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Luce – di Giuseppe Signorin: «perché ne abbiamo bisogno più dell’aria»

GIUSEPPE, SIGNORIN, GEMME

Giuseppe Signorin

Paola Belletti - pubblicato il 02/02/21

Fatichiamo a respirare perché ci manca la luce più dell'aria. Ricominciamo con una gemma splendente: la luce che distrae o che inganna; la luce che mostra le macchie, la luce che ci rischiara la mente, a luce del divino, la luce che anticipa il Paradiso, la luce che ci nutre e ci prepara al Cielo.

For Her è la nostra casa di parole, dove ospitiamo storie, voci, persone, dolori; e quelli proviamo a consolarli perché abbiamo una speranza che non è nostra ma ci viene data, Deo gratias.

In questi ultimi tempi siamo tornate a guardare al nostro lavoro e ai nostri progetti in modo nuovo. Alt, niente toni patetici, niente accelerate mistiche, niente segni speciali.

Solo uno sguardo spinto in dentro, con più irruenza dritto in fondo alle cose. Ché le cose e le persone e le domande della vita, in questi mesi di prova condivisa e di inganni che le si sono avvinti intorno come piante parassite, ci sono venute addosso.

Per questo abbiamo ripreso a guardare con più attesa i rami secchi spogliati dall’inverno; più che pronti ad essere rivestiti con abiti interi sono lì che fremono, e proprio ora lasciano intendere la linfa che scorre, eccome, e il verde che vogliono esplodere di nuovo.

Gemme, dunque, nuove gemme di parole pronte a dire la vita più duramente di prima, con meno scuse, con più spigoli se necessario. Parole antiche, ma più verdi, arroganti come la primavera che quando arriva arriva ed esiste solo lei.

Per questo siamo quasi saltate sulla sedia appena Giuseppe Signorin ha accettato di offrirci la sua gemma e ha scelto la parola Luce. Giuseppe, insieme alla moglie Anita, è una firma nota e apprezzata che ospitiamo spesso sulle nostre pagine: è scrittore, curatore editoriale, blogger e chitarrista del duo-con-l’anello più famoso, i Mienmiuaif. A lui abbiamo chiesto la prima parola-gemma del 2021.

Non vi pare che ri-cominciare (in fondo febbraio ha appena salutato gennaio il quale sapeva ancora tanto di 2020) con la luce sia perfetto per noi che veniamo dal popolo della Bibbia, la quale si apre con la Genesi che al terzo versetto sbotta in un Sia la luce?

Ecco dunque la prima gemma di quest’anno.


SUOR, ELENA, RONDELLI

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di Giuseppe Signorin

La prima cosa che Dio dice nella Bibbia: «Sia la luce!».
Perché abbiamo bisogno della luce più che dell’aria, ma siamo puntati come robottini verso direzioni sbagliate.
Pensiamo che la luce giusta sia quella della scienza, ma basta aver guardato i virologi in tv nell’ultimo anno per capire che sì, un po’ di luce c’è, ma assomiglia di più alle lucette stroboscopiche delle discoteche, o delle sagre, quelle più aggressive, con gli anziani che ballano e a un certo punto non sai più che lucetta fissare.
Noi pensiamo che la luce sia quello che proviamo, che sentiamo dentro, ma anche in questo caso si tratta di lucette stroboscopiche, forse addirittura più psicotiche, se possibile, con cui siamo convinti di poter illuminare i nostri passi. Andrà tutto bene.
Viviamo in tempi troppo bui perché possano essere queste, o altre analoghe, le luci che ci servono.
È sempre più pieno di luci e vediamo sempre di meno.
No, la Luce è Cristo e quindi rimane un mistero, come i cinque misteri – chiamati appunto «luminosi» – di san Giovanni Paolo II nella nuova parte del Rosario che ha “inventato” lui stesso qualche decennio fa.
Il primo mistero è il Battesimo nel Giordano. Quindi l’umiltà di Cristo che si mette in fila come noi, ma allargando il significato al Battesimo che riceviamo quando entriamo nella Chiesa, la luce che salva è quella che rischiara le nostre macchie, fin dall’inizio. Le macchie sono zone scure e la luce le rende chiare. La Madonna, senza macchia, è tutta luce. Questa è la luce che ci salva e che quindi ci serve più dell’aria.
Il secondo mistero è quello più alcolico, alle Nozze di Cana, quando Cristo trasforma l’acqua in vino (su “suggerimento” di sua e nostra Madre) e rende manifesta la sua divinità. Luce quindi in grado di cambiare quello che ci circonda: perché Dio può. Noi da soli no, ma Dio può.

Luce del terzo mistero, l’annuncio del regno di Dio e quindi in qualche modo della Parola. Parola che illumina, luce che ci viene donata perché noi a nostra volta la doniamo. Luce come fiamma e spada tagliente, luce che svela i nostri pensieri neri e ci aiuta a “convertirli”, a farli andare per il verso giusto.
Luce del quarto mistero, la Trasfigurazione. Un anticipo di Paradiso, luogo tutto di luce, che qui possiamo intravvedere, percepire, soprattutto con la preghiera. Preghiera che è luce in grado di illuminarci all’interno, ma di agire anche all’esterno. La preghiera cristiana non è solo una tecnica di rilassamento: c’è Dio al nostro interno e Dio è Onnipotente.
E luce soprattutto del quinto mistero, l’Eucarestia, luce delle luci, l’infinitamente grande in un pezzettino di pane. Chi potrebbe vederlo? Quale virologo? E io gli voglio bene, ai virologi, e ai medici in generale, sono importantissimi, ma hanno bisogno anche loro della luce vera.


ANITA MIENMIUAIF ADORARTI

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