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Lo sharenting: quando i genitori “condividono” troppo dei loro figli

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Shutterstock | EpicStockMedia

Umberto Macchi - pubblicato il 09/02/21

La parola sharenting è un neologismo nato con la diffusione dei social media dall’unione della parola sharing (condivisione) e parenting (genitorialità). Lo sharenting, in breve, è l’eccessiva condivisione sui social media di immagini dei propri figli. Ricordi intimi, progressi nella crescita, momenti buffi o teneri, i papà e le mamme di oggi tendono a condividere proprio tutto dei figli, in maniera compulsiva e ripetitiva. Ma attenzione: la sovraesposizione di bambini e adolescenti sulle piattaforme digitali nasconde delle insidie.

Cosa c’è di male nella condivisione di immagini innocenti?

Il problema dello sharenting non sta nella condivisione in sé, ma nelle ripercussioni che la condivisione quasi ossessiva ha sul bambino. Le immagini dei bambini vengono condivise in rete prima ancora che questi sappiano parlare o camminare: un vero e proprio archivio storico digitale alla mercé di chiunque. Genitori, insegnanti e altri caregiver pubblicano, trasmettono e memorizzano dati digitali sui bambini e sugli adolescenti, mettendone a rischio le potenzialità attuali e future, così come la loro capacità di sviluppare il proprio senso di sé. A livello legale, inoltre, questa è una vera e propria violazione della privacy, e una pratica lesiva della sua individualità. Una volta adolescenti, questi ex bambini si trovano a dover fare i conti con una serie di contenuti che li riguardano, di cui probabilmente non erano neanche a conoscenza.

Sovraesporre i bambini, abbattendo la barriera tra pubblico e privato e offrendo a una moltitudine di sconosciuti le loro emozioni e le loro esperienze, significa minare il loro sviluppo, ma non solo: una volta cresciuti, questi bambini possano non gradire la loro precedente esposizione mediatica. I genitori dovrebbero rispettare i confini riguardo a quali tipi di post possono essere condivisi, con che frequenza e con chi. Inoltre, dovrebbero chiedere il permesso ai loro figli, prima di pubblicare contenuti che li riguardano. In Italia e nel mondo non mancano infatti i casi in cui ragazzi e ragazze si sono rivolti ai tribunali per obbligare i propri genitori a rimuovere le foto pubblicate sui social.


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Uso improprio delle immagini: i rischi sottovalutati

Lo sharenting dà vita anche a serie problematiche legate alla sicurezza del bambino. Quando pubblicano online, mamma e papà sono spesso poco consapevoli di quali e quante informazioni si condividono né di chi possa essere interessato a quei dati, con che fini e quali possano essere le conseguenze. La condivisione sul web di una foto, infatti, può diventare virale e sfuggire al controllo dei genitori, diventando persino, nei casi peggiori, materiale pedopornografico o può innescare dinamiche di grooming (l’adescamento in rete). La metà delle foto trovate nei database dei pedofili gliele forniamo noi grazie a chat, social, forum. Non solo, anche il cyberbullismo è un grosso rischio: per esempio, le foto buffe del figlio possono essere usate dai cyberbulli per bullizzarlo e prenderlo in giro.

Cosa dovrebbero fare i genitori? Alcuni consigli

I genitori dovrebbero utilizzare le piattaforme digitali con più consapevolezza e conoscere i principi giuridici fondamentali e le politiche sulla privacy dei siti in cui condividono le informazioni; dovrebbero condividere la posizione geografica o il nome completo dei propri figli con estrema cautela; non dovrebbero condividere informazioni sui problemi di salute dei propri figli; dovrebbero far decidere ai propri figli adolescenti cosa pubblicare e cosa no; non dovrebbero condividere foto intime dei propri figli. Il sito sharenting.it vi aiuta ad approfondire l’argomento, offrendo anche consigli utilissimi.

Condividere foto sì, ma con criterio

Ai genitori non si chiede di non condividere foto dei propri bambini, ma semplicemente di farlo con criterio, valutando i pro e i contro connessi a ogni condivisione. Le conseguenze della condivisione di una foto, gesto immediato e a prima vista innocuo, possono essere molto gravi. Evitare lo sharenting, quindi, significa prima di tutto riflettere sulle proprie azioni: non c’è nulla di sbagliato nel condividere con gli altri un’immagine online, ma bisogna farlo con criterio. Cerchiamo piuttosto di riavvicinarci al significato cristiano di condivisione. I momenti belli vanno condivisi nel “qui e ora”, con le persone che amiamo e con cui li stiamo vivendo nel presente e nella realtà.




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