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Eduardo Verástegui: “Mi piacerebbe interpretare San Francesco d’Assisi”

EDUARDO VERASTEGUI

fot. archiwum prywatne

Jesús V. Picón - pubblicato il 18/02/21

Intervista esclusiva all'attore messicano, che ci ha parlato di chi è e dei suoi progetti più personali

“Mi piacerebbe dar vita a eroi messicani che la gente non conosce, e che all’improvviso, con un film, potremmo rendere noti. Come Messicano, ho un impegno nei confronti del mio Paese, e quindi voglio che i giovani messicani vedano gli eroi anonimi del nostro Paese che non sono conosciuti ma senza il cui operato non saremmo oggi dove siamo”.

In questa intervista esclusiva rilasciata ad Aleteia, Eduardo Verástegui ha parlato di questo e altro, dal crimine della pederastia e da quello che sta facendo per combatterla ai suoi due prossimi progetti cinematografici.

Eduardo, grazie di cuore per averci concesso questa intervista per la versione spagnola di Aleteia.

Grazie, Jesús, è un piacere stare con te.

La versione migliore della mia persona

Come ti definisci? Chi è Eduardo Verástegui?

Uh, che bella domanda! Come prima cosa posso dirti che per Grazia di Dio sono un figlio di Dio; per Grazia di Dio sono cattolico; grazie a Dio sono Messicano; tamaulipeco [dello Stato messicano di Taumalipas, n.d.t.], sognatore, testardo, ribelle, distruttivo. Ma sempre con il desiderio, con il sogno, con la buona volontà di fare cosa gradita a Dio in tutto, e di servire il mio prossimo, facendo tutto ciò che posso per rendere questo mondo un luogo migliore.

Vivo una lotta costante, la mia priorità è diventare la versione migliore della mia persona, raggiungere il mio massimo potenziale. Cosa vuol dire questo? Diventare il figlio di Dio che egli vuole che sia. È un lavoro quotidiano, che non termina fino alla morte. Sono compiti da svolgere attraverso discipline spirituali per poter raggiungere la santità a cui Dio ci chiama. Siamo chiamati ad essere santi!

E tutto questo lo riassumo in un’unica frase: sono un figlio di Dio che vuole stare con Lui in Cielo. Per poter arrivare in Cielo devo essere santo, e l’unico modo per raggiungere la santità è una vita sacramentale. Una vita di preghiera, meditazione, contemplazione, servizio agli altri.

Mi trovo qui; mi trovo in questo processo, fratello mio. Prega molto per me e io pregherò per te, per poter raggiungere questo obiettivo.

Grazie, Eduardo. Quali sono le capacità e i talenti che Dio ti ha dato?

È difficile analizzare se stessi, guardarsi allo specchio e riconoscere obiettivamente, e soprattutto identificare, i talenti che si hanno, e anche i difetti, perché è importante conoscersi bene; come diceva Aristotele, “Conosci te stesso”.

La conquista più grande è quella di se stessi, ma non ci si può conquistare se non ci si conosce. Per questo bisogna conoscere i propri punti deboli, per vedere in che modo si possa crescere nella virtù. Alla fine della giornata è quella la meta, diventare una persona virtuosa.

Credo che una delle caratteristiche che ho è il fatto di essere molto perseverante, forse perché sono molto testardo, e quindi non mi arrendo facilmente. Mi piace imparare continuamente: sto cercando di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno in settori che non conosco. Mi piace buttarmi su cose di cui non ho alcuna idea, e nuotare in quelle acque per imparare qualcosa che sono certo che mi servirà in qualche momento della vita.

Nel campo dell’arte mi sono state date la facilità e la capacità di produrre pellicole indipendenti, il che è molto difficile perché si va controcorrente, non si ha l’infrastruttura dello studio delle grandi imprese, che contano su un fondo di investimento destinato a produrre una serie di film, una serie di contenuti annuali, perché è più facile realizzare progetti in serie che un unico film indipendente, in cui si deve davvero creare tutto con la propria squadra, dal fatto di trovare la storia allo sviluppo della sceneggiatura, all’ottenimento dei fondi…

Bisogna raccogliere fondi attraverso prestiti o investitori, bussando sempre alla porta, e cercando di produrre senza superare il budget, il che è molto difficile perché ci sono tanti fattori, si hanno 200 persone su un set, e se qualcuno si ammala si è già sforato il budget. Se si ammala il protagonista, o se arriva una tempesta in quel giorno e si devono sospendere le riprese per uno o due giorni, il budget inizia a tremare.

È quindi molto difficile, ma è anche appassionante. Ho lo stomaco per farlo, perché bisogna avere uno stomaco speciale; è molto facile collassare quando ci si vedono davanti la tempesta e 200 persone, con tutti i responsabili dei vari dipartimenti che ti chiamano per dirti che è successo questo o quello. Bisogna risolvere continuamente dei problemi.

Credo quindi che debba essere un talento il fatto di sapersi tranquillizzare, di non perdere la calma, e soprattutto di mantenere per tutto il tempo uno spirito di speranza e ottimismo: “Andrà tutto bene, non preoccupatevi”. Se sta crollando tutto, bisogna mantenere la stabilità emotiva in tutta la squadra.

Dio mi ha dato la capacità di fare ciò che mi piace, quello che mi appassiona, ma soprattutto mi ha aiutato ad arrivare a quello che sto dicendo ora. Perché prima non facevo il produttore; lavoravo nell’ambiente artistico, ma la mia missione nella vita non era “Farò di questo mondo un luogo migliore attraverso l’arte”; quando mi alzavo al mattino non era questa la meta, non perché non volevo che lo fosse, ma semplicemente per ignoranza; non sapevo quale fosse il proposito della mia vita. Pensavo che questo proposito fosse semplicemente essere felice, e per essere felice credevo servissero e bastassero la fama, il denaro e il mio lavoro come attore.

Dieci anni così, ma mi sono reso conto che non bastava, perché anche se ero arrivato sulla cima del mio monte e molti miei progetti avevano avuto successo, internamente non mi sentivo una persona di successo. Mi sentivo vuoto! Che grande conflitto! Da fuori sembrava che tutto brillasse, mentre dentro era tutto buio.

La strage degli innocenti

Pensando alle tue aspirazioni, qual è il ruolo dei tuoi sogni, il ruolo che vorresti o ti manca di interpretare? E qual è il film che non hai ancora prodotto?

Inizierò dalla seconda parte della domanda. Un film del quale abbiamo già la sceneggiatura, che mi appassiona moltissimo e che per me è davvero importante per molte ragioni è la storia della Strage degli Innocenti, ovvero la storia di quando la Vergine Maria fugge in Egitto con San Giuseppe e il piccolo Gesù. È tutta quell’avventura che nella Bibbia non riusciamo a vedere in modo dettagliato, perché ci sono ben poche informazioni.

Erode, uno dei personaggi più potenti dell’epoca, umanamente parlando, si sente minacciato perché gli hanno detto che è nato il Messia, e lui vuole essere un re eterno. E cosa succede? Quello che sappiamo, perché ce lo rivela la Bibbia, è che Erode fa uccidere tutti i bambini di meno di due anni nella regione. Vediamo poi che a Giuseppe appare un angelo in sogno e gli dice di prendere Maria e suo Figlio e di fuggire in Egitto. E questo è tutto ciò che sappiamo.

C’è però una licenza cinematografica che ci permette di riempire gli spazi che non sono rivelati nella misura in cui non si contraddice il Vangelo. Ed è quello che abbiamo fatto.

La storia è venuta benissimo! Vediamo una Vergine Maria giovane, ovviamente un’adolescente; la Tradizione ci dice che era molto giovane quando ha dato alla luce Gesù nostro Signore. E allora immagina, vedere una ragazza adolescente decisa, forte, virtuosa, piena di Grazia! Cammina e la terra trema; con il suo sguardo scioglie chiunque si trovi davanti. Vedremo come fuggiranno.


EDUARDO VERASTEGUI

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Si ci pensi, era davvero impossibile fuggire; noi che abbiamo fede, però, sappiamo che Dio interviene. Ma se volessimo raccontare la storia dal punto di vista umano, in base alla logica, com’è stato possibile sfuggire? Ed è lì l’aspetto interessante di questo film che vogliamo girare nella valle di Guadalupe, in Messico, il prossimo anno.

È un film, una sfida molto grande; una pellicola grandiosa. È molto importante, difficile da raccontare, perché ci sono così poche cose rivelate… E allora abbiamo pregato per anni perché la sceneggiatura potesse essere centrata su ciò che è biblico e perché in quello che non lo è si sentisse che si stanno quasi leggendo quegli eventi nella Bibbia. Abbiamo molti consulenti, teologi, che ci hanno aiutato moltissimo, e credo che questo sia il film più grande e più ambizioso che Dio mi permetterà di produrre.

In seguito vedrò cosa ci rivela Dio; magari mi chiede un’altra cosa, o forse la seconda parte di questa storia, non lo so. Ma quello che abbiamo qui, che possiamo palpare, annusare e leggere è il film María, Madre de Dios; si chiamerà così. Credo che sia il progetto più ambizioso che stiamo per intraprendere; penso che per febbraio dell’anno prossimo saremo in fase di pre-produzione, per girare a luglio. Il progetto è questo.

Quanto alla prima parte della domanda che mi hai posto, mi piacerebbe interpretare San Francesco d’Assisi, un santo che ammiro moltissimo. In realtà ci sono molti personaggi che mi piacerebbe interpretare, che sono veri eroi, e sono certo che quando le persone vedranno la loro storia sugli schermi usciranno ispirate e vorranno imitare questi personaggi che hanno fatto di questo mondo un posto migliore. Ce ne sono moltissimi.

Mi piacerebbe dar vita a eroi messicani che la gente non conosce, e che all’improvviso, con un film, potremmo rendere noti. Come Messicano, ho un impegno nei confronti del mio Paese, e quindi voglio che i giovani messicani vedano gli eroi anonimi del nostro Paese che non sono conosciuti ma senza il cui operato non saremmo oggi dove siamo. E ci sono molti eroi di questo tipo! Vorrei portare sullo schermo, con serie, film o cortometraggi, un contenuto constante con un potenziale di impatto elevato, non solo per intrattenere, ma per fare la differenza nella nostra società.

L’arte ha il potenziale di trasformare la vita nel bene o nel male, per sempre, in base all’intenzione. E la nostra è quella di guarire le ferite di questo mondo ed elevare l’intelletto del pubblico verso ciò che è buono, bello e vero.

Nella Passione sei riflesso un po’ in tutti i personaggi

Nella Passione di nostro Signore Gesù Cristo chi sei, tu, Eduardo? Forse Longino?

Mi identifico un po’ con tutti. Ad esempio, sono irascibile, e vedo che lo è anche Pietro, ma lotta contro se stesso per poter migliorare in quell’aspetto, e Dio permette quelle cose per riportarti a terra quando voli molto in alto da un lato, dall’altro ti fa vedere le tue debolezze e ti rimette al tuo posto. Direi che sono un po’ di tutti i personaggi della Passione, perché quando tradiamo Gesù esce il Giuda che portiamo dentro, quando chiediamo perdono esce Pietro, e quando ci sentiamo molto fedeli e siamo pieni d’amore esce San Giovanni. E quando per paura ci laviamo le mani esce un po’ di Pilato.

È incredibile vedere perché Dio ci racconta tutte queste storie; lo fa perché sei riflesso un po’ in tutti i personaggi, che non sono di finzione. Perché le parabole sono parabole, ma i i personaggi sono reali.

A volte le umiliazioni che puoi ricevere nella vita, se ben affrontate, sono iniezioni di antibiotico contro la superbia e la vanità, e in questo modo si può giungere all’umiltà, una virtù molto potente che non ci rendiamo conto di avere, perché se crediamo di averla l’abbiamo già persa. L’unico che può giudicarla è Dio, e neanche noi possiamo dire di un’altra persona “Guarda quanto è umile”, perché non sappiamo cosa c’è nel suo cuore o quale sia la sua intenzione.

Quello che possiamo e dobbiamo fare è chiedere a Dio la Grazia dell’umiltà, la purezza del cuore, che purifichi le nostre intenzioni. E possiamo chiederglielo tutti i giorni, perché in due secondi si macchia l’anima con un pensiero o uno sguardo, e già è entrato il nemico che getta agitazione mentre si dorme.

Se invochiamo costantemente Dio, chiediamo sempre la Sua Grazia e ci sosteniamo sui sacramenti, sulla preghiera e sul Rosario, però, siamo equipaggiati, siamo soldati di Dio.

Fondamentalmente, bisogna essere sempre consapevoli del fatto che ci stiamo giocando l’eternità, e non sappiamo in che momento busseranno alla porta – nessuno ci garantisce che vivremo cent’anni. Al giorno credo che muoiano più di 300.000 persone, di tutte le età; un giorno faremo parte di quelle 300.000. E allora, ripeto, quel giorno dobbiamo trovarci in stato di Grazia e camminare verso Dio.

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