Diventato da poco il 46º inquilino della Casa Bianca, Joe Biden ha deciso di mandare un segnale forte fin dall’inizio del proprio quadriennio firmando una serie di decreti su – fra l’altro – clima e migranti. Uno di questi provvedimenti proibisce «ogni discriminazione sul posto di lavoro sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere», ed ha suscitato vive reazioni in seno all’episcopato americano. Di per sé il decreto intende autorizzare i trans a servire nell’esercito statunitense – cosa che era stata proibita dall’amministrazione di Donald Trump – ma per i vescovi la sua formulazione equivale a negare l’identità sessuata dell’uomo e della donna.
Ogni persona ha diritto a un impiego remunerato, all’istruzione e all’accesso a servizi – ha ricordato la Conferenza dei Vescovi degli Stati Uniti in un comunicato –: al di là di discriminazioni e ingiustizie. Questo diritto deve essere protetto. [Non per questo si deve] ignorare l’integrità della creazione, da parte di Dio, di due sessi complementari, l’uomo e la donna.
Per i vescovi, questo decreto
minaccia di violare i diritti delle persone che riconoscono la verità della differenza sessuale o che sostengono l’istituzione del matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna.
Secondo loro,
ciò può dare luogo a dispositivi legali che, ad esempio, erodano i diritti della coscienza in materia di cure sanitarie o di attività e spazi dedicati a ciascun sesso.

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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]