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Cosa ho detto a mio figlio quando mi ha chiesto: “chi sono quelle ragazze?”

PROSTITUTE,

canon_photographer | Shutterstock

Semplici scatti - pubblicato il 21/01/21

La domanda mi martellava il cervello. "Mamma... chi sono?", e una risposta gliela dovevo. Dissi: "Tesoro mio, sai che fanno queste ragazze? Aspettano qualcuno che le porti via di qui perché loro non ci vogliono proprio stare; soffrono tantissimo perché sono lontane dalla loro mamma e dal loro papà"

di Francesca Centofanti

Da circa un anno e mezzo accompagno uno dei miei 4 figli, otto anni, a fare terapia in un quartiere vicino al mio. Per due volte la settimana percorriamo la stessa strada, una via che taglia la pineta; uno splendido tunnel di alberi che al solo passarci sotto, tutti i muscoli si distendono.

Arbres et ciel bleu
blew_s - Shutterstock

“Mamma chi sono quelle ragazze che stanno lì sedute vicino agli alberi?”

Non ci si stanca di respirare, di annusare, di riempirsi gli occhi di questo splendore… un vero splendore…

Mamma chi sono quelle ragazze che stanno lì sedute vicino agli alberi? Mamma hanno tutto di fuori!! Che fanno?

Bang!… Tutta la meraviglia svanisce e si frantuma in un puff.

E allora vorresti non respirare più, non annusare più e vorresti tapparti gli occhi e tappare pure quelli di tuo figlio così piccolo troppo piccolo, pensi, per essere sottoposto ad una violenza così grande.

E taci e non rispondi. Ma il tuo cuore riflette.

Chi sono? Che fanno? Perché stanno lì mezze nude a rovinarmi il paesaggio? Perché sorridono ai passanti mostrando il seno o altro, mettendomi in difficoltà davanti ad un bimbo così piccolo e indifeso?

Chi sono?


SUOR RITA GIARETTA

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“Mamma… chi sono?”

E questa domanda mi martella il cervello.

Mamma… chi sono?

E una risposta gliela devo.

RED SHOES,
coka | Shutterstock

Una risposta che lo soddisfi, non una di quelle tipo: «Quando sarai più grande lo capirai» o, peggio mi sento: «Stanno aspettando l’autobus» (“ma mia madre è scema? La gente mica aspetta l’autobus in mutande?”).

“Aspettano qualcuno che le riporti dalla mamma e dal papà”

Allora rovisto e spulcio dentro il mio cuore perché è da lì che vengono le risposte più sensate, quelle più vere, quelle che appagano. E mi accorgo che la risposta è lì pronta, da sempre:

Tesoro mio, sai che fanno queste ragazze? Aspettano qualcuno che le porti via di qui perché loro non ci vogliono proprio stare; soffrono tantissimo perché sono lontane dalla loro mamma e dal loro papà. Mamma voglio uscire da questa strada dell’inferno… Mamma però se ti fermi, un attimo, le portiamo a casa con noi.

Io lo farei, tesoro mio. Lo farei veramente perché sono loro le indifese, non tu figlio mio. Sono loro quelle che subiscono violenza, non tu amore della mamma.

Adesso quando passiamo per quella strada io e mio figlio preghiamo

Lo farei, angelo mio. Mi fermerei e le porterei a casa nostra.

Due volte a settimana, ancora, percorriamo la strada alberata, ma oramai del verde non ce ne frega più niente, perché tutto il tempo che ci mettiamo per attraversarla lo spendiamo in un altro modo: preghiamo affinché quelle ragazze possano tornare a riabbracciare presto la loro mamma e il loro papà.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA SEMPLICI SCATTI

Tags:
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