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Il Papa smentisce relazioni con promotori di una legge ultrabortista

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Travis Fultz/SHUTTERSTOCK

Gabriele Marconi - Breviarium - pubblicato il 07/12/20

Il Santo Padre in una missiva, resa nota dalla Conferenza episcopale argentina, parla di distorsioni da parte dei media e ribadisce la difesa della vita nascente

Con le parole che seguono il Papa, nella lettera agli ex-alunni e compagni di seminario del 5 dicembre e diffusa dalla Conferenza Episcopale Argentina il giorno stesso, smentisce le relazioni personali di favore ai promotori della legge per liberalizzare l’aborto – che ribadisce essere l’assoldo di un sicario – lasciando anche un messaggio molto potente per la Chiesa intera, mettendo in guardia dalle mistificazioni che quotidianamente vengono perpetrate sulle sue parole.


Cari amici,
Grazie per la lettera.

Sono stato molto felice di riceverla e mi fa anche piacere che siate così inquieti per il bene della Patria. L’amore per la Patria è un valore fondamentale, indica l’amore per i padri della Patria, l’amore per le tradizioni, l’amore per il popolo della Patria. A volte penso (guardando ad alcuni paesi europei) che appaia, più dell’amore per il paese, l’amore per l’”azienda” che gestisce il paese; e quando vedi questo, mi viene in mente la poesia di Jorge Dragone: “La nostra patria è morta”.

Devo confessare che non sono a conoscenza di tutto ciò che accade lì, nel dettaglio. La Segreteria di Stato mi informa sugli sviluppi dei vari paesi una volta alla settimana. Lo fanno bene e tramite riunioni. Lì approfondisco le questioni dell’Argentina e confesso che alcune destano la mia preoccupazione.

Non mantengo alcuna corrispondenza con i politici; ricevo solo lettere da persone che sono in politica, ma pochissime; e la mia risposta è non tanto immischiarmi nella lotta politica di tutti i giorni, ma piuttosto pastorale e di retta educazione. Una delle ultime mi ha interpellato sul problema dell’aborto e io ho risposto come ho sempre fatto (anche nell’ultimo libro Ritorniamo a sognare che esce oggi); la questione dell’aborto non è principalmente un problema religioso, ma umano, una questione di etica umana prima che di qualsiasi confessione religiosa. E suggerisco ci si pongano due domande:

  1. È giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema? E
  2. è giusto assumere un sicario per risolvere un problema?

Mi viene da sorridere quando qualcuno dice “Perché il Papa non invia la sua opinione sull’aborto in Argentina?” Ebbene, la mando in tutto il mondo (anche in Argentina) da quando sono Papa.

E questo punto tocca un altro problema. In generale, lì non si sa cosa io dica abitualmente…, si sa cosa si dice che io dica; e questo grazie ai media che, lo sappiamo bene, rispondono ad interessi parziali, privati ​​o di parte. In questo credo che i cattolici, dall’Episcopato ai fedeli di una parrocchia, abbiano il diritto di sapere cosa dice realmente il Papa… e non quello che gli fanno dire i media; qui il fenomeno della narrazione ha parecchio peso (es. Tizio mi ha detto che Caio ha detto questo … e così la catena continua). Con questo metodo di comunicazione, in cui ognuno aggiunge o toglie qualcosa, si ottengono risultati non plausibili, come la storia di Cappuccetto Rosso che finisce a un tavolo dove Cappuccetto Rosso e la nonna stanno mangiando una deliziosa pietanza a base di carne di lupo, Così accade con la “narrazione”.

Due volte vien fatta menzione della mia relazione (vicinanza, amicizia) con la signora De Kirchner. L’ultima volta che ho avuto contatti con i due ex Presidenti (lei e il Sig. Macri) è stato quando erano in carica. Dopo di che non ho più avuto contatti con loro.

È vero che le locuzioni «Sono un buon amico di» o «Sono in contatto regolare con» riguarda molto la “facciata” porteña [di Buenos Aires], e non è la prima volta che mi rammarica precisarlo (scherzando direi che non ho mai avuto “così tanti amici” come adesso).

Riguardo alla [questione della] “proprietà privata” non faccio altro che ripetere la Dottrina sociale della Chiesa. È vero che alcuni prendono questi detti per riformarli o interpretarli secondo il loro punto di vista. San Paolo VI e san Giovanni Paolo II, a questo proposito, si pronunciarono con espressioni ancora più dure. Penso che nelle Parrocchie e nelle Scuole Cattoliche la Dottrina sociale della Chiesa non sia sufficientemente spiegata, soprattutto il cammino da Leone XIII ad oggi; ecco il perché di tante confusioni. Un santo vescovo, di cui è stata avviata la causa di canonizzazione, ha detto: «Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista»1.

Il Dr. Grabois, ormai da anni, è Membro del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Riguardo a quello che affermano sulle sue dichiarazioni (che sarebbe mio amico, che avrebbe contatti con me, ecc.) debbo chiedere un favore; questo è importante per me. Ho bisogno di una copia delle dichiarazioni in cui lo afferma. Mi aiuterà molto riceverle.

Ebbene, la lettera era lunga. Mi sono fermato più volte alle firme … e le ho ricordate una per una. Qualcuno di voi è già un bisnonno? Risaliva [la lettera] agli anni ’64-65 e con molto affetto accarezzava immagini che “arrivavano” al cuore mentre, quasi inconsapevolmente, prevaleva la formulazione del Brindisi di Gerardo Diego 2. Per me anche questo significa tornare alle origini.

Grazie per avermi scritto. Prego per voi e per le vostre famiglie; per favore, vi chiedo di continuare a farlo per me.

Possa Gesù benedirvi e la Vergine Santa custodirvi. Fraternamente

Francesco

P.S.: in merito a ciò che dico circa i media della comunicazione, mi spiego meglio in Fratelli Tutti nn. 42-43.

F.

[traduzione dallo spagnolo a cura di Gabriele Marconi]

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