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Joseph Ratzinger: Don Giussani ha attraversato “valli oscure”

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Composition | © Archivio CL / F.B | Ki Price / eyevine/EAST NEWS

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/02/21

Un libro di monsignor Negri celebra l’anniversario della scomparsa del fondatore di Comunione e Liberazione. Al suo interno c’è una interessante omelia del futuro Papa Benedetto XVI su Don Giussani

Le “valli oscure” attraversate da Don Luigi Giussani, spiegate da Joseph Ratzinger. Durante la celebrazione delle esequie di Giussani, il 24 febbraio 2005 al Duomo di Milano, l’allora cardinale Ratzinger tratteggiava un ritratto del fondatore di Comunione e Liberazione “senza censure”.

Questa omelia è ripresa nel libro di Monsignor Luigi Negri dal titolo “Con Giussani. La storia & il presente di un incontro” (Edizioni Ares).Quello di Negri, è uno dei due libri che Ares ha pubblicato in occasione del quindicesimo anniversario della scomparsa di Don Giussani. (l’altro è “Luigi Giussani – Comunione e Liberazione & oltre” di Robi Ronza).

Il cristianesimo è una storia d’amore

In appendice al volume di Monsignor Negri, è riportato il testo di questa interessante omelia di Ratzinger. «Don Giussani – spiegava l’allora cardinale tedesco – ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo che il Cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il Cristianesimo è un incontro; una storia d’amore; è un avvenimento».

«Questo innamoramento in Cristo – proseguiva Benedetto XVI – questa storia di amore che è tutta la sua vita, era tuttavia lontana da ogni entusiasmo leggero, da ogni romanticismo vago. Vedendo Cristo, realmente, ha saputo che incontrare Cristo vuol dire seguire Cristo. Questo incontro è una strada, un cammino».

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Edizioni Ares | Aleteia

“Non voleva essere un padrone”

Don Giussani – era il pensiero di Ratzinger – «realmente voleva non avere per sé la vita, ma ha dato la vita, e proprio così ha trovato la vita non solo per sé, ma per tanti altri. Ha realizzato quanto abbiamo sentito nel Vangelo: non voleva essere un padrone, voleva servire, era un fedele “servitore del Vangelo”».

Questa centralità di Cristo nella sua vita, «gli ha dato anche il dono del discernimento, di decifrare in modo giusto i segni dei tempi in un tempo difficile, pieno di tentazioni e di errori, come sappiamo».

Cardinal Joseph Ratzinger
Mgr Joseph Ratzinger © Grzegorz Jakubowski/GettyImages
Cardinal Joseph Ratzinger, 72, is the vice-dean of the College of Cardinals and was once archbishop of Munich. Known as "the Panzer Cardinal," the conservative Ratzinger is powerful in the Vatican but may be too close to the pope for the cardinals' taste. While there is no official talk at the Vatican about who will succeed the ailing Pope John Paul II, several potential candidates have emerged--including Ratzinger. (Photo by Grzegorz Galazka/Getty Images)

La tentazione del moralismo

Il futuro Benedetto XVI alludeva «agli anni ‘68 e seguenti: un primo gruppo dei suoi era andato in Brasile e qui si trovò a confronto con la povertà estrema, con la miseria. Che cosa fare? Come rispondere? E la tentazione fu grande di dire: adesso dobbiamo, per il momento, prescindere da Cristo, prescindere da Dio, perché ci sono urgenze più pressanti. Dobbiamo prima cominciare a cambiare le strutture, le cose esterne, dobbiamo prima migliorare la terra, poi possiamo ritrovare anche il cielo. Era la tentazione grande di quel momento di trasformare il cristianesimo in un moralismo, il moralismo in una politica, di sostituire il credere con il fare».




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La risposta cristiana di Giussani

Invece Monsignor Giussani, «con la sua fede imperterrita e immancabile, ha saputo che, anche in questa situazione, Cristo e l’incontro con lui rimane centrale, perché chi non dà Dio, dà troppo poco e chi non dà Dio, chi non fa trovare Dio nel volto di Cristo, non costruisce, ma distrugge, perché fa perdere l’azione umana in dogmatismi ideologici e falsi».

Don Giussani, invece, «ha conservato la centralità di Cristo e proprio così ha aiutato con le opere sociali».




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La diffidenza della Chiesa

Secondo Ratzinger, Giussani, «nella forza della fede, ha attraversato, imperterrito queste valli oscure e naturalmente, con la novità che portava con sé, aveva anche difficoltà di collocazione all’interno della Chiesa. Sempre se lo Spirito Santo, secondo i bisogni dei tempi, crea il nuovo, che in realtà è il ritorno alle origini, è difficile orientarsi e trovare l’insieme pacifico della grande comunione della Chiesa universale».

LUIGI GIUSSANI
Luigi Giussani/agefotostock/East News
Don Giussani.

Comunione e Liberazione

Con le sue fondazioni, infine, « ha anche interpretato di nuovo il mistero della Chiesa. Comunione e Liberazione, ha detto Benedetto XVI «ci fa subito pensare a questa scoperta propria dell’epoca moderna, la libertà, e ci fa pensare anche alla parola di sant’Ambrogio “ubi fides est libertas”.




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La presenza di Gesù nella malattia

Nella ultima tappa della sua vita, «don Giussani ha dovuto attraversare la valle oscura della malattia, dell’infermità, del dolore, della sofferenza, ma anche qui, il suo sguardo era fisso su Gesù – ha sottolineato Ratzinger – e così rimase vero in tutta la sofferenza».

Vedendo Gesù, «poteva gioire era presente la gioia del Risorto, che anche nella passione è il Risorto e ci dà la vera luce e la gioia, e sapeva che – come dice il Salmo – anche attraversando questa valle, “non temo alcun male perché so che tu sei con me e abiterò nella casa del Padre” (cfr. Sal 23,4.6). Questa era la sua grande forza: sapere che “tu sei con me”».




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