordo quale. Ma non è dei miei ricordi d’infanzia che vi voglio parlare ora, bensì di quelli di Rita Pavone. 




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Ospite a Verissimo

E’ appena stata ospite da Silvia Toffanin, il 7 novembre;in un salotto che sembra la sala da ballo di Cenerentola: distanze siderali tra l’ospite e la conduttrice. Ma almeno erano presenti, vis a vis. Una volta seduta e toltasi la mascherina Rita risponde senza altre maschere alle domande della Toffanin, che la lascia parlare, rintuzzandola ogni tanto, con il solito garbo e un ritmo che personalmente trovo piacevole, da vera conversazione. Siamo a Verissimo, nessuna pretesa particolare. Però l’ospite, vivace ed energica settantenne, racconta della sua vita, della sua carriera, della sua famiglia, delle cose importanti.

Il senso del soprannaturale nella sua vita

Non sta parlando (solo) della mamma, Rita, ma di qualcosa che ci trascende e che ha cura delle nostre vite personali.

Credo che ci sia lassù qualcuno che mi ama non so chi sia. Ho sempre avuto la percezione che ci fosse qualcuno che ha seguito i miei passi. Nei momenti più difficili ho trovato una svolta improvvisa, che non sempre accade! che ti fa rimette in grado di dire “bè, sono di nuovo in piedi”. Io credo in qualcosa di importante, io credo che ci sia qualcosa di importante se no non varrebbe la pena di vivere, se non ci fosse. Qualcosa che ci dà la possibilità di poter capire chi siamo, cosa facciamo, cosa faremo in futuro (…). (puntata del 7 novembre)

La famiglia e il rapporto col papà

Racconta la propria storia, il rapporto col papà, difficile ma bellissimo; l’amore per il marito di 19 anni più vecchio. Ci fu un enorme scandalo a suo tempo quando il suo Pigmalione divenne suo marito, e soprattutto il papà Giovanni vi si oppose duramente. Per poi cedere alla determinazione della figlia e sciogliersi definitivamente alla nascita del primo nipote.


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“Non sono mai stata bella”. Questo rafforza la sua autostima

Il papà è stato anche il suo primo sostenitore e ammiratore: le diceva che aveva una personalità forte, che avrebbe fatto strada. Lei riconosce in questo sguardo una delle fonti più ricche per la sua stabilità e la sua autostima. Sa di non essere mai stata bellissima e questo anziché mortificarla la rassicura sul fatto che se ha fatto strada è stato per il suo talento. Pensa che ci sia pieno di persone in gamba ma che nemmeno lei se la cavi poi tanto male.

Rita, i suoi tre fratelli e il rapporto col più giovane, appena scomparso

Alla domanda sul rapporto con i fratelli, Rita parla subito di Cesare, del piccolo di casa. Per lui mostra grande trasporto, dovuto come spesso accadde a quel misto di gioie e sofferenze che impastano la misura di vita che ci è data nella cesta degli ingredienti e che non scegliamo.

Il più piccolo è appena scomparso. Lui ha sofferto, toccato leggermente da una forma di abbandono, perché la mamma veniva con me, essendo la maggiore età allora a 21 anni. Lui ne aveva 12 quando la mia carriera è scoppiata.

Non appena si è sentito male nel 2018 ha deciso di stargli vicino e lo ha fatto fino alla sua morte.

Cesare, il ragazzino di famiglia: il fratellino più piccolo,…era importante. ognuno porta con sè dei dolori delle gioie, ma sono cose che ci fortificano..

Da bambino guarisce miracolosamente dalla poliomielite

“Hai un ricordo bello di quando eravate piccoli?” le chiede Silvia Toffanin. E la Pavone allora racconta di questo bambino, provato precocemente dalla vita, ma forte e custodito.

Lo davano per spacciato, il papà, operaio Fiat, va di notte da Santa Rita (la chiesa è il Santuario monumentale di Santa Rita), per pregare e offrire tutta la sua busta paga. Rita dice con fierezza che erano una famiglia povera, di una povertà dignitosa. Che vivevano in sei in due stanze, che la mamma faceva i salti mortali. Che si volevano bene. Cose semplici e vere, quelle cha fanno la differenza in ogni epoca.

La preghiera a Santa Rita, le parole del sacerdote, la pace della rassegnazione in Dio

Lui ha avuto una poliomielite da piccolo. Mio padre dice che era miracolato. Perché lo avevano dato già per spacciato. invece lui stranamente dopo ore si è svegliato, ha preso delle gocce di antibiotico e si è ripreso. Non ha avuto mai nulla che mostrasse che aveva avuto la polio: camminava benissimo, ragionava benissimo, era anche un po’ cinico come tipo, faceva delle battute… . Io penso che sia veramente stato un miracolo. Papà era andato di notte a S. Rita a Torino, ancora le chiese erano aperte di notte. Aveva messo la sua busta paga dentro la cassetta, ma non entrava, e il prete lo ha visto. Vedeva un uomo che sembrava che forzasse la cassetta invece voleva mettere dentro la busta che non passava. Parlano insieme, e  il prete dice che se era destino che la vita dovesse essere così doveva accettarlo. Lui si è sentito sollevato. “Era come mi avessero tolto un peso dalle spalle”, racconta. “Ho cominciato a camminare e sono andato correndo verso l’ospedale e uno mi è venuto incontro dicendo ?signor Pavone, venga, il bambino si è risvegliato!’. E’ stato così, è stato un grande miracolo un miracolo della vita.



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Il ritorno a Sanremo e in TV

Eccola con gli altri giudici del talent show musicale capitanato dalla sempre spumeggiante Michelle Hunziker . Rita Pavone si trova perfettamente a suo agio, canta con la sua proverbiale energia e, come ha riferito a Silvia Toffanin, si diverte come una matta. Recentissimo anche il suo ritorno a Sanremo, da cui era rimasta lontana per decenni, pare a causa dei continui veti dell’epoca Baudo.

Nota biografica

Rita nasce e vive i suoi primi anni in via Malta 43, nel quartiere Borgo San Paolo di Torino[6]. La famiglia di origine era composta dal padre Giovanni Pavone, un operaio della Fiat Mirafiori di origini siciliane (1912–1990), la madre Maria, casalinga di origini ferraresi, e i fratelli Piero, Carlo e Cicco (Cesare).

Rita, terza dei quattro figli della coppia, si iscrive alla prima liceo dell’istituto statale Santorre di Santarosa ma, nell’inverno 1959-60, la famiglia si trasferisce in un altro quartiere, presso le case operaie della Fiat di via Chiala 19, alle “Basse” di Mirafiori Sud. Nello stesso periodo, appoggiata e incoraggiata dal padre Giovanni, esordisce al Teatro Alfieri di Torino in uno spettacolo per ragazzini dal titolo Telefoniade, e realizzato dall’allora società telefonica Stipel[7]. È quella la prima volta che Rita si esibisce davanti a un pubblico, (…) Nel 1962 partecipa alla prima edizione del Festival degli sconosciuti di Ariccia, che vince interpretando Moliendo Café e altri brani del repertorio di Mina. Il patron della manifestazione del Festival è il cantante Teddy Reno, che diviene il suo pigmalione e che sposerà sei anni dopo in Svizzera, tra le polemiche a causa della notevole differenza d’età tra i due e per il fatto che all’epoca Teddy Reno era già sposato civilmente con Vania Protti, dalla quale aveva anche avuto un figlio. Con Teddy, Rita avrà due figli: Alessandro (1969) e Giorgio (1974). Insieme, risiederanno in Svizzera a partire dal 1968. La vittoria di Ariccia nel 1962 le procura un provino con l’RCA Italiana e le fa ottenere immediatamente un contratto discografico, che la consacra al grande pubblico negli anni a seguire[12].

Il successo

Cantante

Dal 1963 Rita raggiunge una vasta popolarità: già nei primi mesi dell’anno le vendite dei suoi dischi superano il milione di copie vendute.[13] Escono alcuni singoli di enorme successo: La partita di pallone, che il 16 febbraio 1963 arriva al primo posto in hit-parade per due settimane,[14] e Sul cucuzzolo (scritte da Edoardo Vianello); Alla mia etàCome te non c’è nessuno, che dal successivo 2 marzo resta in vetta per 9 settimane;[15]Il ballo del mattone, che l’8 giugno 1963 arriva prima restandoci per tre settimane[16]Cuore, versione italiana della hit statunitense scritta da Barry Mann e Cynthia Weil e interpretata da Wayne Newton: Heart (I Hear Your Beating), che il 6 luglio 1963 arriva prima per 9 settimane;[17]Non è facile avere 18 anni, che arriva prima il 25 gennaio 1964 per due settimane[18]Datemi un martello (adattamento italiano di Sergio Bardotti di If I Had a Hammer).

Nel 1964 interpreta lo sceneggiato televisivo Il giornalino di Gian Burrasca, tratto dal romanzo per ragazzi di Vamba e diretto da Lina Wertmüller, con musiche di Nino Rota orchestrate da Luis Bacalov. Sigla di questo programma è il brano Viva la pappa col pomodoro, la cui registrazione si avvale dello zither di Anton Karas. Questa canzone viene incisa dalla Pavone in molte lingue: The Man Who Makes The Music nel Regno Unito, Ich frage meinen Papa in Germania e Qué ricas son la papas in Spagna e nei paesi di lingua spagnola. (…)

Attrice

In questi anni, è protagonista anche di alcuni film musicarelli di buon successo commerciale: Rita, la figlia americana (1965) con Totò e la regia di Piero Vivarelli; Rita la zanzara (1966) con Giancarlo Giannini e la regia di Lina Wertmüller; Non stuzzicate la zanzara (1967), con Giancarlo Giannini e Giulietta Masina, sempre per la regia di Lina Wertmüller. Nel 1967, Rita Pavone vince il Cantagiro con Questo nostro amore, scritto da Luis Bacalov e Lina Wertmüller e tema del film Non stuzzicate la Zanzara. Nel 1967 escono Little Rita nel West (con 33 giri omonimo per la RCA), film con Terence Hill e la regia di Ferdinando Baldi, e La feldmarescialla, sempre con Terence Hill e la regia di Steno.

I successi all’estero

Grande è stata la popolarità di Rita Pavone a livello internazionale. Molte sono le etichette per le quali Rita incide. (UK, Germania, Brasile, Giappone, …)

(Fonte Wikipedia)

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