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Famiglia cattolica pakistana lotta contro la conversione forzata della figlia

Arzoo

© AED

Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 22/01/21

Il padre della 13enne Arzoo Raja parla ad Aiuto alla Chiesa che Soffre della lotta della sua famiglia

Una delle storie principali in Pakistan nel 2020 è stata quella di Arzoo Raja, una 13enne cattolica residente a Railway Colony, nella città del Pakistan meridionale di Karachi, presumibilmente rapita, convertita a forza all’islam e data in sposa al suo vicino musulmano 44enne Syed Ali Azhar.

I genitori di Arzoo dicono che è stata rapita nell’ottobre scorso mentre giocava fuori casa. Si sono rivolti all’Alta Corte Sindh, che ha dichiarato che il matrimonio è invalido e ha ordinato il suo trasferimento in una struttura di assistenza. Ali Azhar è stato arrestato, ma è stato poi liberato su cauzione.

Secondo il Centro per la Giustizia Sociale con base a Lahore, tra il 2013 e il novembre 2020 sono stati riportati sui media 162 casi di dubbie conversioni di ragazze minorenni. Molti altri non vengono affatto riportati. Raja Lal Masih, padre di Arzoo, ha parlato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) della sua lotta.

“Tutte e tre le mie figlie hanno servito come chierichette; Arzoo era la più giovane. Era appena entrata in seconda media. Devo ancora sottoporre alla Chiesa il modulo per ottenere gratis libri e articoli di cancelleria. Eravamo genitori lavoratori che cercavano di dare un futuro migliore ai propri figli”.


ZARISH NENO

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“Il 13 ottobre, dopo aver lasciato mia moglie nella scuola in cui lavorava come assistente, ho ricevuto una telefonata da un parente stretto che mi ha detto che Arzoo non si trovava. Dopo averla cercata abbiamo riempito il First Information Report alla stazione di polizia, dove lo staff ci ha fatti aspettare per ore. Tornati a casa, il nostro vicino ci ha detto che suo figlio Azhar aveva in qualche modo sposato nostra figlia, ma che era stato ‘per sbaglio’. La famiglia di Azhar ora minaccia apertamente di portare Arzoo via in modo permanente dalla sua famiglia”.

“Abbiamo chiamato immediatamente la polizia, che si è presa una bella tazza di tè a casa del vicino prima di chiederci di fornire il certificato di nascita e i documenti di Arzoo. Quella stessa sera, il poliziotto a cui erano state affidate le indagini mi ha detto che lei aveva accettato l’islam. Sono rimasto profondamente scosso”.

“Da allora siamo andati avanti e indietro tra i tribunali e la struttura in cui si trova. Abbiamo perso il lavoro. Abbiamo abbandonato la nostra casa per evitare le domande di amici e vicini. Un pastore protestante ci sta offrendo alloggio e aiuto legale. I giudici ascoltano solo il nostro avvocato e nostra figlia. È come se i genitori non esistessero. A un certo punto ho pensato di buttarmi dal secondo piano dell’Alta Corte di Sindh”.

“Alcuni ci consigliano di abbandonare il nostro avvocato musulmano, ma non possiamo rischiare. Un avvocato donna o cristiano non può gestire un caso di conversione forzata, non importa quanto sia intelligente o influente. Politici e personaggi di spicco ci hanno fatto visita, e stiamo ricevendo chiamate da attivisti che operano all’estero, ma nulla di tutto ciò ha un peso in tribunale. Il nostro avvocato musulmano affronta circa 50 avvocati dell’opposizione. Dei chierici, con grandi libri, citano hadith [detti profetici] ed esempi dei matrimoni dei profeti con ragazze minorenni”.

“Ogni sabato facciamo visita a nostra figlia nell’ostello. È confusa. Di fronte alla polizia dice di aver letto la kalma [la dichiarazione di fede islamica] e di essere ora musulmana. In tribunale insiste dicendo di aver sposato Ali Azhar di sua volontà e di avere 18 anni. Quando andiamo da lei, però, concorda sul fatto di tornare a casa. Dopo che ce ne andiamo, ci chiede tuttavia al telefono di organizzare un incontro con suo cognato musulmano. Le donne più anziane del centro le stanno facendo il lavaggio del cervello. Non è il posto per una bambina”.


Ramesh Bashir, Naz Bano, Bashir Emmanuel

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“Sempre più famiglie che affrontano conversioni forzate stanno ora prendendo la parola e condividendo le loro storie con i media, ma non siamo ricchi o potenti come i musulmani”.

“Questo Natale è stato come vivere nell’agonia. Siamo andati a Messa ma non c’erano gioia, spese o visite ai parenti. Una famiglia ha donato vestiti nuovi ai nostri figli. Uno sconosciuto ci ha poi chiamato minacciandoci per il fatto di aver presentato una denuncia contro Azhar. Ora ci copriamo la faccia prima di uscire. Mia moglie è diventata diabetica e soffre di ipertensione e di calcoli ai reni da quando è iniziata la tragedia. All’ostello non fa che piangere”.

“Sono disperato. Per favore, pregate per noi e per la nostra famiglia, e per mia figlia. Dio ascolti le nostre preghiere”.

ACS ha sostenuto regolarmente il lavoro della Commissione Nazionale per la Giustizia e la Pace dei vescovi cattolici, e sostiene la riabilitazione e la reintegrazione dei cristiani rilasciati dal carcere.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente da ACS ed è ripubblicato in questa sede per gentile concessione. Per conoscere meglio la missione di ACS in aiuto alla Chiesa sofferente, visitate il sito https://acs-italia.org/.

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