Le Isole Canarie non sono troppo fortunate. Qualche tempo fa, prima della pandemia, erano migliaia di turisti che volavano nell’arcipelago alla ricerca di sole, relax e meritato riposo. Gli euro arrivavano a palate, e il turismo accoglieva a braccia aperte i suoi ospiti.
Oggi continuano ad arrivare persone, ma non attraverso gli aeroporti o con viaggi organizzati dai tour operators. Arrivano in gommone, e gli “agenti di viaggio” sono le mafie organizzate che lucrano con la sofferenza altrui. Sono persone che fuggono dalla miseria cercando una vita migliore, e non di rado trovano solo la morte in un’imbarcazione alla deriva, altre volte indifferenza o rifiuto.
Il buon pescatore
A volte, però, si incontra anche il buon samaritano. Questa volta è stato rappresentato da Ignacio Fontes, un pescatore che vive a Haria, a Lanzarote. Stava pescando a Órzola, e un gommone con 35 persone era naufragato. Un collega lo ha avvisato, e lui non ci ha pensato due volte. Insieme ad altri quattro “buoni samaritani” si è gettato in mare, riuscendo a salvare 9 persone.
Fontes ha raccontato l’accaduto alla radio spagnola COPE: “Non avevamo mezzi sufficienti, giubbotti salvagente né altro. È stato difficile non avendo niente. Ci siamo lanciati con grande incertezza e tanto nervosismo”.
“Si sentiva solo gente che gridava, chiamava e piangeva. Andavi lì e a volte dovevi scansare persone già morte. Era la prima volta che vedevo un cadavere nell’acqua. Quando andavi a salvarlo ti rendevi conto che era senza vita; lo scansavi e andavi avanti. È una cosa difficile, ti rendi conto che il mondo non è così facile”, ha confessato.
“La persona che mi ha scioccato di più è stata l’ultima che ho salvato. Quell’uomo era molto lontano, a circa 500 metri dalla costa. Visto che conosco la zona e sapevo che non mi sarebbe successo niente non ho esitato. L’ho preso e ho provato a trascinarlo fuori”.
#URGENTE | Diecisiete supervivientes por el momento en el naufragio de una patera en Órzola, en el norte de #Lanzarote. Se teme que haya víctimas entre los inmigrantes que cayeron al mar. Imágenes de Paola Delgado, de @BiosferaMedia, cedidas a @EFE_Canariaspic.twitter.com/wRusgvUQYk
— EFE Canarias (@EFE_Canarias) November 24, 2020
In quel momento ha sentito piangere un bambino. Ho lasciato l’uomo sulla costa ed è tornato a cercare il piccolo: “Quando sono arrivato era ormai troppo tardi e non ho più sentito niente”.
In queste settimane le coste delle Canarie si stanno trasformando in un nuovo cimitero. Com’è accaduto a Lampedusa e al Mediterraneo, sono molti i migranti che arrivano, ma altrettanti, se non di più, sono quelli che annegano nell’Oceano Atlantico.