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Caro Dio, cosa hai preparato oggi per me?

CHILD, SURPRISE, FACE

Stanislav Fridkin | Shutterstock

Missionarie di San Carlo - pubblicato il 11/11/20

Dallo stupore dei bambini impariamo l'attesa con cui vanno incontro alla realtà, pronti a cogliere qualcosa di gratuito e non riducibile agli schemi umani.

Di suor Maria José Viedma

Quest’estate per tre settimane insieme ad Alina, Caterina e un gruppetto di ragazzi tra gli 8 e 13 anni, ci siamo impossessate del giardino di casa facendolo diventare campo da gioco, sala da pranzo e palcoscenico di una band di prima categoria composta da chitarra e tante percussioni.


BOY, PLAY, MUD

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Lasciamoci guidare dallo stupore, come i bambini

Quando mi capita di dover passare tanto tempo con i bambini mi tornano in mente le parole di Gesù, “se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”, e mi chiedo cosa intendeva Gesù mentre diceva questa frase. I bambini infatti non sono, come romanticamente ci viene a volte da pensare, innocenti e puri. Anche loro sono segnati dal peccato originale, quindi cosa c’è in loro che li rende il modello per entrare nel regno dei cieli?

Ogni giorno all’ingresso di casa accoglievamo i ragazzi mentre arrivavano con i genitori per adempiere le misure di precauzioni del Covid: mascherina: ok, disinfezione delle mani: ok, temperatura: ok, via! Un giorno stavamo ancora compilando i documenti con una delle mamme, mentre il figlio Alessandro correva già nel cortile. Quasi subito però è tornato e ha iniziato a bombardarmi di domande: perché il campo non è preparato? Dove sono gli ostacoli? Cosa facciamo? Nelle sue domande non c’era nessuna pretesa né delusione, semplicemente una curiosità spalancata. Alessandro era certo che c’era qualcosa di preparato per lui e per gli altri ragazzi, era certo che avevamo pensato una proposta per loro, e quando non ha trovato ciò che si aspettava, è tornato velocemente a chiedere per scoprire quale sarebbe stata la novità del giorno. Ho pensato che anche Dio desidera da noi questa cuoriosità bella: ogni giorno Lui prepara una proposta per noi e non sempre essa coincide con le nostre aspettattive; quando accade così, bisogna tornare da Lui a chiedere, disponibili ad accogliere le novità: cosa hai preparato oggi per me? Non ho trovato quello che mi aspettavo, quindi cosa mi hai preparato?

Piccoli semi

Ai nostri piccoli ospiti abbiamo proposto un laboratorio di musica con Caterina, la musicista della nostra casa, e un laboratorio di botanica approfittando della passione per il giardinaggio di Alina. Il laboratorio di botanica si è rivelato una fonte continua di novità. Il primo giorno abbiamo piantato con loro dei semini in un vaso, ciascuno aveva il proprio e ogni giorno doveva prendersene cura.

SEED
PIXABAY

Al mattino quando arrivavano e al pomeriggio durante il laboratorio innaffiavano e attendevano che succedesse qualcosa. Un giorno dopo pranzo sentiamo le urla di Alessandro che correva in mezzo al cortile chiamando tutti: “È NATO!!! È NATO!!! Venite a vedere, è nato! È nato!”. Ci siamo alzati in fretta da tavola per andare a vedere “il neonato”, e anche quelli che giocavano da altre parti si sono radunati attorno ad Alessandro che fissava tutto fiero il suo vasetto. Ad un primo sguardo, nel vaso di Alessandro non si vedeva niente oltre la terra; poi, guardando bene nel punto preciso che lui ci indicava, abbiamo visto due piccole foglioline verdi. Saranno state grandi due millimetri ciascuna.

Questo momento mi è rimasto impresso nel cuore, perché lo stupore pieno di gioia di Alessandro era in qualche modo arrivato a tutti. Davvero quando si sta davanti all’opera di Dio ci si stupisce, perché in essa c’è qualcosa di gratuito, di non misurabile e non riducibile alla causalità umane. Mi vengono in mente le parole di san Paolo:

uno semina, l’altro innaffia, ma è Dio che fa crescere.



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Un cuore attento

Tutti avevano seminato e innaffiato, eppure è stata la piantina di Alessandro a germogliare per prima, come un piccolo miracolo. Ci vuole però un cuore attento per riconoscere l’opera di Dio, bisogna, come Alessandro, andare lì ogni giorno trepidanti nell’attesa di vedere accadere qualcosa di nuovo. E poi, quando lo vedi accadere non puoi trattenere la gioia e il desiderio di comunicarlo a tutti: “è nato!”.

I bambini hanno un cuore che attende e che si stupisce. Solo chi ha un cuore così può entrare nel regno dei cieli, perché lì il Signore vuole donarci tutto, lì Lui sarà sempre nuovo e la gioia del Signore è vedere la gioia del nostro stupore. Bisogna proprio tornare come bambini perché il regno dei cieli che sarà inizia già qua.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA MISSIONARIE DI SAN CARLO

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