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Vescovo della Repubblica Centroafricana: “Pregate per noi”

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Fundacion Bangassou

Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 07/01/21

La città di Bangassou, di cui è vescovo, conquistata da gruppi armati ribelli

Buon anno nuovo. Sono le parole più ascoltate in questi giorni, ma anche le prime tre che monsignor Juan José Aguirre, vescovo di Bangassou, nel sud-est della Repubblica Centroafricana, ha scritto alla fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).

Non sarebbe nulla di straordinario se non le avesse pronunciate il giorno dopo che la sua città era stata conquistata da gruppi armati ribelli. I combattimenti continuano in varie zone della città.

Agli altri augura quello che non hanno avuto né lui né il suo popolo, perché una coalizione ribelle, che accusa il Governo di aver manipolato le elezioni del 27 dicembre, ha attaccato varie città nelle ultime settimane, e attualmente controlla non solo Bangassou, ma gran parte del Paese.

Dio c’era, ma dormiva

Il 3 gennaio, i soldati del Governo hanno affrontato vari attacchi in città, finché il fuoco incrociato li ha lasciati senza munizioni e sono fuggiti. “Lasciando soli me e la mia gente, e Dio muto al nostro fianco”.

Il missionario afferma che nonostante tutto non si sente solo, anche se molti sono fuggiti in Congo, Paese vicino da cui li separa solo un fiume. “Nella notte più nera c’eri, ma eri addormentato”, dice monsignor Aguirre a quel Dio silenzioso ma presente.

“Abbiamo trascorso una notte tranquilla qui nella missione, in una calma tesa, ma un carro armato della Missione Unidimensionale Integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione nella Repubblica Centroafricana (MINUSCA, dalle iniziali in francese), composta da soldati marocchini, era nei paraggi”, ha aggiunto il religioso comboniano di origine spagnola.

La MINUSCA cerca di calmare gli animi con le sue pattuglie, e trasferisce forze armate, poliziotti e forze di sicurezza del Governo alla sua base in attesa della loro evacuazione.

I più vulnerabili, le prime vittime

La grande preoccupazione di monsignor Aguirre sono i bambini e gli anziani: “Ci sono stati bambini feriti da pallottole vaganti”. Bambini che fuggivano in Congo dagli attacchi e dagli incendi, ma sui quali “un proiettile è caduto come una spada di Damocle, senza che si sapesse da dove veniva. Perfino mentre fuggivano li ha raggiunti la violenza degli aggressori”, denuncia il vescovo.

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Monsignor Aguirre spera che i nuovi “padroni e re” del luogo non si accaniscano contro la popolazione.

Sono ormai anni che si susseguono violenza, morte e distruzione, cambiamenti al potere e intrighi per poter dominare un Paese molto ricco di minerali e risorse, ma con una popolazione immersa nella miseria.

Missione: portare tenerezza tra la violenza

I nuovi “re” di Bangassou menzionati dal vescovo sono una coalizione ribelle antigovernativa chiamata Coalizioni di Patrioti per il Cambiamento (CPC), composta da cinque signori della guerra che saccheggiano il Paese da anni.

Molti di loro sono stranieri di Niger, Ciad o Sudan. Fedele alla sua missione, il sacerdote non entra nelle questioni politiche, e desidera poter portare avanti la sua missione: “Come portare uno sguardo di tenerezza tra tanta violenza?”

Nella missione cattolica, una delle poche enclavi che resistono malgrado gli scontri e la violenza degli ultimi giorni, sono stati accolti dei bambini orfani: “Sono innocenti, li guardi negli occhi e non sanno nulla di ribelli, di mercenari, di lotte di potere… Sentono solo gli spari e le raffiche di mitra e si spaventano molto”.

La missione ha anche una casa di accoglienza per anziani in un’altra zona della città. Monsignor Aguirre è preoccupato per la situazione dei 50 anziani ospitati, molti dei quali affetti da demenza senile.

“I più vulnerabili pagano i piatti rotti. I nostri sacerdoti e le nostre religiose restano qui, ciascuno al suo posto, dando tutto, vivendo accanto alla gente in questi momenti di disordine”.

“Pregate per la pace”

“Ci sono molti traumi che vanno guariti. Cristo sofferente sta dietro ciascuno di loro. Pregate per la pace, pregate per noi e per il mio popolo”, chiede il presule.

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Dopo terribili guerre e lotte tra il Governo e molteplici gruppi di miliziani e mercenari tra il 2013 e il 2019 con massacri, violenze e saccheggi ai danni della popolazione civile, la Repubblica Centroafricana sembrava iniziare a trovare la calma nel 2020.

La speranza si è vista però stroncata: “Stavamo lavorando a tanti bei progetti di ricostruzione del Paese… ora dovremo ricominciarne molti”.

Quella di monsignor Aguirre non è però una semplice lamentela, perché aggiunge: “I tempi dell’uomo non sono i tempi di Dio!”

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Nel 2020, la fondazione ACS ha collaborato con 22 progetti in sei diocesi della Repubblica Centroafricana, soprattutto con aiuti alla sussistenza di sacerdoti e religiose e sostegno alla formazione di seminaristi.

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