Quest'anno ricorre il primo centenario della canonizzazione della Pulzella d'Orléans: è l'occasione giusta per approfittare della compagnia di quella che, stando a Mark Twain, «resta di gran lunga la personalità più straordinaria mai prodotta dal genere umano».
Giovanna, grande coach per i tempi moderni. Per Alexandre Dianine-Havard, fondatore del sistema di Leadership Virtuosa e grande ammiratore di Giovanna d’Arco, l’eroina di Orléans
ci comunica la bellezza e la grandezza dell’essere umano, ella suscita in noi la sete di vivere, di intraprendere e di sacrificarsi.
Egli stesso ne ha fatto esperienza una ventina d’anni fa. Mentre esercitava la professione di avvocato in Finlandia il volto di Giovanna, «risplendente di luce e di purezza», gli apparve una notte e gli bisbigliò in inglese: «Let’s go!» («Andiamo!»).
Una grazia che mi invitava ad abbandonare il mio mestiere di avvocato per consacrarmi all’insegnamento della leadership virtuosa in tutto il mondo.
È quanto confida Alexandre Dianine-Havard nelle prime pagine del suo delizioso opuscolo Coaché par Jeanne d’Arc (Le Laurier), pubblicato in Francia all’inizio di novembre. Convinto della grandezza e della modernità che offre la figura di Giovanna, l’avvocato si è allora messo a osservare differenti episodi della sua vita e a distillarne modelli applicabili alla vita quotidiana contemporanea. Nel corso dei quindici capitoli che compongono il libro, il lettore si lascia trascinare da Giovanna, che «ci bisbiglia all’orecchio buoni consigli». Scegliamo tre delle quindici perle di saggezza del libro.
1Non temere il fallimento
A dispetto del suo eroismo esistenziale, Giovanna ha conosciuto molti fallimenti – il più eclatante dei quali fu senza dubbio il rogo di Rouen, che avvenne quando gli Inglesi ancora occupavano il suolo francese, e la giovane dovette essere preda della tentazione di essere schiacciata (anche) dal peso dell’incompiutezza della sua missione. Eppure Alexandre dianine-Havard fa dire alla sua eroina:
È grazie al mio martirio che la mia missione si è compiuta: nell’ora stessa del mio supplizio, gli Inglesi hanno cominciato a dubitare della loro vittoria.
Inoltre, galvanizzati dalla sua fortezza d’animo e dal suo coraggio, furono i suoi soldati a ultimare la sua missione, non più con lei ma per lei. Allo stesso modo, anche il suo processo – minutamente registrato, parcellizzato e sigillato – risulta alla fine un’opera alla sua gloria, grazie alla quale tutto il mondo ha conosciuto la sua vita. «Lì dove tu vedi un fallimento, Dio vede una vittoria», sottolinea l’autore – anche se non se ne coglie immediatamente il senso. Egli propone un esercizio pratico per rendersene conto: identificare tre grandi fallimenti della propria esistenza e scorgerne, a posteriori, le vittorie che ne sono scaturite.