«Il vomitare chiodi, ferro e grovigli di fili spinati e i casi di levitazione a cui ho assistito durante gli esorcismi sembrano un segno evidente anche all’esorcista più razionale. E io mantengo in genere una buona razionalità: non ho scelto questo servizio. Non lo avrei mai chiesto». A parlare è in un’Intervista esclusiva al portale Idea Web.tv (12 febbraio), il parroco esorcista della Diocesi di Alba.
“Paura? Mai”
«Mi capita di sussultare davanti a reazioni improvvise della persona per cui sto pregando. Ma paura, no. E pensare che non sono particolarmente coraggioso», dice l’esorcista, che vuole mantenere l’anonimato sul nome.
Come avviene il rituale dell’esorcismo
Il sacerdote spiega come avviene un esorcismo, una volta appurato che quella persona che gli viene sottoposta, sia veramente vessata da demonio e non soffre di disagio psichico.
«Di per sé si tratta di un atto liturgico, una antica forma di preghiera. Si inizia con l’accoglienza della persona, sempre accompagnata da qualcuno, e con il segno di croce. Seguono le litanie dedicate a Maria e ai Santi, si pregano alcuni salmi, si ascolta il Vangelo. Segue un’imposizione delle mani e un’invocazione a Dio, si rinnovano le promesse del Battesimo dove si chiede alla persona di rinunciare a Satana, al male e a ogni forma di occultismo. Segue la professione di fede della persona attraverso il “Credo”. A questo punto si entra nel vivo dell’esorcismo».
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Le due grandi preghiere
L’esorcista spiega che «è composto da due grandi preghiere: una parte invocativa in cui chiedo a Dio di spezzare i legami con il male, nella quale solitamente vado a braccio, e una parte imperativa in cui mi rivolgo direttamente a Satana e gli ordino di andarsene. Questa è la parte di maggior sofferenza per la persona, se il suo malessere è di carattere spirituale, perché avviene un confronto diretto con la forza che lo disturba».